Una delle riflessioni del poeta portoghese Fernando Pessoa che colpiscono maggiormente l’immaginazione è quella in cui afferma che l’esistenza stessa, altro non sia che un viaggio, un lungo cammino che al limite si può percorrere anche da fermi. Il nostro corpo viene, dal poeta, paragonato ad un treno. In effetti non occorre essere Ulisse per vivere un percorso che potrebbe essere paragonabile ad una odissea. Quel mitico viaggio rappresenta l’esistenza di ogni uomo e il suo destino che trasporta ogni persona come fosse in balia degli elementi fra cui ognuno si deve destreggiare. Ogni essere vivente dopo varie vicissitudini è come se venisse trasportato in vari approdi a volte previsti e talvolta imprevisti. Dalla nascita alla morte la vita non è altro che un viaggio che può sembrare talvolta anche un naufragio perché non sempre giungiamo dove si era preventivato.
Per Friedrich Nietzsche la figura del viandante rappresenta il nomadismo del pensiero. Anche per Giacomo Leopardi il viaggio rappresenta il percorso della vita e utilizza fantastiche figure esemplari come ad esempio l’immagine di un pastore errante. Abbiamo sempre dei compagni di strada che talvolta possiamo perdere di vista. Ogni porto può implicare dei pericoli che ci possono anche arricchire di esperienze, oppure subiamo il fascino di mete o di personaggi che possono essere inquietanti come ben illustra lo scrittore Carlo Lorenzini in arte Collodi con la sua immaginifica marionetta che rischia di smarrirsi più volte, nel suo lungo percorso ed in un’occasione viene travolto negativamente insieme all’amico “tentatore” Lucignolo dal nome evocativo.
Anche Pinocchio, che in vernacolo fiorentino significa pinolo, non viene chiamato in tal modo a caso da Collodi. Difatti il piccolo frutto del pino rappresenterebbe la dura scorza del corpo mortale che racchiude al suo interno, ben nascosta, una candida e tenera anima. Una interpretazione con accenni quasi di tipo gnostico. Le avventure di questa marionetta, rappresentano l’allegoria di un moderno Ulisse anche se mascherato dietro una novella per bambini. La ricerca di ogni lungo viaggio spirituale è sempre quella di una Itaca ideale, di una patria immaginaria di cui tutti sentono perennemente la nostalgia. Viviamo con una nostalgia riposta e occultata di un’isola archetipica che chiamiamo casa, una dimora metafisica, la residenza definitiva. Il timore è che forse questa Itaca, altro non sia che, analogamente a quella del fantastico mondo di Peter Pan, forse l’isola che non c’è o meglio il frutto del nostro immaginario. Lo scrittore inglese J.M. Barrie forse l’ha concepita dopo un’analoga riflessione.
Invece, il francese Louis Ferdinand Céline, descrive questa odissea in modo stringato, crudo e, se vogliamo, più tragico e amaro: “La vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte”. Anche ogni pellegrinaggio è un’allegoria del percorso spirituale, che ogni essere vivente compie durante ogni esistenza il cui scopo sembra essere unicamente il lungo percorso più che la meta. Una visione che la corrente del vitalismo intendeva essere l’unico scopo di ogni esistenza, conoscere e “sentire” perché questi poeti vedevano la spiritualità in ogni manifestazione della vita. Ogni viaggio non è altro che l’attraversamento di uno spazio per il compimento di una missione che ogni uomo deve compiere, similmente a quei salmoni che dal mare risalgono affannosamente la corrente per adempiere ad un destino che è l’unico scopo della loro breve esistenza.
Eppure anche loro sono guidati da una mano invisibile in un’avventura apparentemente irrazionale e priva di senso che invece nasconde il vero misterioso scopo dell’universo. Quel testimone che ognuno desidera passare ad un altro nonostante ne ignori la vera ragione e il fine. Alcuni hanno accettato la vita, quasi ironicamente, come una rappresentazione. Riportano che Augusto prima di morire abbia mormorato: “Lo spettacolo è finito, applaudite”, frase che usavano dire i commedianti alla fine della rappresentazione. Ignoriamo se l’avesse detta veramente, però è stata tramandata come simbolica.