Dark Mode Light Mode

Intervista allo scrittore e saggista Sebastiano Fusco

Sebastiano Fusco è considerato uno dei maggiori esperti di dottrine ermetiche in Italia. Autore di differenti libri in tema con lo pseudonimo di Jorg Sabellicus, si è distinto soprattutto con l’aver introdotto in Italia la lettura di uno dei massimi scrittori statunitensi del ‘900: H.P. Lovecraft. In procinto di pubblicare la sua ennesima preziosa opera in una nuova versione, rilascia un intervista rispondendo e chiarificando alcuni quesiti che nascono dalla opera in nero che l’adepto si accinge a percorrere.

Sign. Fusco, ultimamente ha pubblicato un libro di estremo interesse dal titolo “I tarocchi della Golden Dawn”. Secondo lei al giorno d’oggi è possibile una forma di meditazione occidentale grazie al supporto dei 22 arcani?

I Tarocchi oggi sono considerati semplicemente un metodo di divinazione, derivato da un vecchio gioco di carte. In realtà, non è così. Secondo la tradizione magica, avevano una duplice funzione. La prima era quella dottrinale, nel senso che la sequenza delle carte (Arcani maggiori, figure, semi) fornivano, a chi sapeva spiegarli, una serie di concetti visuali che si traducevano in insegnamenti in grado di calarsi nel profondo ed incidersi nella consapevolezza emotiva. Alla base, c’è la considerazione che noi abbiamo due modi di pensare. Uno è il modo discorsivo, elaborato dall’emisfero sinistro del cervello, l’altro è il modo imaginale, elaborato dall’emisfero destro. Nel primo modo, pensiamo per parole, come se conducessimo un discorso interiore; nel secondo, pensiamo per immagini elaborando non parole ma figure. Il primo modo regola il ragionamento, il secondo l’emotività. Quest’ultima è ciò che, a livello interiore, è efficace in magia, in quanto è ciò che scalda lo spirito, mentre il semplice ragionamento lo mantiene freddo. Senza un calore interiore che accenda la nostra brama, non si consegue nulla a livello di progresso spirituale. Quello che porta a risultati, non è la dottrina conseguita con l’emisfero sinistro, ma l’emozione derivante da ciò che si è appreso, che si consegue con l’emisfero destro. Per questo, l’operazione spirituale imprescindibile degli alchimisti per proseguire l’iter iniziatico si chiamava “trasporto del senso di sé nel cuore”. E per questo, per i kabbalisti, Tipheret, che è la sephira del cuore, è posta al centro dell’Albero della Vita, e senza passare attraverso di essa non si può accedere a Kether, la soglia del divino. È un concetto che ha infinite trasposizioni, in tutte le epoche e in tutte le scuole iniziatiche, dagli “heroici furori” di Giordano Bruno, all’estasi dionisiaca dei misteri antichi. Il modo più efficace per conseguire uno stato spirituale del genere, è la meditazione su immagini simboliche, accoppiata ad altri accorgimenti (danza estatica, specifiche stimolazioni auditive e altre cose del genere, comprese le cosiddette “acque corrosive”, ovvero droghe e sesso). Per questo, la prima cosa che si insegna a chi si imbarca in quest’opera, è la meditazione sui simboli, destinata a convogliare emozioni specifiche con la guida di un maestro. Le varie scuole iniziatiche, dalla Kabbalah allo Zen all’Alchimia, hanno tutte le loro immagini simboliche adatte a questo scopo. Io stesso, in uno dei miei ultimi libri, ho illustrato un metodo del genere basato su tavole simboliche realizzate in ambito Rosacroce. I Tarocchi, nella loro funzione iniziale, rispondono perfettamente al compito di fornire l’idonea dottrina accompagnata da immagini simboliche estremamente suggestive su cui compiere le richieste operazioni di concentrazione, meditazione e contemplazione. Sono assai adatte al modo moderno, a mio parere ancora più dei simboli Zen o delle lettere ebraiche usate nella Kabbalah perché più rispondenti a una cultura come la nostra, adusa come nessun’altra nella storia alle stimolazioni puramente visive. Il problema è che, per adoperarli con efficacia, occorre la guida di un maestro esperto nei metodi operativi. Leggere un manuale, per quanto esauriente, non basta.

Lovecraft: è davvero così attuale il suo messaggio per l’occidente?

Non c’è scrittore che sia altrettanto attuale perché con la sua sensibilità esasperata è riuscito a individuare le angosce fondamentali non soltanto del mondo d’oggi ma di tutte le epoche, in quanto derivanti dalla stessa essenza psico-somatica dall’essere umano. Ad esse ha fornito la consistenza di divinità per esprimere il concetto che la loro voce è ineludibile e insopprimibile, e la pretesa di lottare con esse soltanto sul piano umano è fallace e conduce alla fuga da tutto o alla follìa (che sono la stessa cosa). Così, per esempio, Azathoth è allegoria dell’inutilità di cercare un ordine supremo nell’universo con la sola ragione umana, perché la struttura del Cosmo si basa su una logica che umana non è, e quindi al nostro intelletto appare come caotica, incomprensibile ed inesprimibile. Cthulhu è l’espressione di una volontà di potenza costantemente delusa, repressa e confinata negli abissi dell’anima, ma pronta ad esplodere quando circostanze indipendenti da noi (gli “allineamenti” delle stelle…) glielo consentiranno. Yog-Sothoth è simbolo dell’empia spirazione all’onniscienza e dell’ingannevole pretesa che essa possa essere conseguita perseguendo le “scienze esatte” in un universo che è tutto fuorché “esatto”, come del resto ci dice la stessa fisica quantistica. Shub-Niggurath esprime la dissacrazione della sessualità (il caprone dalla progenie infinita) che nella società umana infetta la più alta delle facoltà concesse all’uomo, ovvero la possibilità di creare, tramite l’atto generativo, altre repliche dell’uomo, e dunque di Dio stesso, di cui l’uomo è “immagine e somiglianza”. Potrei continuare a lungo, ma scriverei un trattato. Spero comunque di aver chiarito il concetto.

La magia cerimoniale nasconde dei pericoli non comuni. Nonostante una vasta bibliografia, non e’ consigliabile sempre una guida?

La magia cerimoniale non va praticata da alcuno che non sappia che cosa sta facendo. Lo psichismo umano è qualcosa che procede in un delicato equilibrio, e si fa presto a squinternarlo con esiti esiziali per la mente, specie se si fa uso sconsiderato delle “acque corrosive”. Per chiarire, cito uno dei caveat che si trova spesso nei grimori (io l’ho riportata, per esempio, nella mia edizione commentata dei testi salomonici: “Mi corre l’obbligo d’informarti che, quali che saranno i tuoi desideri nell’accostarti a quest’Arte, da noi chiamata Magia, tali anche saranno gli esiti che ne caverai. Se è la vendetta che brami, è bene tu sappia che nel porre in atto una che sia delle Esperienze che t’ho descritto, attirerai su di te un dèmone vendicativo, o un furibondo spirito ìnfero, che serve alle disposizioni della Divina Ira. E se tuo desiderio sono ricchezze mondane e prestigio fra gli uomini, allora otterrai uno spirito della Terra o del Fuoco, che si farà burla di te con le dovizie caduche di questo mondo. E se cerchi fama, ammirazione e luce di gloria, ebbene a te saranno inviati gli spiriti dell’orgoglio che a piene mani t’elargiranno il desiderio insano e smodato per le glorie più vane ed effimere. E se è Eros che cerchi, sappi che sarai invaso da uno spirito di lussuria, che accrescerà la tua foia a mano a mano che l’appaga. Perché tale è l’ufficio di questi spiriti, che tutti sono ansiosi di avvinghiarsi al tuo spirito: e quello che avrà assunto potere su di te, ti trarrà verso la propria natura, per l’appunto servendo ai tuoi disegni entro i limiti impostigli dalla Divina Volontà. E per quelli che sono i tuoi desideri, ti verrà dato secondo la fonte da cui sgorgano.” In altre parole, se anche si ottenesse ciò che si desidera, si otterrebbe anche la smodata ansia di ottenere sempre di più. Se vuoi il denaro, non ti basterebbe il deposito di Paperone. Se vuoi sesso, non sarebbero sufficienti a soddisfarti neppure legioni di etere estratte dai più raffinati postriboli. Se vuoi il potere, scopriresti che non basterebbe a soddisfarti l’essere anche il più crudele dei tiranni. Per questo, fra le cose che per le prime s’insegnano, sono il dominio della propria volontà, e il concetto che di fronte a Dio tu sei nulla. Ma non tutti sono disposti ad accettare cose del genere, a loro discapito. (Per informazioni, chiedere al dottor Faust).

Secondo lei, la cabala è un sistema di conoscenze valido per un Cristiano oppure è consigliabile appartenere all’ebraismo per praticarla?

Fra tutti i sistemi, la Kabbalah è, almeno in base alla mia personale esperienza, il più illuminante ed efficace, pur se alquanto faticoso da seguire. Malgrado l’origine nel misticismo ebraico, all’origine non ci sono convinzioni religiose, ma un’analisi meticolosa dell’immagine dell’universo racchiusa dentro di noi. Par la Kabbalah, l’immagine specifica dell’universo è l’Adam Kadmon, ovvero la proiezione dell’uomo sull’orizzonte dell’infinito. Contemplarlo significa contemplare Dio, perché, come già detto, l’uomo è il Suo doppio. E possiamo vederlo in noi stessi perché, come si esprime la Tavola di Smeraldo, “Ciò che è in alto è come ciò che è in basso”. Io uso spesso un’immagine allegorica. Nel corpo umano, ogni singola cellula racchiude il filamento del Dna, in cui sono riprodotte tutte le informazioni necessarie a replicare l’individuo nella sua interezza. Per questo, insegnare, come fa la Kabbalaha, a calarsi in interiore homine significa andare a studiare il Dna dell’Adam Kadmon, e quindi il Dna di Dio. Non è necessario essere di religione ebraica, o cristiana, o buddhista, come non è d’ostacolo essere del tutto atei. Come detto, la religione non c’entra: traducendo e commentando il Sepher Yetzirah ho trovato corrispondenze incredibili, a livello di serie numeriche, fra le dottrine kabbalistiche e la fisica quantistica. Temo sia necessaria, invece, una conoscenza non superficiale dell’ebraico biblico, perché è un idioma che per la sua struttura scritta a-vocalica conferisce ad ogni termine un polisemismo che è indispensabile analizzare per arrivare a conclusioni di qualche genere. Non basta farsi spiegare le cose da un maestro. Il Sepher Yetzirah stesso chiarisce che le vie della dottrina sono individuali, e ciascuno deve aprirsi la propria: non esistono strade pubbliche per arrivare a Dio, ma soltanto cammini che ciascuno di noi traccia per sé, procedendo faticosamente a piedi.

Il genere fantasy sta piano piano eclissandosi, nonostante la grande passione che ultimamente si è dimostrata per Tolkien, Lewis, Pullman etc… che consigli avrebbe da dare ad un neofita del genere per approcciarsi correttamente a queste letture?

Il genere fantasy sta eclissandosi perché, dopo il successo di Tolkien, sono venute valanghe di imitazioni e filiazioni, nonché trasposizioni in ogni genere di media conosciuto, compreso il teatro delle marionette, tutte accomunate dalla più totale scempiaggine e insipienza, con pochissime eccezioni. Non c’è un modo di approcciarsi “correttamente” a queste letture. L’unico consiglio che posso dare è affidarsi al proprio istinto. Se un libro piace (basta qualche pagina), va bene: leggerlo è comunque qualcosa di positivo, perché il fine di queste opere non è insegnare ma dilettare. Molti autori di questo genere di narrativa, come fece notare Julius Evola, esprimono verità trascendentali, senza neppure rendersene conto. Se ne rende conto in vece il lettore, che ne rimane affascinato, anche se non sa perché. Un consiglio che posso dare a chi conosce le lingue, è di leggere i testi in originale. Sono stato tanto traduttore che direttore di collane librarie, e so quanta fatica ci vuole per rendere bene opere di questo tipo, e come spesso non ci si riesca. Per cui, chi può, eviti di legge attraverso il filtro di qualcun altro. Anche perché molte volte non si tratta semplicemente di traduzioni inadeguate, ma di veri falsi ideologici deliberati. Ne è stato vittima per esempio Tolkien, le cui ultime traduzioni sono state esplicitamente artefatte per spegnerne il tono epico e le sottolineature emotive in nome della abominevole ideologia del “politicamente corretto”. E purtroppo non è l’unico esempio.

 

Previous Post

Brzezinski, la Grande Scacchiera e la Guerra in Ucraina

Next Post

Intervista al Dott. Gianfranco de Turris