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La trappola della tolleranza assoluta

Quando l’indifferenziazione minaccia il tessuto sociale e trasforma la pace in una forza disgregante.

Predicando l’assoluta tolleranza, in modo ovattato ma perentorio, si creano i presupposti per la totale disgregazione di ogni tipo di ordinamento sociale, di comunità organizzata e convivenza civile. Questo è un dato di fatto, perché nella storia dell’umanità, la vita sociale, comunitaria, precede addirittura la comparsa del sapiens ed addirittura la specie homo.

Ogni società da sempre si basa su un sistema che vige da tempo immemorabile con le sue regole e la sua disciplina ma oggi questa struttura è minacciata. La cosiddetta tolleranza esasperata ed innalzata a valore cardine, è una pistola puntata contro l’esistenza stessa dell’uomo sulla terra, una vera minaccia di un genocidio culturale premeditato perché, come aveva appurato Aristotele a suo tempo, l’uomo è un animale sociale ed ha estremo bisogno di una comunità funzionante in cui vivere.

Questo perché interagisce con gli altri membri del gruppo sia rendendosi utile concretamente con azioni, sia anche instaurando relazioni affettive e riconoscendo le regole del gruppo sociale. Predicare, inoltre, l’estrema tolleranza il nome di un presunto cristianesimo è addirittura o ignoranza o peggio menzogna.

Eventualmente di questa volontà, è sempre stato accusato il grande divisore, una caratteristica che un tempo venivi attribuita a personaggi come il diavolo. Un’entità che è stata definita in ogni tempo il disgregatore di ogni edificio comune. Infatti ogni principio divisore è sempre stato identificato come ispirato dal maligno.

Con la troppa tolleranza nessuna cattedrale sarebbe potuta essere edificata, né materiale né tantomeno spirituale. Infatti la tolleranza è lo strumento, come viene ammesso, per giungere al traguardo della libertà totale, lo stadio ultimo per portare l’uomo alla completa anarchia, al nulla.

Sappiamo che il rinchiudersi in se stessi e nel proprio egoismo individuale porta inevitabilmente ad una incapacità di lealtà verso gli altri, mancanza di umana simpatia, perché ogni civiltà, ogni sapienza, ogni spiritualità, ogni arte nascono da discipline e queste ultime sono chiamate proprio in tal modo. Dalla estrema tolleranza non nasce niente. La tolleranza se non è un’eccezione ma la regola universale ha un effetto disgregante, porta all’individualismo, l’atomismo il quale in nome di piccoli egoismi, è capace di distruggere ogni edificio comunitario ed ogni socialità o spirito partecipativo.

Il filosofo russo Vladimir Sergeevic Solov’ev, nella sua opera “I tre dialoghi”, in cui analizza la figura e il metodo dell’ Anticristo, identifica nel suo metodo una totale mancanza di separazione del bene dal male. Infatti immagina questo Anticristo affermare: “Il Cristo ha portato la spada, io porterò la pace”. Se ci pensiamo bene è la totale negazione anche di ogni distinzione del bene dal male in nome di un non ben specificato pacifismo e di una apparente tolleranza.

Infatti, non insegna a separare il grano dalla zizzania come suggerito dalla parabola che prende il nome da questo arbusto nocivo. Viene spiegato che è usanza separare ciò che è buono da ciò che è cattivo. Fu detto: “Poiché farina di grano mescolata a farina di zizzania dà pane amaro e nocivo al ventre, sappiate col buon volere, se zizzania è nell’anima vostra, sceglierlo per gettarlo, onde non essere indegni ..”.

La pace cristiana è basata sulla separazione tra bene e male, tra verità e menzogna, oppure, come scrive il Cardinal Biffi, il contrario sarebbe “La resa sociale alla prevaricazione, un abbandono dei piccoli alla mercé dei prepotenti”.

La perversione di certa tolleranza che si spaccia per cristiana e cristiana certamente non è, consiste proprio nel fatto che viene negata ogni esclusione, separazione, ogni scelta, predicando l’infifferenziazione e condannando ogni discriminazione per principio, negando anche libertà di scelta. Come se l’uomo non fosse più capace di distinguere il bene dal male.

È la costruzione di un nuovo mondo in cui tutto sia indifferenziato, ciò che è buono deve valere quanto ciò che è cattivo, ciò che è bello equiparato da ciò che è brutto, ciò che è sano da ciò che è insano. Distinguere qualsiasi cosa in base ad ogni canone sarebbe discriminazione e razzismo implicito.

La bassezza totale sappiamo essere il trionfo dell’indifferenziato e si arriverebbe a questo traguardo indicando alle masse smarrite la pace universale col governo mondiale. Il mondo nuovo somiglierebbe tremendamente alle tenebre da cui l’umanità è uscita.

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