Gloriya è un’artista di origini kazake la cui arte che , pur ricalcando stilemi classici, segue linee innovative e di alto livello creativo. L’uso di colori accesi , che ricordano la sua terra d’origine, fanno spiccare queste creazioni rendendole fresche e gioiose alla vista. Rilascia un’intervista esclusiva a Tota Pulchra.

Cosa rappresenta per lei l’arte ?

L’ arte è qualcosa legato al divino in quanto noi essere umani siamo un canale con Dio. Da sempre immagino ognuno di noi come una goccia di un vasto oceano che rappresenta Dio. Anche nel caso in cui una goccia si staccasse da questo infinito oceano , resta comunque fatta d’acqua e quindi porta nel suo DNA quel ricordo indelebile della divinità.

Dove ha imparato la sua arte cosi particolare e direi fuori da schemi tracciati?

Ho imparato da sola. In che modo? Praticando, provando e sperimentando. Io non ho la capacità di inventare ed applicare, difatti le cose che faccio le realizzo all’istante, e come se canalizzassi un flusso creativo/energetico per poi manifestarlo nella realtà in maniera diretta, senza interposizioni mentali. Quando inizio a creare, le mie mani sanno già quello che devono fare ed è come ci fosse un collegamento tra esse e qualcosa di sovrannaturale. Nelle mie creazioni mi aiuta tantissimo il tipo di materiale che ho scelto : essendo un materiale liquido, quando viene rovesciato non sai che forma possa prendere. Una volta manifestatasi una determinata forma è essa stessa che mi ‘’parla’’ suggerendomi come modellarla. Durante questa prima fase non bisogna dare retta alla propria mente, che con il suo giudizio, rischia di bloccare la creazione in atto ed il passaggio alla seconda fase che è quella definitiva e completa. CI ho messo un po’ per capire questo processo!

Che ne pensa dell’intelligenza artificiale in rapporto all’arte?

Secondo me sono due mondi completamente separati. L’intelligenza artificiale è troppo precisa per essere umana. La tendenza artistica odierna, che collima in parte con l’I.A. è quella di creare degli oggetti il più simmetrici e lineari possibili. Questo modus operandi è molto distante dal mio , che preferisco quello che chiamo ‘’l’ordine nel caos’’ che favorisce la creatività personale rispetto a qualcosa di preconfezionato e standardizzato. I canoni artistici sono importanti, nessuno lo nega, ma è molto più interessante capire come quei canoni sono stati realizzati e poi, chissà, crearne dei nuovi !

La sua arte ha una vocazione universale oppure e una manifestazione identitaria del suo paese?

Entrambe. Le sensazioni degli elementi naturali che si vivono nella mia patria natia, il Kazakistan, sono uniche e irripetibili ed hanno contribuito profondamente alla mia identità personale ed artistica. Fin da quando sono piccola il mio rapporto con la natura è stato di simbiosi e direi di indiamento, come se ne facessi parte e la potessi governare e gestire sinergeticamente. La mia arte ha questa origine naturale e direi ancestrale.

Sta rilasciando questa breve intervista per un’associazione di ispirazione Cattolica. Che rappresenta per lei la fede?

Penso che la Chiesa abbia donato la cosa più bella al popolo: la fede. Importante per me è stata la conoscenza di una dottoressa che trattava casi di bambini nati già con malattie incurabili. I genitori di queste creature, animati da una profonda fede in Dio, credevano nella possibilità di una guarigione dei loro figli nonostante la drammaticità della situazione. Per me la fede non significa solo fede in un Dio ma anche fiducia nella vita in generale e nel sovrannaturale che trascende questioni di natura prettamente religiosa e teologica.

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