Manager , poeta, scrittore ecco chi è Mario Ferrari, ultimo traduttore dell’immortale opera ‘’Eugenio Onegin’’ del poeta russo A. Puskin. Grande amante della cultura europea ed in particolare quella russa, il Dott. Ferrari risulta essere anche un degno continuatore della poesia italica come ha dimostrato nella sua monumentale opera ‘’ L’umana commedia’’ ovvero una rivisitazione in 15726 della Divina Commedia dantesca. Il nostro scrittore fa parte a tutti gli effetti di quella nicchia di artisti che silenziosamente, mantengono viva la fiamma immortale della nostra tradizione d’Europa.

Dott. Ferrari , quale è la differenza che ha riscontrato tra la cultura italiana e la cultura russa, e perché ha iniziato ad interessarsi a quest’ultima?

Il mio interesse per la cultura russa è avvenuto per gradi. Appassionato di letteratura, ho imparato il russo per necessità lavorative e dopodiché ho avuto modo di scoprire in lingua originale i principali capolavori russi. La differenza che ho riscontrato tra la cultura europea e quella russa consiste innanzitutto nella grande tradizione linguistica che la Russia porta dentro di sé: la natura della lingua russa esprime una profondità veramente incredibile rispetto ad altri sistemi linguistici.

In cosa differisce la sua traduzione dell’Onegin di Puskin rispetto alle altre precedenti?

Ci sono state parecchie ottime traduzioni, però leggendolo in originale russo mi sono accorto della mancanza di ritmo e di una certa musicalità. Mosso da un’esigenza profonda, ho cercato di colmare queste differenze creando un testo armonico che rispetti non soltanto la rima, ma soprattutto il ritmo che risulta essere molto veloce e serrato.

Per le sue opere letterarie chi è stata la sua massima fonte di ispirazione?

Sono laureato in lettere italiane e la mia fonte di ispirazione massima risultano essere principalmente le opere del nostro panorama letterario. A dire il vero però non distinguo la letteratura per nazionalità ma per qualità: mi piacciono i classici russi, francesi, inglesi e tedeschi molti dei quali leggo in lingua originale.

In un Europa sempre più lontana dalle proprie radici, viene in mente una frase di Tolstoj che prevedeva che la salvezza del vecchio continente sarebbe arrivata dalla Russia. Che ne pensa?

Comprendo la frase summenzionata ma a mio parere la questione è più semplice: ci si salva quando non si tagliano le radici di ciascuna tradizione, civiltà e letteratura. Il futuro può esistere solo se esistono le radici: se si tagliano le radici, si taglia l’origine della linfa vitale. A tal proposito le faccio un esempio concreto: la metrica in poesia non si usa più da qualche decennio, ci si improvvisa a fare versi. Questo per sottolineare come la cancellazione di una tradizione formale (per l’appunto, la metrica) produce una rottura con la sostanza e quindi con le radici. Io penso che l’Europa possieda già dei valori che la possono salvare, valori universali che hanno origini antichissime e che basta non offuscare. Essendo fortemente cristiano penso che i valori del cristianesimo siano fortemente transnazionali, in particolar modo la teologia tomista rappresenta l’essenza stessa del nostro continente.

Cosa rappresenta per lei il nichilismo e il suo rapporto con il cosiddetto progresso?

Io penso che il nichilismo rappresenti un’altra faccia del progresso. Se si tagliano tutti i valori umani, universali, divini se non c’è una missione che un uomo senta nella sua vita sono convinto che quest’arida tecnica non porterà che alla distruzione di tutto. A tal proposito ho scritto un’opera che si intitola ‘’La Pentecoste del santo assassino’’ che è una metafora ‘’teologica’’ su una specie di movimento del pensiero che vuole legittimare una sorta di bomba che possa liberare l’umanità. Ovviamente è un paradosso che ho usato per poter parlare di questo grande problema che è il progresso che è diventato una bomba ad orologeria. Se si disgiunge la missione spirituale dalla missione reale l’umanità tutta non andrà da nessuna parte, si alimenterà solo un tecnicismo nefasto che porterà l’annientamento del pianeta.

 

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