Jacopo Giusti, Avvocato penalista ha fatto della sua professione un tramite per servire il cittadino nelle sue difficoltà legali. Animato da una profonda fede, l’ Avv. Giusti oltre la sede Romana in via Ulpiano 29 ha aperto un nuovo studio in Castel San Pietro Romano (Rm) in via Fontana Vito 17.
Avv. Giusti, ci parli un po’ di lei e della sua attività da professionista.
Mi chiamo Jacopo Giusti, sono un avvocato penalista ed esercito la Professione nel Foro di Roma. Ho svolto la pratica forense presso lo studio del Prof. Avv. Franco Coppi e, successivamente, presso lo studio “Ciampa e Associati”, grazie ai quali mi sono potuto confrontare con i più importanti processi di cronaca nazionale del nostro paese. Dopo anni di gavetta, nel 2021 ho fondato il mio studio, il quale ha sedi in Roma, alla Via Ulpiano n. 29 e in Castel San Pietro Romano (RM), alla Via Fontana Vito n. 17. Nel corso del tempo, poi, volendo andare incontro alle sempre più numerose istanze dei Clienti, ho allargato gli orizzonti professionali ed ho, così, conferito allo studio una struttura multidisciplinare. Ad oggi, difatti, grazie all’ausilio di Colleghi altamente qualificati, il mio studio si occupa di tutti i settori del diritto (penale, civile, amministrativo, sanitario, lavoro, infortunistica stradale, contrattualistica, tributario, societario, immigrazione, condominiale, proprietà intellettuale, diritto d’autore, privacy, famiglia, successioni, estetica, moda, aste giudiziarie).
Quale è la peculiarità del suo studio rispetto ad altri?
Sono convinto che la vera differenza rispetto ad altre realtà si possa rinvenire nella serietà e professionalità mia e dei Colleghi che lavorano al mio fianco. Lo studio, difatti, mette sempre al centro di ogni valutazione il solo ed esclusivo interesse dell’Assistito, senza mai scendere a compromessi.
Come vive la sua professione in un mondo lavorativo come quello dell’avvocatura sempre più ‘’selvaggio’’ e competitivo?
La competizione, sinceramente, non mi ha mai preoccupato, non perché io mi senta superiore a qualcuno, ma solo perché mi limito a guardare il mio operato. Non mi preoccupo, quindi, di cosa possano fare gli altri, ma mi preoccupo solo del mio lavoro e di farlo nel modo migliore possibile. Ritengo, infatti, che la strada da percorrere per rifuggire da un “mondo lavorativo sempre più selvaggio” sia semplicemente quella di rendere meno “selvaggio” il proprio modo di lavorare, operando, dunque, con serietà e secondo coscienza.
Intende il suo lavoro come un servizio al prossimo oppure come una meccanica aderenza ai principi normativi?
Guai se ritenessi il mio lavoro un servizio “tout court” alla giustizia, riducendolo, così, a freddo e sterile strumento processuale. No, non è questo ciò che mi è stato insegnato e non è questo il mio modo di vivere la Professione. Il mio lavoro è, e mi auguro che così venga percepito, un servizio al prossimo. E’ un mettersi accanto ad una persona in difficoltà e guidarla fuori dall’angoscia che in quel momento sta vivendo.
Sta rilasciando questa breve intervista per un’associazione di ispirazione Cattolica. Cosa è per lei la fede?
La fede per me è tutto. E’ il faro che mi guida ogni volta che ascolto una persona. E’ la forza quando la fatica e lo sconforto si abbattono su me. E’ la speranza in una storia di tribolazioni. E’, in altre parole, ciò che dà significato alla mia vita e, dunque, al mio lavoro.