La Dottoressa Valentina Pelliccia , nonostante la sua giovane età, è riuscita in quello che i più non riescono: coniugare un’ eccellente carriera professionale con quella ‘’vocazionale’’ di scrittrice. Il suo libro ‘’Zucchero filato’’ , pubblicato per la prima volta nel 2004, è stato recentemente ripubblicato a grande richiesta dal pubblico. Apprezzata dalla critica, questa opera risulta estremamente attuale in quanto porta a galla argomenti scomodi e spesso occultati.
Dottoressa Pelliccia, lei autrice di un romanzo ”Zucchero Filato” (romanzo non autobiografico) uscito nel 2004, ma che ora è stato ripubblicato in una nuova vesta dalla case editrice ”Pagine”. A distanza di 20 anni questa sua opera ancora fa parlare di sé. Come mai secondo lei?
Per tre punti essenziali:
Il libro è stato pubblicato dopo essersi classificato al primo posto di un prestigioso Premio Nazionale di narrativa e dopo essere stato valutato da una giuria di persone importanti dal punto di vista accademico, culturale, filosofico, etc.
Ha continuato a ricevere premi noti, in tutti questi anni.
Finché ora, nel marzo 2024, una casa editrice di nicchia, Pagine, mi ha proposto la ripubblicazione dell’opera.
Oltre al prestigio, ciò che ha colpito e che lo rende particolare e attuale, è la struttura.
Il Professor Pietro Magno (che ha fatto la recensione del romanzo), ha affermato quanto segue:
“Ci troviamo di fronte ad un libro in apparenza semplice, chiaro, lineare, tanto che riesce a recuperare la funzione della trama. Però, leggendolo più attentamente, vi si notano delle forme stilistiche complesse. La sua struttura, infatti, ricorda le cadenze tipiche della tragedia classica.
Come modello narrativo ricorda il quarto libro dell’Eneide di Virgilio,
in cui l’evolversi dello sfortunato e, soprattutto, impossibile amore di
Didone verso Enea è presentato secondo le cadenze tipiche del dramma.
Inoltre, aspetto importante, questo romanzo, secondo il Professor Pietro Magno, riesce a pervenire al simplex et unum oraziano (Ars poet,23), condizione ancora valida per stabilire quanto un’opera risponda a canoni di compattezza.
Altro punto, si affronta il tema della violenza sessuale su una ragazzina di 14 anni.
Nel 2004 l’argomento era ancora un tabù.
Ora per fortuna se ne parla.
Si tratta di argomenti scomodi, ma che devono essere portati alla luce. Sono situazioni che fanno parte del nostro contesto sociale e che, forse, sono anche molto più frequenti di quanto uno possa immaginare».
Dal suo Romanzo, che tengo a sottolineare non è autobiografico, si parla di un’adolescenza violata dalla violenza. Secondo lei in questa società, esiste un tipo di violenza che serpeggia di più delle altre ma della quale si parla poco?
La violenza psicologica, non meno grave di quella sessuale.
Purtroppo, ci sono state forme di violenza (abuso, molestia, etc) e non solo sulle donne ma anche sui bambini.
Circa un bambino su cinque è vittima di varie forme di abuso o di violenza sessuale. Può succedere a bambini di entrambi i sessi, di ogni età, indipendentemente dal colore della pelle, dalla classe sociale e dalla religione. Spesso l’autore dell’abuso è qualcuno che il bambino conosce e di cui si fida. L’autore di abusi può anche essere un altro bambino.
Un’altra forma di violenza?
Un dato su tutti: il 36% delle donne disabili è vittima di violenza. Una violenza di cui di fatto non si parla mai, che sparisce dalle statistiche, che rende un inferno la vita di queste persone che devono già affrontare quotidianamente le loro fragilità. In sostanza una violenza che resta invisibile.
Tutte queste forme di violenza vanno combattute.
A mio avviso, si dovrebbe partire dalla prevenzione.
Una donna viene uccisa ogni tre giorni da un uomo mentre continuano, incessanti e inaccettabili, le violenze sessuali, i maltrattamenti e le molestie, lo stalking, la violenza psicologica e quella economica, il revenge porn e la violenza digitale. In Italia le leggi contro la violenza sulle donne ci sono, non è tanto un problema di norme, a detta delle esperte che da anni lavorano sul campo.
Alcuni risultati emersi suggeriscono che i patterns di violenza e vittimizzazione si possono sviluppare nella prima adolescenza, diventando, velocemente, difficili da correggere. Di conseguenza, le misure di prevenzione primaria hanno un ruolo essenziale nella lotta contro la violenza di genere in quanto le scuole e gli altri centri di istruzione sono una componente fondamentale della vita degli adolescenti.
Ha intenzione di scrivere un altro romanzo sulla falsariga del primo? Inoltre, l’idea di trasformare la sua opera in uno sceneggiato cinematografico le è mai passata per la testa?
Sì, c’è un altro romanzo nel cassetto. Ci sto lavorando.
Sì, mi piacerebbe trasformare la mia opera in uno sceneggiato cinematografico.
Quello che mi sorprende è che lei è riuscita a coniugare la sua sensibilità artistica ad un’ottima carriera professionale. Come è riuscita in questa ardua impresa ?
“My Way”, come direbbe un conoscente, una persona molto nota e importante.
A modo mio, con tanto impegno, tanto studio ma senza mai abbandonare ciò che mi/ci rende vivi: le nostre passioni, come la scrittura.
Sta rilasciando questa intervista per un’associazione culturale Cattolica. Cosa rappresenta per lei Dio? Un rifugio, una consolazione o qualcos’altro?
Dio per me è tutto.
Mi piace pensare che ci possa essere un aldilà, un posto caldo e al sicuro dove possa andare chi ci lascia nella vita terrena.
Ho perso mio padre, morto di tumore un giorno prima del mio ventesimo compleanno.
E poi i miei nonni, a cui ero legatissima.
Un anno e mezzo fa mia madre ha rischiato di morire e io ho solo lei, è la persona più importante di tutta la mia vita.
Percepisco Dio, al di là della religione, nelle azioni e nella vita quotidiana, seguendo una etica il più possibile corretta, pur essendo umana anche io!
Credo molto nel bene, lo faccio nel mio piccolo.
Per me “Dio” è anche rappresentato da un atteggiamento personale e nei confronti del prossimo.
Credo poco nelle persone che seguono alla lettera la vita da credenti in Chiesa e poi non agiscono secondo i veri valori che sono alla base non solo della religione ma di uno spirito umano.
Li vedi ogni domenica a messa ma poi, sono presenti nella vita dei loro figli?
Amano realmente la persona che hanno accanto?, sono fedeli?.
Detesto fortemente questo tipo di ipocrisia della società moderna, basata soprattutto sull’apparire in un certo modo (puliti) e che poi nasconde egoismo, superficialità, cattiveria.
Dio si manifesta anche e soprattutto nel dare.
Nel mio piccolo, anni fa ho fatto una esperienza di volontariato in Africa ed è stata l’esperienza formativa e umana più importante di tutta la mia vita.
Sono stata in una scuola di bimbi, ho portato loro penne, quaderni, temperamatite e ho insegnato loro cosa fossero.
Mi guardavano con gli occhi grandi, puliti, puri, stupiti.
Erano contenti ma il regalo più bello lo hanno fatto loro a me.
Vorrei tornare lì.
Se non fai del bene all’altro e a chi è più fragile (sotto ogni aspetto, di genere, economico, psichiatrico, etc), a mio avviso, la vita è una vita inutile.
Si vive per fare del bene agli altri.
Con i miei libri cerco di trasmettere messaggi di speranza.
Anche questo lo considero un atto d’amore da donare al prossimo.
Spesso mi sono sentita senza Dio, abbandonata da lui.
Ad esempio, quando è morto papà.
Ma ci sono state circostanze nella mia vita (che da un punto di vista razionale non si possono spiegare) – come ad esempio anche l’operazione recente di mia madre- in cui Dio l’ho percepito vicino.
Dove non arriva il raziocinio, arriva la fede, arriva Dio.
Bisognerebbe cercare di essere più spirituali, ricordarsi di avere un’anima e di non essere solo individui che lavorano, che debbano guadagnare, arricchirsi…
senza una forma di spiritualità, di valori, questa sarebbe una vita vuota, povera, priva del suo intrinseco valore.