Già all’inizio del secolo scorso, il fisico teorico tedesco dell’Università di Berlino, Max Planck, scoprì la base della meccanica quantistica, che gli fece guadagnare il Premio Nobel nel 1918. Fu una porta che venne spalancata su un nuovo universo o, meglio, su una nuova visione dell’universo stesso. Molti altri scienziati successivamente contribuirono a questa nuova teoria, che superava la fisica meccanicistica. Fu così rovesciata ogni precedente visione della fisica.

Con sconcerto, fu scoperto che la materia, come era sempre stata immaginata, non esisteva. Per fare un esempio, essa sarebbe simile al famoso miraggio dovuto al fenomeno della fata Morgana. Si crede di vedere un oggetto in lontananza, e invece si tratterebbe della visione di qualcosa di immateriale: solo un riverbero, un’illusione, un’immagine proiettata.

Dalla primitiva teoria dell’atomo indivisibile di Democrito, che era giunta fino ai nostri giorni, fu scoperto in epoca più recente che ogni singolo atomo era composto da particelle rotanti chiamate protone, elettrone e neutrone. Infine, si scoprì che anche queste particelle infinitesimali della materia non erano particelle, ma energia con una diversa vibrazione. In pratica, la materia è stata paragonata alla vibrazione di onde sonore, come una sinfonia su uno spartito.

Nell’universo non ci sarebbe né il pieno né il vuoto, ma solo una ininterrotta serie di onde di energia vibranti con diverse frequenze e diversa intensità. Lo stesso uomo, come ogni altra cosa esistente, non sarebbe altro che un grumo di energia vibrante, un’energia che può mutare frequenza e natura, ma che è inestinguibile nella sua sostanza.

Forse l’universo può essere un’unità organica, una sola forza, una sola intelligenza che si sviluppa al di là della dimensione temporale o spaziale.

Nonostante ciò, il mondo degli uomini e della “Ragione”, per pigrizia, è andato avanti per forza d’inerzia in un’illusione ormai vanificata dalla nuova scoperta. Le ideologie materialiste trionfano anche in assenza acclarata della materia stessa. Si ragiona sempre con una logica meccanicistica, soprattutto con la logica cartesiana del dualismo fra spirito e materia, nonostante si sappia che non ci sia più alcuna differenza fra corpo sottile e corpo fisico, in quanto il cosiddetto corpo fisico si identifica con il corpo sottile. La separazione fra anima e corpo è superata, in quanto è stato scoperto che il corpo materiale è solo un’illusione.

Un universo siffatto riporta al concetto tutto platonico di Anima Mundi, un unico organismo vivente, idea che riprese vigore a Firenze con le idee che dettero vita al Rinascimento, elaborate da Marsilio Ficino e dall’Accademia Neoplatonica, che fu contagiata intellettualmente dalle idee del greco Gemisto Pletone. Dio, in tale visione, non era più unicamente trascendente, ma anche immanente, essendo l’universo non solo la sua creazione, ma la sua stessa epifania, la sua manifestazione.

Anche Arthur Schopenhauer, pur dando a questa una valenza negativa, vede l’universo permeato da una forza eterna e metafisica capace di vivificare ciò che è inerte, una volontà viva e vitale di cui il cosmo sarebbe infuso.

È nell’antico Iran che nascono teologie di tipo gnostico, che contageranno anche l’Occidente. L’uomo di luce del sufismo iraniano, trattato dal filosofo orientalista Henry Corbin, parla proprio di uomini costituiti da luce pura. In questo tipo di umanità ci sarebbe l’eterna ricerca di un Oriente mistico, spirituale, un Oriente sovrasensibile, luogo di origine e di ritorno. Un Ulisse metafisico, un de reditu universale. Una guida di luce illustrerà il cammino verso la terra di origine, la terra di luce.

Un altro testo con contenuti gnostici è il racconto da noi conosciuto come “Inno della Perla”. Si trova negli Atti apocrifi dell’apostolo Tommaso, ma sappiamo che la matrice è sempre iraniana. La storia ha delle strane assonanze con il racconto di Apuleio Eros e Psiche contenuto ne Le Metamorfosi. Nell’Inno della Perla si tratta del lungo e difficile viaggio verso la propria essenza divina, verso la vera dimora e verso il Padre.

La storia ha un certo contatto, come accennato, col racconto di Apuleio, scrittore iniziato ai misteri, in cui la bellissima Psiche rappresenta l’anima che cerca di ricongiungersi a Eros, il concetto stesso dell’amore universale da cui era stata distaccata traumaticamente. Nel racconto persiano della Perla è interessante la descrizione degli abiti umili, non regali, che occultano le autentiche vesti di re figlio di re: vesti luminose che sono la vera essenza di ogni uomo obliato delle sue origini luminose.

Tornando alle scoperte scientifiche sulla materia, che altro non sarebbe composta che da onde di energia con un determinato tipo di vibrazione, penso al mondo che continua a trascinarsi con il dualismo cartesiano sulla divisione tra materiale e immateriale. Anzi, nella modernità viene data importanza unicamente e stancamente a una materia illusoria. Simbolicamente, Cartesio aveva eclissato il concetto di Anima Mundi rinascimentale. Forse sarebbe giunto il momento per una revisione filosofica.

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