Secondo il mito ed anche secondo gli antropologi, l’uomo sarebbe uscito da tempo immemore dalla dimensione di innocenza legata alla natura e questo sarebbe avvenuto quando un giorno lontano lo immaginiamo essere uscito metaforicamente dalla condizione edenica, dal mondo incolto, cioè da uno stato esistenziale totalmente incolto sia interiormente che esternamente.
Da quel momento la Natura, nei confronti del nuovo uomo, risulta impotente e non può più dettare alcun comportamento come invece accade ancora con ogni altro essere vivente che vediamo in un perfetto equilibrio ed armonia. Con il libero arbitrio, nuova conquista, l’uomo è stato privato della guida che era donata agli esseri viventi da un istinto che suggerisce sempre quale sia il comportamento più idoneo da tenersi.
L’uomo invece si è trasformato nell’animale più libero del creato in quanto nessuna altra forza naturale gli può imporre un comportamento. L’uomo ha i freni inibitori molto allentati. Così facendo la nuova entità cosciente si è riscoperta tremendamente sola come nessun altro essere vivente si era mai sentito.
La necessità di legge e domesticazione
Lungo il percorso, molte componenti del temperamento umano, hanno subito storicamente, una forte repressione e coercizione. Questo perché non esisteva più alcuna regola naturale come accade con tutti gli altri animali.
L’uomo ha scoperto di aver bisogno in modo vitale di una legge codificata ed imposta ed ha scoperto di essere dipendente, come un bambino, da un’autorità superiore che gli imponga una normativa. Ha bisogno di un Mosè e di un roveto ardente oppure di un re Numa e di una ninfa Egeria.
L’uomo, avendo smarrito la legge naturale, ha estremamente bisogno di tabù, leggi, morali, imposizioni, domesticazione, cultura acquista e strutturata. Questa è la ragione per cui si usa dire che l’uomo è un animale culturale.
Forse è stata fatta una grande opera di domesticazione per evitare l’impazzimento generalizzato a livello di massa, fenomeno raro nelle altre specie animali ma frequente nella nostra. La morale e certo conformismo servono ad impedire che le altre personalità, occultate ma latenti, prendano il sopravvento sull’io cosciente dal sottosuolo della mente.
L’annuncio della morte di Dio
Questa è la ragione per cui Nietzsche utilizza il personaggio del folle per esprimere un’angoscia abissale quando annuncia la morte di Dio avvenuta nella psiche dell’uomo moderno.
Ricordiamo le sue esclamazioni quasi paniche:
“Chi è stato ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dette la spugna per strusciare via l’intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole?
Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto più freddo? Non è seguita a venire notte, sempre più notte?”.
Nietzsche percepisce nettamente l’assenza di un’entità superiore nella percezione dell’uomo moderno e cerca percorsi alternativi.
L’uomo e il rischio del libero arbitrio
Forse la pericolosità dell’uomo risiede proprio nel suo totale, libero arbitrio. Probabilmente essendo un animale intelligente, con totale libero arbitrio, col nulla nell’anima, l’uomo moderno potrebbe essere pericoloso per se stesso e le altre forme animali dato che non conosce più alcun limite ed è impossibilitato ad averli nei propri comportamenti.
Un personaggio di Dostoevskij nei Fratelli Karamazov afferma:
“Se Dio non esiste allora tutto è permesso”.
Questa frase, o meglio questo interrogativo, dimostra la sfiducia del grande scrittore russo dell’autodisciplina dell’uomo.
L’assenza di Dio nella modernità
Da Dostoevskij a Nietzsche, molti spiriti sensibili, nell’Ottocento, hanno trattato dell’assenza di Dio nella modernità o semplicemente, come Leopardi, dell’angoscia dell’uomo della Ragione che vede la natura contraddire in ogni occasione questa osannata ragione.
Oggi, al contrario, dato che ormai l’assenza di Dio nella società si è fatta assordante, nessun intellettuale ne tratta stranamente più. Sarebbe tragico che fosse unicamente perché è ritenuta un’assenza ingombrante.
Forse il mondo è già popolato da esseri incapaci di partorire stelle perché:
“La sua razza è inestinguibile come quella della pulce”.
Nietzsche dice che l’ultimo uomo vive più a lungo di tutti. Quest’uomo sarebbe incapace di creare nuovi valori perché vivrebbe inseguendo i piaceri immediati.
Il nichilismo ha per forza di cose la demente follia in fondo al tragitto?