Francesco Petrone è un pensatore che, grazie a ragionamenti semplici ma estremamente profondi, riesce nell’impresa di scardinare i costrutti più labirintici del pensiero dominante attuale. Pensatore ‘’inattuale’’, come direbbe Nietzsche, descrive puntualmente le cause principali del declino della cultura Europea, vuotata ormai della sua sostanza ontologica e vitale.

Dott. Petrone, quali sono le cause primarie del declino dell’Europa?

Riguardo al declino potrebbe criminalizzare la cosiddetta americanizzazione come fece Ardengo Soffici ma sarebbe riduttivo. Le radici profonde risiedono addirittura nello stesso Illuminismo. Porto ad esempio due grandi testimoni, un poeta italiano e un filosofo tedesco. Ambedue furono contagiati dall’illuminismo, tanto da acquistare consapevolezza di quanto stava avvenendo ma non tanto da offuscarli la vista Uno di questi è Friedrech Nietzsche che riporta il famoso racconto di Plutarco su re Mida e Sileno. Sembra che re Mida impersoni l’uomo moderno che chiede, Nietzsche, vede in lui l’illuminista, a Sileno che impersona la natura stessa, il segreto della vita. Sileno dà una risposta agghiacciante: “Stirpe miserevole ed effimera, perché vuoi sapere quello che per te sarebbe meglio non sapere? Il sapere rivelato dall’illuminismo ci rende edotti di ciò che forse era meglio ignorare. Giacomo Leopardi ci aveva parlato di strage delle illusioni. Purtroppo dopo aver tolto il velo alla Natura, è impossibile tornare indietro. L’Europa può solo cercare di tornare di essere padrona del proprio destino cercando un equilibrio fra profitto e socialità. Soprattutto deve ricostruire, se possibile, una èlite culturale e non solo finanziaria come avvenne nel mondo classico, nella cristianità, nel Rinascimento e col mondo borghese.

Secondo il politologo A. Dugin, la civiltà Europea tornerà ad essere se stessa quando il dionisiaco e l’apollineo torneranno a camminare all’unisono. Come è possibile, se è possibile, far emergere lo spirito avendo in un mondo dominato dalla tecnica?

Secondo l’interpretazione di Nietzsche, i Greci non contrapponevano Dioniso ad Apollo ma avevano fatto dei due caratteri divini, una sintesi felice. La cultura contemporanea è tornata, come fa anche Dugin a superare il vecchio equivoco. Purtroppo Apollo e Dioniso sembrano destinati ad avere fortune alterne. Oggi, che si potrebbe più facilmente recuperare certo Dionisismo che non nell’età vittoriana, la visione apollinea sembra scomparsa dagli orizzonti. Forse Dugin, trovandosi a cavallo fra Oriente e Occidente, spera in una sintesi delle armonie che appaiono erroneamente opposte e non lo sono..

Nel deserto valoriale, secondo lei, quali sono le uniche oasi rimaste dove l’uomo possa ancora attingere l’ ”acqua fresca” della Tradizione imperitura?

In Europa, la spiritualità del mondo ortodosso che sembrava eclissata, in realtà si era interrata come un fiume carsico ed è tornata in superficie rampollando come acqua sorgiva. Se invece penso all’intero pianeta, avrei pensato al Giappone. Purtroppo, la recentemente scomparsa, guida spirituale della Soka Gakkai, il buddista Daisaku Ikeda, ci ha informato dal Giappone, che ogni tipo di spiritualità di quel popolo sembra scomparso. Già negli anni settanta del secolo scorse, lo scrittore Yukio Mishima col suo suicidio eclatante ci aveva già avvertito. Oggi ne abbiamo la conferma se ce ne fosse stato bisogno. Purtroppo non è questione di punti cardinali, la estrema modernizzazione porta sempre agli stessi risultati.

Spesso al giorno d’oggi, giovani volenterosi, educati, colti si trovano spiazzati in un mondo di competitività selvaggia e brutale. Che consiglio vuole dare a questa gioventù spezzata?

Un consiglio? Vorrei dire loro ciò che a suo tempo dissi anche a mio figlio. Direi di avere rispetto di se stessi. Di essere un esempio per se stessi, per gli altri e, domani, dovessero averne, per i propri figli.. Direi a questi giovani di non peccare mai per eccesso di rispetto umano. Di conseguenza di non umiliare la propria coscienza, il proprio spirito, per fingere di essere ciò che gli altri desiderano che fossero. Devono comprendere che anche il peccato della carne perde di importanza di fronte al peccato contro lo spirito che è considerato mortale. Sembra che gli stessi Padri della Chiesa ci abbiano insegnato l’anticonformismo.

Che idea ha del mito? Il simbolo come archetipo, è un rigeneratore di forze sopite oppure è semplicemente un’ immagine da discernere intellettualmente e comprendere?

Il simbolo è simile alla parola. La parola evoca e rimanda un qualcosa di concreto, talvolta di vivente. Il simbolo evoca una forza e un’energia della Natura, quella stessa Natura che come afferma Eraclito in un celebre aforisma, ama nascondersi. Forse sembra  occultarsi perché le sue leggi sono a noi ignote. A noi sarebbe lecito conoscerne solo le manifestazioni esteriori, Quella nascosta legge divina per noi moderni è stata desacralizzata ed è diventata la materia che chiamiamo fisica. Abbiamo fatto l’autopsia al corpo dell’Artemide di Efeso. Con metodologie materialiste abbiamo scoperto che la materia non esiste. questo perché dato che siamo fatti di atomi e che gli atomi a loro volta sono formati da protoni ed elettroni, e che questi sono pura energia, ne consegue che tutto, noi compresi, siamo costituiti di energia, come asserivano essere gli gnostici quando parlavano degli uomini di luce. Dicevano che gli stracci, la materia, fosse solo apparenza.

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