Ormai l’uomo sembra aver violato i segreti più riposti della natura, la quale, secondo Eraclito, sembra amasse nascondersi.

Pare proprio sia stato tolto il velo che occultava Iside e che una certa cultura romantica aveva identificato idealmente con la natura stessa. Questa Iside col suo svelamento ci ha palesato che la materia stessa di cui siamo composti non è altro che un insieme di onde di energia che vibrano a diverse intensità e con diverso ritmo, similmente alle onde sonore che compongono una sinfonia.

Più che sostanza, forse tutto è solo apparenza. Il dubbio si presenta.

Questo pensiero riporta al dramma La Tempesta di William Shakespeare, in cui il protagonista, Prospero, fa una riflessione sconcertante quando esclama che “Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”. Una riflessione analoga a quella che aveva fatto Calderon della Barca, che esprime lo stesso concetto quasi contemporaneamente al drammaturgo inglese.

Anche il drammaturgo e mistico spagnolo esprime il medesimo concetto nella sua opera a carattere filosofico La vita è sogno. Calderon della Barca si pone le domande sull’illusorietà dell’intera esperienza umana ed anche dello scorrere del tempo. Il pensatore arriva a ipotizzare l’inconsistenza dell’esperienza della vita umana. Anche Shakespeare si pone domande sull’inconsistenza della vita umana.

Il clima culturale dell’età barocca è anche questo.

Contemporaneamente, la Chiesa di Roma ispira forti emozioni tramite nuove forme di divulgazione, con personaggi rappresentati con estrema enfasi e in modo drammatico, usando l’arte come mezzo di comunicazione con le nuove masse meno acculturate che cercano di inserirsi nella realtà urbana.

Però, osservando le grandiose Maestà medievali su tavola, come quella del Cimabue, possiamo percepire una serena ieraticità. Imperturbabilità che ritroviamo nelle forme classiche della Primavera del Botticelli, opera della seconda metà del Quattrocento, in cui i personaggi che la popolano sembrano appartenere ad un’altra dimensione. Un’umanità trasmutata, quasi distante.

Se invece osserviamo le estasi di Santa Teresa d’Avila del Bernini, opera peculiare del Seicento, facilmente osserviamo che, anche al momento dell’estasi, viene sottolineato un tormento, volutamente esasperato. Un misticismo, quello del Bernini, che appartiene fin troppo alla dimensione umana. La santa ha un’espressione in cui la spiritualità sembra aver smarrito ogni equilibrio e l’armonica serenità.

È chiaro che la nuova architettura dell’universo ha creato uno spaesamento tra le classi più colte e sensibili, smarrimento che dall’uomo del Medioevo non veniva percepito.

Anche Cartesio, il teorico del meccanicismo, il filosofo razionalista per eccellenza, aveva avuto forti dubbi esistenziali e si era posto la stessa domanda che sembra caratterizzasse il suo secolo: se la realtà fosse un’illusione, come lo è la rappresentazione onirica. Idea subito rimossa con l’ausilio della sua stessa teoria di tipo scientifico.

In realtà, forse in quel periodo storico, furono le scoperte di Copernico e Galileo a gettare nello sconcerto le menti più sensibili. Infatti, creando un nuovo equilibrio nell’universo, probabilmente crearono un senso di vertigine esistenziale in molte persone.

Oggi la nuova fisica toglie anche la materia ai materialisti, i quali forse si erano aggrappati ad essa come ad un’ultima ancora di salvezza che desse certezze nella tempesta esistenziale.

L’uomo contemporaneo si rende conto di essere un’immagine illusoria composta da onde di energia vibranti in modo diverso e di poter essere una illusione transitoria e temporanea, e forse veramente della medesima sostanza dei sogni, come esclama Prospero ne La Tempesta di Shakespeare. Qualcuno è andato oltre e ha pensato che, se l’universo fosse costituito solo da forme della sostanza del sogno, dovrebbe esistere una mente sognante che tali immagini crea.

In effetti, certe religioni ipotizzano essere l’universo intero il sogno di un dio.

La cosa particolare risiede proprio nel fatto che il secolo dello scientismo e del razionalismo di Leibniz e Spinoza è stato al contempo anche il secolo che dette inizio ai drammi esistenziali, ai grandi interrogativi prodromi del moderno malessere.

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