Il Congo, approfondimenti sulle etnie del sud est
Il sud est del Congo: le etnie Luba, Lega, Buyu e Hemba, origini e storia. L'arte africana nel suo splendore; stili, tipologie, contaminazioni.

Il sud est del Congo: le etnie Luba, Lega, Buyu e Hemba, origini e storia. L'arte africana nel suo splendore; stili, tipologie, contaminazioni.
Il Congo sono in realtà due stati distinti: la RDC occupa l’area sud est del fiume e la Repubblica del Congo il nord ovest. Paesi diversi, con storie e specificità e interessi da sempre distinti, accentuati dalle politiche coloniali che li hanno attraversati. La RDC è oggi uno stato-non stato, con una identità piuttosto debole e istituzioni e infrastrutture gravemente carenti. Da sempre frammentato in gruppi tribali in conflitto, per il territorio prima e per le risorse naturali oggi. Le ricchezze del sottosuolo, minerarie e petrolifere, rappresentano un paradossale impedimento ad ogni sviluppo. I conflitti tra gruppi locali, le campagne di sfruttamento coloniale, i cui esisti pesano ancora, hanno lasciato questa area in uno stato di conflitto permanente.
Il popolo Buyu, (anche Basikasingo, Babuyu e Pende orientale), vive tra il fiume Lualaba e l’estremità nord-occidentale del lago Tanganica RDC.
Nel 1950 i 17 villaggi Basikasingo, incorporati nel gruppo Bahucwe nel territorio di Kabambare, furono annessi al settore Lulenge del territorio di Fizi. I Basikasingo comprendono diverse entità (Basilugezi, Basikamanya, Bagomba, Bahese, Binja) in gran parte autonome. Intorno agli anni trenta erano raggruppate amministrativamente in un’entità più grande. Questi gruppi derivanti da lignaggi Bembe orientali, Boyo, Lega, Nyindu e Binja rappresentano un antico strato di cacciatori presenti prima delle migrazioni dei Bembe. (Biebuyck, 1981).
L’esistenza dei Basikasingo come “tribù” nel sud est del Congo è stata messa in discussione, propendendo per un “lignaggio” dei Boyu (de Kun, 1979 “). In seguito fu più correttamente identificata come “un piccolo gruppo tra i Babembe”(Biebuyck, 1974).
Adorano gli spiriti della natura e gli antenati, ai quali si rivolgono consultandone la volontà, per affrontare decisioni importanti. Per fare questo, il capo Buyu personificava gli antenati sotto forma di figure, che hanno in genere una grande testa, lunghi torsi e spalle quadrate.
Tra i clan all’interno del gruppo etnico Buyu, alcuni sono noti per le sculture di antenati maschili e femminili. Queste figure hanno lo scopo di celebrare i capi che guidarono le migrazioni, fondarono villaggi e fornirono una guida sicura. Le statue usate per adorare questi antenati sono spesso stilisticamente contaminate dalle tribù vicine, e a volte attribuite erroneamente.
L’arte dei Buyu è diventata nota agli studiosi di arte africana in Congo solo negli ultimi vent’anni; oggi è ricercata e difficile da trovare. Oltre alle tipiche figure degli antenati, il sottogruppo Sikasingo ha prodotto maschere, e statue caratterizzate da un viso triangolare e bordato. Le sculture presentano riproduzioni delle scarificazioni, hanno spalle quadrate e un’espressione feroce, segni distintivi della loro statuaria, richiesta tra i collezionisti. Sono stati influenzati dai gruppi presenti in quell’area del Congo, ma l’unicità delle loro sculture li distingue dai loro vicini più famosi. Le sculture sembrano rozze e scolpite in modo approssimativo, ma nascondono grande finezza, drammaticità, potere e bellezza, oggetti preziosi di arte africana in Congo.
Nel sud-est della Repubblica Democratica del Congo, i 90.000 abitanti Hemba sono insediati sulla riva destra del fiume Lualaba.
Verso la fine del XVI secolo, iniziarono la loro migrazione da un’area a nord-est, probabilmente la Tanzania moderna. Nel 1800 sotto la direzione di Niembo e suo figlio Myhiya, si trasferirono nella loro attuale posizione lungo il Fiume. Resistettero alle mire di incorporazione dei Luba. Da questi ultimi furono notevolmente influenzati in numerosi modi, compresi gli stili artistici. Alla fine del XIX secolo, furono sottomessi alle incursioni dei mercanti di schiavi arabi e poi dalle forze belghe di colonizzazione.
La struttura sociale, i culti e le credenze, come pure le ritualità sono tipiche di una origine tribale animista, presente in tutto il Congo. Queste origini, appannata dal rapporto con l’occidente bianco, oggi sono nuovamente accreditate. Gli Hemba praticavano l’adorazione degli antenati, per mantenere viva la memoria dei loro grandi capi, e giustificare l’autorità e il potere del capo del clan. Quest’ultimo ha assoluta autorità sui membri del clan ed è responsabile dellw figure di antenati, che conserva in una capanna dedicata. Come celebrante del culto ancestrale, il capo del clan, comunica con l’antenato, ricordando le sue grandi opere e invoca la sua buona volontà.
Le sculture degli antenati sono realizzate con gli occhi serenamente chiusi, il viso arrotondato, ad esprimere la calma interiore dell’antenato. Una pettinatura a quattro lobi tipica di molte figure, evoca le quattro direzioni dell’universo e il crocevia in cui si riuniscono gli spiriti. Le mani su ciascun lato della pancia gonfia indicano l’antenato che abbraccia e osserva i discendenti. Onorano la “kabeja”, una statuetta Gianiforme, un corpo e due facce, maschio e femmina, un unico collo, un ricettacolo per ingredienti magici. Ogni clan possiede un singolo kabeja, che è pericoloso da gestire e riceve sacrifici destinati agli spiriti.
L’espansione dell’impero di Luba risale al 1500, quando emerse dalla depressione di Upemba, che è ancora oggi il cuore dei loro insediamenti. Queste popolazioni hanno avuto un ruolo importante negli equilibri del sud est del Congo verso est sul Lago Tanganica. La loro influenza e dimensione si intensificò sotto la guida di Ilungu Sungu tra il 1780 e il 1810. Seguì l’espansione a nord e sud-est fino al 1840 sotto Kumwimbe Ngombe e poi a nord-ovest e nord-est dal 1840 al 1870 sotto Ilunga Kabale. L’impero iniziò a ridursi dopo la sua morte nel 1870 quando i commercianti di schiavi arabi e gli invasori europei sfidarono la supremazia nella regione.
La religione primaria era basata sulla venerazione degli antenati e rendeva omaggio agli spiriti dei defunti. La narrazione mitica incorporò nella cultura e nella tradizione elementi religiosi a sostegno del proprio dominio. Come le monarchie dell’Europa, la posizione del re era divinamente ispirata e direttamente correlata alla genesi del popolo. Pertanto, l’investitura del potere del re era rappresentata in un complesso rituale di incoronazione che implicava la conferma divina.
Il potere del Re era controbilanciato da un certo numero di istituzioni con funzioni specializzate. Il più importante era Mbudye, un’associazione responsabile del mantenimento e della trasmissione della conoscenza storica. Gli storici della corte di Mbudye (“uomini della memoria”) usano “dispositivi di memoria” per aiutarsi a recitare la storia della corte, le liste dei re e la conoscenza esoterica. Il principale tra i dispositivi di memoria è il lukasa, una tavoletta piatta e palmata, tempestata di perline e spille o ricoperta di ideogrammi iintagliati. Durante i rituali Mbudye un lukasa viene usato per insegnare le tradizioni sacre, gli eroi della cultura, le migrazioni del clan e le regole sacre. Ogni lukasa suscita parte di queste informazioni, ma la narrazione varia con la conoscenza e l’abilità oratoria del lettore.
La rappresentazione iconografica delle donne nella scultura Luba è diffusa e correlata all’importante ruolo delle donne nella società.
Quando un re moriva, il suo spirito era incarnato da un medium spirituale femminile, il cui titolo era Mwadi. Nella cultura Luba si pensa che solo il corpo di una donna sia abbastanza forte da contenere uno spirito potente come quello di un re. Motivo per cui la scultura dedicata alla regalità è quasi sempre di genere femminile. Mwadi fu così anche l’incarnazione del re Kasongo Niembo, che morì nel 1931; risiedeva nell’ex villaggio reale. Le residenze dei tredici re divennero così siti di memoria e furono chiamate capitali spirituali dove i Mwadi governavano i loro “regni dei morti”. Ogni Mwadi alla propria morte fu incarnata da un’altra donna nel suo lignaggio, garantendo così la perpetuazione della memoria del re.
Noti soprattutto per la raffinatezza della loro arte africana, tra le più belle del Congo, celebri i loro sgabelli, le ciotole divinatorie mboko , i lukasa (schede di memoria) intagliati. Di rara fattura anche le impugnature delle asce, gli scettri, le canne regali. Gli sgabelli sono l’emblema più importante della regalità e servono a generare memoria e storia.
Non solo il palazzo del re viene definito una kitenta (“sede del potere”), ma gli sgabelli sono una metafora dei livelli nella gerarchia reale.
Per attirare il mondo degli spiriti, la figura femminile che sostiene molti sgabelli Luba porta i segni dell’identità, tra cui la scarificazione, pettinatura. Eppure, ironicamente, gli sgabelli Luba raramente erano destinati esposti o utilizzati. Avvolti in un panno bianco e sorvegliati da un ufficiale nominato, gli sgabelli venivano portati fuori solo in rare occasioni. Venivano tenuti in un villaggio separato per proteggersi dal furto e dall’usurpazione del trono.
Nel XVI secolo i Lega iniziarono la loro lunga migrazione in area Congo, dall’odierno Uganda alla loro posizione attuale. Erano un popolo bellicoso la cui ferocia suggeriva a coloro con i quali venivano in contatto di adottare le loro usanze.Nel 17 ° secolo attaccarono l’avamposto ruandese di Rutshurer nel loro cammino verso Maniema, ad ovest del lago Tanganica, sottomettendo le popolazioni che vivevano nella regione. Molti tratti culturali sono stati trasmessi alle culture circostanti e l’etnia Lega domina ancora oggi la regione.
Questa etnia è una delle più conosciute nella Repubblica Democratica del Congo, per le sue dimensioni e lo spazio che occupa nella provincia del Sud Kivu. Abitano la zona di Mwenga nel sud del Kivu, fino alla provincia di Maniema, un’area vastissima. Sono noti anche per le pratiche di stregoneria tra i membri delle famiglie; una tradizione che ne ha danneggiato la reputazione.
Come in altre etnie anche per questo gruppo esistono numerose presenze divine e loro rappresentazioni. Nel mondo visibile, Kimbilikiti rappresenta una gerarchia di sommi sacerdoti (il saggio Bami). Mukuli, che presiede i riti della circoncisione, Kitumpu che funge da medico; è lui che circoncide gli adolescenti. Un terzo, Kilezi, si prende cura dei ragazzi appena circoncisi; mentre Il Bikundi, media tra il campo di iniziazione e gli abitanti.
La dottrina Bwami è rappresentata da maschere in legno o avorio, teste e figure piccole, che svolgono tutte un ruolo essenziale nei riti iniziatici. Sebbene semplici nella forma, questi oggetti scolpiti racchiudono significati complessi e multipli, elaborati attraverso proverbi, schizzi e balli. Le maschere si riferiscono agli antenati e sono trasmesse da una generazione di iniziati a un’altra come simboli di continuità. I motivi a cerchio punteggiato su molte delle opere rappresentano i segni del corpo, che esaltano sia le sculture che i personaggi che rappresentano. Le superfici lisce e levigate di queste sculture alludono alla natura raffinata e perfezionata dell’iniziato Bwami.
A differenza di molte maschere di altre culture o etnie africane, le maschere della tribù Lega non sono generalmente indossate sul viso. Sono attaccate al corpo, tenute in mano o semplicemente appese alle recinzioni durante le cerimonie di iniziazione Bwami.
La stilistica dell’arte africana di questa etnia è di raffinata bellezza, essenziali le linee, pulite da ogni tentazione decorativa. Le maschere coperte di caolino, ad evocare gli spiriti degli antenati e il mondo dei defunti, sono una tipologia di arte africana del Congo apprezzata. Sono universalmente note anche le mascherine passaporto, in avorio, o osso, che accompagnavano i cacciatori nei loro viaggi.
Cappelli decorati con cauri, collane di denti di leopardo, cucchiai di avorio, cinture di ciprea, colpiscono con la loro inventiva ed eleganza.
I volti rappresentati sulle loro maschere sono spesso concavi, a forma di cuore, con occhi a forma di conchiglie di ciprea. Il naso è lungo e magro, sfuma mentre si avvicina al labbro superiore. La bocca è piatta, rappresentata da un’incisione a forma di linea dentata e spesso curva verso il basso e il mento è appuntito. Su alcune maschere troviamo la ripetizione di uno schema sulla fronte, sul naso, sulle guance e talvolta sugli occhi; è un’incisione a punta su un cerchio.
La società Bwami e la ritualità connessa, è il contesto per la produzione delle loro opere d’arte africana come statuette e maschere. Gli oggetti in avorio sono riservati al più alto livello, il Kindi, mentre gli oggetti più poveri sono usati da Kindi e Yonanio, il secondo livello della società Bwami.