La Body Art si è affermata nel mondo dell’arte contemporanea attraverso un linguaggio denso di spiritualità. L’artista vuole trasmettere allo spettatore un modo più libero di relazionare con l’altro da se caratterizzato da una forte sensorialità. Imparare ad amare l’altro vedendolo con la mente e con il cuore. Imparare a cooperare insieme agli altri per migliorare la qualità della vita e recuperare il rapporto con la natura. Attraverso il dolore si arriva a capire la verità dell’esistenza. L’arte supera ogni tipo di confine per arrivare ad affermare la libertà dell’essere umano. Un’arte che riscopre la bellezza della vita e che si relaziona costantemente con essa in una ricca molteplicità di forme. Spesso il linguaggio della Body Art sconfina in altri stili artistici per arricchire la propria estetica. Fotografie, registrazioni, video, performance, si intrecciano fra loro per portarci a scoprire vari aspetti della vita dell’artista e del contesto storico in cui vive. Lo spazio del museo si trasforma in un luogo nel quale emerge la memoria dell’artista e il suo inconscio più profondo. Il contesto museale diventa uno spazio di fruizione interattiva delle diverse forme d’arte. Preparatevi a fare un lungo viaggio per scoprire diversi tipi di stili artistici dal 1960 fino agli anni 2000.

Il linguaggio artistico della Body Art si snoda attraverso variegate esperienze artistiche. Vito Acconci si relaziona con la galleria d’arte in modo multisensoriale coinvolgendo lo spettatore nei suoi ricordi, ossessioni e sperimentazioni. Le registrazioni e il televisore portano lo spettatore a stabilire un rapporto di collaborazione con l’artista. Valentina Berardinone nell’opera “Sequenze dal film Urbana 1973 La mano come fenomeno-immagine” crea una relazione fra corpo gestualità e pellicola. I movimenti delle mani sono allo stesso tempo avvenimenti e conoscenza. Sono luogo di rimando permanente per ogni verifica.

Joseph Beuys importante artista contemporaneo tedesco riporta nella sua estetica artistica la sua avventurosa esperienza avuta nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Era pilota dell’aviazione tedesca e nel 1943 il suo aereo fu abbattuto durante un’azione di guerra contro i russi. Beuys fu trovato ferito in condizioni fisiche drammatiche da un gruppo di uomini tartari che lo medicarono utilizzando grasso e feltro. Quando ritornò in Germania era diventato un altro uomo: “Un artista dall’incredibile forza spirituale”. Uno sciamano spirituale che plasmava le sue opere con il grasso il feltro e tutti quei materiali comuni che gli avevano salvato la vita. Un’arte che portava alla fratellanza umana e alla riconciliazione con la natura. Nel 1972 divenne membro del movimento Fluxus. L’uso dei materiali comuni densi di una forte spiritualità lo porteranno al raggiungimento di un’arte totale nella quale tutti sono artisti. Un’arte caratterizzata da un grande impegno sociale e civile. Gli artisti Gilbert e George concepiscono la Body Art come sculture viventi. Un’attività artistica che prende vita sia all’interno del loro studio d’arte che en plein air. La scultura vivente assorbe l’energia vitale e la spiritualità della vita per trasformarsi in arte sublime. Lasciamo la Body Art per andare alla scoperta di nuovi linguaggi e tecniche artistiche. Tra l’inizio e la fine degli anni Cinquanta si affermano un insieme di stili artistici che costituiscono l’”Informale”. La materia diventa un crocevia di sperimentazioni diverse aperte a letture diverse. Jean Dubuffet affermava che nella pittura il modo in cui un colore viene applicato è più importante della scelta di tale colore. Iniziare a dipingere un quadro è un’avventura che non sai dove ti porterà. Secondo Dubuffet l’artista è guidato da un caso particolare legato alla natura del materiale impiegato. Più che parlare di “caso” è opportuno parlare invece di velleità e di aspirazioni del materiale recalcitrante.

Jackson Pollock massimo esponente della Pittura d’Azione americana (Action Painting) ci porta a guardare oltre la tela. I suoi gesti pittorici sono densi di spiritualità ed energia. Il colore prende vita su di una superficie sconfinata dove l’artista può entrare dentro e lavorare in assoluta libertà. La Pittura d’Azione attraverso un continuo smembramento e smantellamento dell’arte superava i limiti dentro i quali l’artista poteva esprimere i suoi meccanismi critico-creativi. Nel corso degli anni 60/70 nascono svariati movimenti artistici tra i quali ricordiamo il Nouveau Rèalisme in Francia. Con la figura del critico d’arte francese Pierre Restany abbiamo un nuovo tipo di studioso dell’arte che lavora a stretto contatto con gli artisti favorendone l’incontro e stimolandone la creatività. Soltanto una socializzazione artistica aggregante e continua può portare alla nascita di nuovi stili artistici. Fu Pierre Restany a coniare il termine di Nouveau Rèalisme e a raggruppare artisti come Klein, Tinguely, Hains, Villeglè, Dufrene, Arman, Spoerri, Raysse ed altri. Sono tante le caratteristiche che contraddistinguono questo movimento artistico molto prolifico e variegato. Gli artisti portano nell’opera d’arte una molteplicità di oggetti di uso comune che diventano i protagonisti principali del quadro. La genialità dell’artista e la sua spiritualità plasmano questi oggetti facendone emergere le loro proprietà nascoste (equilibrio, aggressività, multiformità). L’arte contemporanea si espande allargando i suoi confini. Anche i materiali più umili assumono un valore denso di spiritualità e poesia. Yves Klein crea delle opere la cui monocromaticità ci porta verso uno spazio infinito. Un’opera d’arte meditativa che sprigiona energia positiva. Le lacerazioni (dècollages) di Mimmo Rotella rappresentano la galleria d’arte della strada. Sono testimonianza dell’intervento del lavoro dell’uomo della strada e delle intemperie. I Nuovi Realisti tendono a frammentare, sovrapporre, alterare gli oggetti investendoli di un tocco di mistero e d’eleganza. Pierre Restany così sosteneva: “Ciò che è importante evidenziare per il Nouveau Rèalisme è l’appassionante avventura del reale colto in sé e non attraverso il prisma della trascrizione concettuale o immaginativa. L’uomo se arriva a reintegrarsi nel reale, l’identifica con la sua propria trascendenza, che è emozione, sentimento e infine poesia ancora”. Lasciamo il Nouveau Rèalisme e concentriamoci ora sull’”Happening”. Il pubblico diventa sempre più partecipante attivo delle opere d’arte. Nell’opera “18 Happenings in 6 parts” l’artista Allan Kaprow trasforma gli spettatori in fruitori attivi dell’evento. Un tripudio aggregante di suoni, rumori, azioni e parole. Lo spettatore aumenta sempre di più il suo modo di sentire le cose e le persone attraverso una continua interazione con il raggruppamento artistico dell’evento. Nel corso del tempo l’arte contemporanea si allarga sempre di più ad una vasta varietà di linguaggi. Per esempio nella tendenza artistica del “Fluxus” confluiscono esperienze musicali, teatrali e poetiche.

Nel 2017 ho avuto modo di realizzare con il collettivo curatoriale della sesta edizione del Luiss Master Of Art (con la supervisione del critico d’arte Achille Bonito Oliva) una mostra intitolata “Sublimina”. L’esposizione ha avuto luogo presso il Museo delle Mura Aureliane in via di Porta San Sebastiano 18. Questa esperienza è stata per me molto importante perché mi ha portato a concepire l’arte contemporanea in un modo più vasto e ricco di spiritualità. Essere curatore d’arte significa fare interagire linguaggi di artisti diversi portandoli nel cuore dello spazio museale. Il luogo del museo si trasforma in un melting pot di stili estetici diversi che cooperano per raggiungere un’armonia collettiva densa di fratellanza umana e solidarietà. Il curatore diventa il leader del gruppo di artisti che porta i linguaggi verso nuovi orizzonti conoscitivi, verso diversi tipi di sconfinamenti interdisciplinari che hanno un’unica grande finalità: “portare un messaggio di pace e unione fra i popoli”. Nella mostra “Sublimina” il concetto di confine è stato declinato sotto svariati aspetti: filosofico, antropologico, linguistico, sociologico, storico. Come sostiene Achille Bonito Oliva l’arte è sempre la tentazione, la proposta, il tentativo di uno sconfinamento. Nel 1600 le figure delle pitture barocche tendevano ad uscire fuori dallo spazio del quadro. Con le avanguardie del 900 vi è stato un superamento dei limiti della cornice attraverso l’installazione. Porta San Sebastiano è un museo-sito archeologico che mette in comunicazione l’arte antica con quella contemporanea. Un limes invalicabile quello delle Mura Aureliane sul quale germinano tendenze artistiche contemporanee che creano in assoluta libertà. Il termine “Sublimina” ha in se il significato di confine (limen inteso come confine-soglia), che si instaura fra tutti i molteplici aspetti del confine rappresentati in mostra.

L’opera di Alessandro Piangiamore “Untitled (Vulcano)” rappresenta una foto in bianco e nero dell’Etna in eruzione. Un corallo posto vicino alla foto raffigura la continuazione della lava che erutta. Da una parte l’artista siciliano vuole far emergere la memoria della sua terra, dall’altra l’elemento naturale che sconfina dall’opera è un ricongiungimento con la bellezza delle forme della natura.

L’opera video di Marzia Migliora “Fil de seida” rappresenta due uomini di diversa nazionalità (uno italiano e l’altro tedesco) che cercano in continuazione di raggiungersi. Alla fine cadono entrambi nel vuoto. Ci troviamo al confine che divide l’Italia dall’Austria. Il continuo tentativo di stabilire un contatto tra le due persone rappresenta il desiderio di abbattere i rigidi confini culturali ostacolati da un opprimente passato storico. Il termine “Fil de seida” in ladino significa “filo di seta” e “linea di confine”. In epoche antiche era diffusa la tecnica di delimitare i margini dei campi lasciando delle strisce d’erba incolta. L’essere umano ha sempre creato confini labili per proteggere se stesso ed escludere l’altro.
Glenn Weyant realizza l’opera “Escape Goat/Ghost” battendo con vigore ed energia le sbarre metalliche del confine che separa il Messico dagli Stati Uniti. Tutto ciò che trova (rami, bastoni, pezzi di rottami) si trasforma in strumento musicale. Il suono che si genera da questa percussione metallica dilaga nei territori dei due paesi divisi ricongiungendoli nell’equilibrio di una grande melodia che si chiama libertà. La musica è una forza spirituale capace di polverizzare qualsiasi barriera. Un’energia potente che contribuisce a costruire la pace nel mondo. Quest’opera all’interno dello spazio museale è stata allestita come un’installazione sonora.

Luca di Luzio plasma la materia pittorica con i gesti del suo corpo. Il confine è rappresentato dalla sua corporeità. L’opera “Atlas Ego Imago Mundi” è un atlante geografico costituito da una ventina di tavole dipinte con tecnica mista su carta. L’artista rappresenta delle geografie variopinte di territori immaginari. L’opera simboleggia il suo corpo che si esprime nella sua forma espressiva più alta in confini geografici e naturali.

Marco Maria Zanin nel “Trittico Novo Mundo” tratta la tematica della migrazione. È un’opera suddivisa in tre parti. Una cartina geografica sistemata su due banchetti con sopra un ventilatore spento e un grande foglio bianco appeso alla parete. Il lavoro di questo artista rappresenta il viaggio che ciascun essere umano compie da una terra conosciuta a un’altra ignota. Tre tappe che simboleggiano il movimento migratorio: 1)Partenza, 2)Viaggio, 3)Meta. Un’opera dedicata al sacrificio e alla sofferenza di tutti gli uomini che emigrano. Sono stati tanti gli italiani che sono emigrati in America Latina per trovare condizioni di vita migliori. Marco Maria Zanin porta lo spettatore a sognare nuovi mondi, a volare sulle ali della libertà. Ci porta a immaginare un mondo senza confini.
L’opera video “Underlines” di Eva Marisaldi è un insieme di estetiche artistiche diverse: disegno, scultura, fotografia. Concetti idee e stili artistici migrano verso altri confini espressivi. È un movimento denso di conoscenza e voglia di imparare a conoscere il mondo.