Al Museo Diocesano di Catania è possibile visitare gratuitamente la mostra “Dai monasteri e dai conventi”, un percorso che promuove il ricco patrimonio storico-artistico proveniente dagli ordini religiosi all’indomani dell’Unità d’Italia. Fu con il Regio decreto “7 luglio 1866, n. 3036” che il nascente Regno negò il riconoscimento, e di conseguenza la capacità patrimoniale, a tutti gli ordini, corporazioni e congregazioni religiose. La conseguenza delle “Leggi Eversive” fu l’immediata confisca dei beni che, nel caso specifico delle opere d’arte, affluirono direttamente ai comuni favorendo la realizzazione dei musei civici.

La mostra, a cura della dott.ssa Roberta Carchiòlo, storica dell’arte della Soprintendenza di Catania, è organizzata dalla Prefettura di Catania, dall’Arcidiocesi di Catania ed è finanziata dall’Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana. Concepita su un doppio registro narrativo storico e artistico, il percorso racconta un’importante pagina del nascente Regno d’Italia, esponendo una grande varietà di opere provenienti, in origine, dalle congregazioni religiose ed oggi fruibili presso i musei civici ed ecclesiastici della città di Catania e della sua provincia.

Una mostra che vuole promuovere al meglio questa pagina di storia ma, soprattutto, esporre al pubblico parte del grande patrimonio storico e artistico che un tempo veniva custodito presso le istituzioni religiose della città etnea. Sculture, paliotti d’altare, codici miniati, oreficeria, argenteria e dipinti che raccontano i rapporti tenuti dagli ordini religiosi con artisti provenienti non solo dalla Sicilia ma da diverse aree della penisola, manifestazione di una ricchezza economica e culturale che nei secoli ha interessato l’area etnea.

Una delle prime opere che merita particolare attenzione è l’Andata al Calvario, conosciuto come Spasimo di Sicilia, copia della grande pala realizzata da Raffaello intorno al 1517 e oggi conservata presso il Prado di Madrid, eseguita del messinese Jacopo Vignerio del 1541, quest’ultimo allievo di Polidoro da Caravaggio. Un’occasione per ammirare il dipinto del Vignerio, non fruibile da settembre 2023 a causa della chiusura per “problemi strutturali” della chiesa di San Francesco all’Immacolata a Catania.

Jacopo Vignerio, Andata al Calvario, 1541.

Durante il percorso è possibile osservare diversi dipinti realizzati tra Quattrocento e Cinquecento, testimonianza della produzione rinascimentale nell’isola che, per ciò che riguarda in particolare il Val di Noto, risultano particolarmente importanti per la ricostruzione dell’assetto artistico prima del terremoto del 1693. Tra questi, una pala realizzata da un pittore seguace di Antonello da Messina non ancora identificato dalla critica. Il dipinto, raffigurante la Madonna e il Bambino con le sante Agata e Lucia, proviene dalla chiesa di San Nicolò di Randazzo ma originariamente era collocato nella chiesa di San Francesco di Paola; di particolare interesse i riferimenti al maestro messinese, soprattutto nella raffigurazione del Bambino che richiama direttamente la figura dello stesso soggetto nel Polittico di San Gregorio conservato presso il MuMe di Messina.

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(Part.) Ambito di Antonello da Messina, Madonna e Bambino con le sante Agata e Lucia, fine XV – inizi XVI sec.

Uno dei punti più preziosi del percorso è rappresentato da un’opera particolarmente importante, la Madonna di Cesare da Sesto, piccolo frammento superstite della pala d’altare che si trovava presso Santa Maria la Grande, chiesa dell’ordine domenicano, dipinto andato distrutto a causa del terremoto del 1693. La pala d’altare doveva essere molto celebre nell’area etnea del XVI secolo, in quanto ebbe come effetto quello di alimentare una produzione pittorica basata su elementi introdotti in Sicilia dall’allievo di Leonardo da Vinci, come testimoniano la Madonna e Bambino tra le sante Agata e Caterina d’Alessandria e la Madonna in trono con Bambino e San Giuseppe, quest’ultima attribuita a Bernardino Niger, ambedue conservate presso il Museo Diocesano di Catania.

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Frammento della pala d’altare eseguita da Cesare da Sesto per la chiesa di Santa Maria la Grande a Catania.

Un’esposizione importante e unica nel suo genere che potrebbe segnare il punto d’inizio per un dibattito sul patrimonio storico-artistico locale, poiché tramite il racconto storico è possibile porre le basi per una migliore comprensione della contemporaneità, anche in campo artistico.

Un impegno, quello Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana finanziatore dell’esposizione, che alimenta speranze nella comunità siciliana affinché possa proseguire un filone di racconto del passato attraverso la storia dell’arte coinvolgendo diversi attori e promuovendo studi e ricerche intorno ad esso.

L’eredità storico-artistica e, più generalmente, culturale, obbliga gli addetti ai lavori ad una ricerca sempre più minuziosa sul passato; una divulgazione di qualità sul patrimonio artistico potrebbe essere uno dei punti di forza per una maggiore conoscenza, dunque, una consapevolezza cittadina che alimenterebbe in ciascuno di noi un maggior senso civico e un rinnovato senso di rispetto verso i luoghi che quotidianamente viviamo.

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