Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei nostri valori familiari o l’intelligenza del nostro dibattere. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro Paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.

Robert Kennedy.

Il termine PIL è ormai da tempo uscito dall’alveo degli addetti ai lavori economisti e politici, per diventare quasi un termine di uso comune che misura la ricchezza di una nazione.

La definizione tecnica di PIL è data dal valore dei prodotti e servizi realizzati all’interno di uno Stato sovrano in un determinato arco di tempo in genere un anno. Detto valore è quello che risulta da un processo di scambio ovvero, in parole povere, dalla vendita di prodotti e servizi con esclusione quindi dei beni prodotti per autoconsumo (la marmellata fatta in casa) ed i servizi resi a titolo gratuito (liberalità e beneficenza).

Si parla di prodotto “lordo” perché non comprende gli ammortamenti, cioè la perdita di valore che subiscono i beni materiali e immateriali (ad esempio i software) per effetto dell’utilizzo e dell’obsolescenza

Esistono ben tre metodi per calcolare il PIL che danno essenzialmente un risultato in termini numerici abbastanza simile.

Se il PIL deriva da un atto di scambio dovuto all’incontro tra domanda ed offerta possiamo computare l’indice dal punto di vista della domanda, cioè della spesa (metodo della spesa) e quindi avremo spesa totale delle famiglie + saldo degli investimenti (investimenti – disinvestimenti) + spesa pubblica + esportazioni – importazioni

Ma possiamo computare lo stesso dato dal punto di vista dell’offerta (metodo del valore aggiunto) in quanto per costruire un prodotto o un servizio ed arrivare poi alla vendita si sono realizzati una serie di passaggi, ad esempio acquisto dei beni intermedi (materie prime o semi lavorati), fattori prodottivi come il lavoro o i beni strumentali (i macchinari che servono a costruire un prodotto) ogni passaggio aggiunge un “valore economico” sommando tutti i valori arriviamo al calcolo del PIL.

Infine, possiamo calcolare il PIL attraverso la remunerazione di tutti i fattori produttivi, essenzialmente capitale e lavoro che sono stati necessari per arrivare alla produzione di un bene o di un servizio. In questo caso il Pil viene calcolato sommando tutti i salari ed i profitti, intesi come dividendi azionari e remunerazione di prestiti obbligazionari, e le tasse sulla produzione e l’IVA (Metodo dei redditi).

Alla crescita del PIL contribuiscono anche fenomeni che hanno un effetto negativo sulla società come la compravendita di stupefacenti o il lavoro nero (l’economia illegale o sommersa). L’esempio del compianto Economista Jean-Paul Fitussi morto ad aprile dello scorso anno è illuminante.

Se le automobili sono bloccate in un ingorgo, c’è maggior consumo di benzina e questo influisce positivamente sul Pil, mentre lo spreco di tempo delle persone e l’inquinamento prodotto che danneggia l’economia, non viene computato nell’indice del PIL

Il Benessere equo e solidale (BES) è un indice calcolato dall’Istat ormai da 10 anni (la prima rilevazione è del 2013) ed è ormai un indice ufficiale in quanto con la legge 163/2016, che ha riformato la legge di bilancio, il suo calcolo viene riportato nel DEF, il documento di economia e finanza e quindi rientra a pieno titolo nelle analisi economiche svolte per la redazione della legge di bilancio

L’Italia è il primo Paese che, collegando gli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES) alla programmazione economica e di bilancio, attribuisce a essi un ruolo nell’attuazione e nel monitoraggio delle politiche pubbliche.

Il calcolo di un indice che voglia calcolare il benessere reale dei cittadini tenendo presente, ad esempio i fenomeni di disparità dei redditi o di difficolta di accesso ai servizi essenziali (sanità, ordine pubblico, ecc) è ovviamente estremamente complesso; infatti, si basa su ben 129 indicatori, raggruppati nelle 12 domini.

Nella tabella in calce si mostrano le 12 domini con i relativi indicatori e le Fonti di rilevazione.

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Il reddito disponibile lordo corretto pro capite nominale, primo indicatore del dominio ‘benessere economico, nel 2020 si è ridotto (-1,5 per cento a/a) dopo sei anni di incrementi; nel 2021 è stimato in rapido recupero (+4,3 per cento a/a), tuttavia in termini reali si registra un arretramento nel 2022 per via dell’impennata dell’inflazione (misurata dal deflatore dei consumi), pur in presenza di corposi interventi per contenere i costi delle bollette di gas e luce. La disuguaglianza del reddito disponibile, misurata dal rapporto fra l’ammontare del reddito disponibile equivalente del quinto più alto e quello più basso della distribuzione dei redditi (S80/S20), nel 2020 è peggiorata a causa della crisi, ma in misura limitata (+0,2 punti). Nel 2021 le misure temporanee a sostegno dei figli minori e altri interventi redistributivi hanno determinato una riduzione della disuguaglianza pari a 0,2 punti rispetto al 2020. Nel 2022, per effetto dell’Assegno Unico Universale per i figli e della rimodulazione delle aliquote Irpef, l’indicatore si dovrebbe ridurre di un ulteriore decimo di punto ritornando ai livelli registrati nel periodo 2012-2014, mentre per il 2023 e il 2024 si prevede che l’indicatore rimanga costante. La percentuale di persone appartenenti a famiglie in condizioni di povertà assoluta nel 2020 è aumentata di 1,3 punti percentuali, a causa della recessione economica indotta dall’epidemia: gli individui in condizione di povertà assoluta hanno superato i 5,6 milioni di unità (circa 2 milioni di famiglie), con un aumento, rispetto al 2019, di oltre un milione di individui (335 mila famiglie).

l dominio ‘Salute’ è monitorato da due indicatori: speranza di vita in buona salute alla nascita ed eccesso di peso. Nel 2020 la mortalità si è attestata su livelli eccezionalmente elevati, con un incremento rispetto al 2019 inferiore soltanto a quello del primo anno di conflitto della Prima guerra mondiale e alla pandemia di “spagnola” del 1918. Il dominio ‘Istruzione e formazione’ è monitorato dall’indicatore uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione che ha registrato un miglioramento anche nel corso del 2020, ma solo per il genere femminile. Nel 2022 l’indicatore è previsto in miglioramento.

Nel 2020 il tasso di mancata partecipazione al lavoro, primo indicatore del dominio ‘Lavoro e conciliazione dei tempi di vita’, è rimasto sostanzialmente invariato. A partire dal 2022 si prevede una ripresa della tendenza al miglioramento osservata nel periodo che ha preceduto la pandemia, favorita dalla dinamica sostenuta dell’attività economica e del mercato del lavoro. Il rapporto tra tasso di occupazione delle donne 25-49 anni con figli in età prescolare e quello delle donne senza figli è in lieve peggioramento anche nel 2020 con una tendenza negativa che risale al 2015: le donne con figli in età prescolare hanno sofferto un peggioramento più accentuato della propria condizione occupazionale rispetto alle donne senza figli. L’indice di criminalità predatoria, che monitora il dominio ‘Sicurezza’ ed è composto da tre sotto indicatori (il numero di vittime di rapine, di furti in abitazione e di borseggi per 1.000 abitanti) ha registrato il calo più marcato dal 2005 (-6,1 vittime ogni 1.000 abitanti) proseguendo un percorso discendente iniziato nel 2015 e raggiungendo il valore minimo della serie. Al dominio ‘Politica e istituzioni’ appartiene l’indice di efficienza della giustizia civile (la durata media dei processi civili) che nel 2020 è risultato sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente. Per i prossimi anni sono in fase di approvazione numerose misure previste dal PNRR che mirano alla riduzione dei tempi della giustizia. Le emissioni pro capite di CO2 e altri gas clima alteranti, indicatore del dominio ‘Ambiente’, hanno registrato nel 2020 una profonda contrazione, inferiore solo a quella osservata nel 2009. Per il 2021 si stima un rimbalzo delle emissioni di CO2 eq. pro-capite (0,5 tonnellate eq. rispetto al 2020), sospinte dalla progressiva rimozione delle misure restrittive e dal forte recupero del PIL. Infine, l’indice di abusivismo edilizio, del dominio ‘Paesaggio e patrimonio culturale’, per il 2020 registra un calo rilevante (17,1 abitazioni illegali ogni 100 costruzioni autorizzate dai comuni): il dato cumulato con quelli rilevati nel 2018 e 2019 determina una riduzione complessiva di 2,8 punti percentuali.

Per approfondimenti

Pubblicazione Istat: https://www.istat.it/it/archivio/rapporto+bes

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