Secondo il rapporto Censis Disinformazione e Fake News in Italia il 76,5% degli italiani ritiene che le fake news sono sempre più sofisticate e difficili da scoprire mentre il 20,2% crede di non avere le competenze necessarie per riconoscerle.

Purtroppo in questo caso il detto “voce di popolo, voce di Dio” trova una sua piena applicazione, in quanto gli strumenti di difesa dalla disinformazione on line diventano sempre più inefficaci, di fronte ad un fenomeno che aumenta in dimensione e complessità, grazie anche alle nuove tecnologie.

Il problema della disinformazione on line sta assumendo dimensioni allarmanti e rappresenta una potente cassa di risonanza di posizioni meramente ideologiche che purtroppo sfociano spesso nella superstizione, nel razzismo e nelle tesi antiscientifiche.

Le principali piattaforme digitali sono da tempo impegnate in attività di fact-checking finalizzate ad individuare ed eliminare bufale che circolano nei siti e nei social, ma la sensazione è che si sia di fronte ad un fiume in piena il cui unico argine è la consapevolezza, l’alfabetizzazione digitale e lo sviluppo del pensiero critico.

L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, che, per esempio, può utilizzare le sembianze di qualsiasi persona per creare video o foto talmente veritiere che a loro volta possono essere “sbugiardate” solo attraverso sofisticati strumenti tecnologici, rende e renderà la questione ancor più complessa.

Tutti noi soffriamo di un Bias cognitivo che ci spinge a sopravalutare tutte le informazioni che confermano il nostro punto di vista ed a sottovalutare le informazioni contrarie, ed in alcuni casi, quando le posizioni ideologiche sono particolarmente radicate, a negare l’evidenza della realtà.

Le tematiche particolarmente divisive, dove le posizioni all’interno dell’opinione pubblica tendono a polarizzarsi, rappresentano il principale terreno fertile della disinformazione.

La crisi pandemica e il cambiamento climatico sono due esempi di scuola, dove, a seconda di posizioni ideologiche, precostituite e contrapposte, gruppi di persone, vere e proprie tribù digitali, alimentano una disinformazione dilagante condita di populismo e complottismo.

Anche nella descrizione dei fenomeni economici le Fake News dilagano. Si costruiscono ad arte tesi economiche prive di qualsiasi base empirica o scientifica, ma che servono ad alimentare una retorica populista di “ricchi cattivi contro i poveri buoni” che non combatte per nulla la pur crescente disuguaglianza sociale, ma nutre invece una rabbia collettiva nelle classi più incolte e meno ambienti, che poi corre il rischio di sfociare nella violenza.

Ancora più grave l’uso delle Fake News nella narrazione dei due conflitti: la guerra russo-ucraina e il conflitto israelo – palestinese. Nei conflitti bellici, la disinformazione è usata come arma psicologica per alimentare l’odio tra i popoli, le culture e le religioni.

Emerge quindi un bisogno di rassicurazione sulla fondatezza e la qualità delle notizie che circolano, che imponga anche regolazioni più stringenti e nuovi professionisti dell’informazione che abbiano il compito di difendere la verità, anche quando questa è scomoda per il potere o la tesi dominante.

Le notizie false, fabbricate ad arte, per influenzare l’opinione pubblica oppure per consolidare le proprie posizioni di prestigio all’interno delle tribù digitali, hanno spesso alcune caratteristiche peculiari che possono aiutarci a riconoscerle.

Le Fake News sono generalmente prive di prove scientifiche provenienti da fonti accreditate, utilizzano immagini forti per attirare l’attenzione che spesso si rivelano false ed appositamente costruite, oppure si riferiscono a contesti che non hanno alcuna correlazione con i fatti raccontati.

Fanno un uso smodato di titoli esca scritti in maiuscolo e con molti punti esclamativi e viaggiano più spesso sui social network che sui siti di informazione accreditati.

Quando attraverso metodologie scientifiche, si analizzano le modalità con cui le “bufale” si diffondono on line, individuando i percorsi digitali che le notizie hanno percorso prima di arrivare sullo schermo del nostro computer o del nostro smartphone, spesso (e questa è una notizia inquietante per le nostre democrazie) si scoprono regie occulte con precisi scopi politici, economici e sociali.

L’unica vera arma di difesa dalle Fake News è lo sviluppo del pensiero critico che si alimenta nel confronto tra fonti diverse e nella profonda convinzione che, nessuno ma davvero nessuno, ha in tasca la verità assoluta, e che nella realtà molte delle nostre opinioni sono predeterminate dalla nostra cultura, dalle nostre esperienze di vita, dalla famiglia e dal luogo in cui siamo nati.

Il pensiero critico è anche la principale arma della pace. La diplomazia è l’arte di trattare con chi è diverso da noi, con chi ha opinioni e punti di vista diametralmente opposti: con il nemico. E spesso si scopre che a dividerci è principalmente il punto di osservazione dal quale si guarda la realtà.

Verità e pace sono da sempre compagne inseparabili.

Per approfondimenti:

https://www.censis.it/comunicazione/disinformazione-e-fake-news-italia

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