Marco Zagni è da sempre appassionato di viaggi e dei misteri della Storia e metastoria. Importanti sono state le sue spedizioni di ricerca archeologica in Sud America, soprattutto in Perù e Brasile. Collabora per diversi anni con riviste specializzate in misteri archeologici come «Nexus», «Fenix» e «Il Giornale dei Misteri». Ultimamente è uno dei fondatori dell’interessante progetto ‘’rabdo team’’.

Dott. Zagni, lei è un ricercatore di mondi scomparsi. Ci vuole parlare dei suoi viaggi/ricerca?

Domanda la sua dalla risposta non facile: prima di tutto sono un esploratore, sin da bambino seguivo le gesta di un mio parente, Mario Ghiringhelli, esploratore dell’Asia e del Sud America, e ho iniziato con lui ad allenarmi e a viaggiare molto presto, a 20 anni di età. Dopo che lui morì nel 1993 in un viaggio per delle complicazioni respiratorie, continuai da solo , soprattutto in Sud America. Mario fece in tempo a farmi capire che i più grandi misteri archeologici, forse collegati alla mitica Atlantide e a Mu si potevano cercare di risolvere là, in Sud America appunto. Ma feci anche conoscenza con altre grandi persone come Timothy Paterson, nipote del famoso Colonnello Fawcett, grande esploratore del Sud America, l’americano Greg Deyermenjian e il conte Antonio Filangieri, che per primo fece conoscere in Italia i misteri legati alla città sotterranea di Akakor. Greg fu invece il primo ad indirizzarmi verso la ricerca del regno perduto del Paititi , situato tra il Perù e il Brasile. Ricerca che speriamo di concludere proprio quest’anno. Non dimentico comunque il Gruppo Akakor di esplorazione, cui devo molto, e che mi ha fatto conoscere una delle guide più famose del mondo, Tatunca Nara.

Recentemente, ma non troppo ha creato assieme ad altri ricercatori ‘’rabdo team’’. Cosa sarebbe?

Questa è un’altra faccenda maledettamente importante e perciò divisiva, in un mondo iper-globalizzato, dove il pensiero alternativo non viene quasi più nemmeno tollerato. Nel 2000, tramite la conoscenza di un famoso geologo, Floriano Villa, oggi scomparso, venni a sapere di una incredibile storia, ma vera, che si basava su delle ricerche segrete compiute negli anni Sessanta in Italia, ma non solo, da un gruppo di studiosi, che avevano ipotizzato l’esistenza sulla Terra di una civiltà di tipo contemporaneo, ma remotissima, in auge milioni di anni fa. Mi venne fornito moltissimo materiale originale delle ricerche effettuate, al punto che mi resi conto, date le competenze richieste, avrei potuto analizzare questi documenti solo con l’aiuto di un gruppo di amici che ritenevo tra i più brillanti che conoscessi. Nacque così il Rabdo Team. La storia è comunque molto complessa, consiglio di leggere i due saggi che abbiamo scritto , “Il Risveglio degli Antichi” e “Il Diario degli Antichi”, reperibili sulle piattaforme commerciali internet dedicate.

La ricordo anni fa quando fece una conferenza su ‘’Tirrenide’’. L’Italia, a quanto pare, migliaia di anni fa, aveva una forma diversa. Cosa è davvero questo continente scomparso?

La Tirrenide è uno dei grandi misteri di quella parte dell’Italia antica, antidiluviana, e oggi sommersa dal Mediterraneo. Da noi non si è mai voluto approfondire veramente le ricerche subacquee al largo di certi tratti di costa italiana, mi riferisco in particolare alla zona centrale e meridionale del nostro Paese, che aveva una forma costiera diversa, forse perché, ormai è un dato di fatto, a livello popolare, più indietro degli Etruschi e dei Romani non si vuole andare. Non so, è un problema complesso che richiederebbe l’investimento, lo riconosco, di molto denaro pubblico. L’archeologia subacquea è molto costosa. La Tirrenide sarebbe comunque quella parte dell’Europa mediterranea che gli Atlantidi, lo dice Platone, avrebbero voluto conquistare, senza poi riuscirci del tutto, grazie ai Greci. Ti riferisci probabilmente ad una conferenza che avevo tenuto a Napoli, diversi anni fa. Del discorso Tirrenide se ne interessarono alcuni italiani, come Costantino Cattoi, durante il periodo del Fascismo. In ogni caso si può trovare un mio scritto in merito nel saggio “Esoterismo e Fascismo” uscito nel 2006 per Mediterranee edizioni.

Il recente revival di opere sul simbolismo archetipo, compreso lo studio dettagliato delle rune, rappresenta una nuova presa di consapevolezza di un certo mondo ‘’a-accademico’’. Si sta tracciando una nuova strada di ricerca?

Una domanda questa molto interessante: seguendo una certa linea di pensiero si può comprendere come una civiltà perduta molto antica, chiamiamola Atlantide, sapendo che sarebbe crollata prima o poi, per cause naturali endogene o esogene la nostra Terra, o per guerre devastanti, avesse voluto salvaguardare parte delle sue conoscenze, anche tecniche, in determinati modi, che potrebbero aver potuto superare la barriera del tempo, a vantaggio di chi sarebbe venuto dopo, millenni dopo. Pertanto, certe leggende tramandate a voce, certi sistemi di scrittura molto antichi come le rune o i geroglifici, per esempio, certi disegni architettonici scolpiti su pietra, potrebbero nascondere dei messaggi relativi ad un passato culturale antichissimo, molto più antico di quanto si pensi. Il saggio “Il Mulino di Amleto” spiega molto chiaramente questa possibilità, è un libro uscito diversi anni fa, il cui messaggio si comincia a diffondere tra la gente solo di questi tempi. Ma anche “l’Altra Europa” o “La Porta del Sole di Tiahuanaco” da un certo punto di vista, sono su questo genere e consiglio di leggerli. Sul fatto che però queste idee avranno presa a livello universitario sono ancora molto scettico, anche se De Santillana, autore del “Mulino di Amleto”, era un docente.

Lei sta rilasciando questa intervista per un’associazione di matrice cattolica. Si è mai appassionato a luoghi particolari di un certo Cattolicesimo, come per esempio la Provenza, dove a quanto pare era presente il Santo Graal ?

Beh, sì, essendo Cristiano cattolico, un certo interesse l’ho sempre avuto. Ultimamente, anche grazie al fatto che mia moglie Simona se la cava molto bene con la pittura iconografica religiosa tradizionale, ho visitato diversi monasteri e luoghi di culto cristiani molto interessanti tra l’Italia e la Grecia. Mi mancano ancora la Russia ovviamente, per la parte ortodossa, e altri Paesi dell’Est, ma la situazione internazionale non lo permette di certo, adesso. Certo, mi ha sempre interessato il ciclo del Graal e l’ipotesi di un Graal “provenzale”, cioè finito in Provenza, portata a conoscenza in Europa dallo studioso Otto Rahn negli anni Trenta. Al momento però non ho ancora affrontato un tour del genere, ma sono già ben attrezzato per farlo in futuro, e mi darà qualche dritta senz’altro il mio amico romano Paolo Imperio, che l’ha già fatto recentemente e dal quale vuole trarre un saggio.

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