Il discorso dei rapporti tra l’Europa e gli Stati Uniti, è un discorso complesso e soprattutto sbagliato nella premessa. Perché ci possano essere rapporti diretti tra Stati Uniti ed Europa dovrebbe esistere un Europa. O meglio dovrebbe esistere un’Europa politicamente cosa, in grado di prendere delle decisioni, non dico su un piano paritetico, ma quantomeno abbastanza similare, a quello dei cugini d’oltreoceano. Questo non si verifica assolutamente perché le costruzioni dei due sistemi sono profondamente diverse.

L’Europa è un’unione fortemente imperfetta. Ha un assetto più simile ad una confederazione, ma continua a non avere organismi efficaci per trovare posizione di sintesi sulle situazioni più importanti.

Gli Stati Uniti sono un’unione sin da Abramo Lincoln, che riuscì a perfezionare il potere del governo centrale su tematiche essenziali. Gli americani hanno un presidente, un parlamento, una corte suprema che garantisce i diritti dello Stato dell’Unione, che in materia di difesa, di sicurezza, di politica estera e per altre importanti funzioni è superiore ai singoli stati.

L’Europa continua a rimandare le decisioni fondamentali ai singoli stati.
Quindi ci sono due Stati fondamentali da analizzare se si analizza l’Europa, perché sono l’asse portante dell’odierna Europa. Questi stati sono la Francia e la Germania. Due paesi profondamente in crisi, per la situazione interna al loro sistema politico. In Francia questa crisi è diventata palese, causa le recenti elezioni ed in Germania è presunta visto quanto recentemente accaduto in Turingia.

Gli altri paesi Italia, Belgio, Olanda, Spagna, Grecia sono collaterali all’asse portante che è sostanzialmente franco-tedesco.

Poi vi si aggregano paesi francofoni e paesi vicini storicamente alla Germania ma si aggregano come satelliti di un egemonia più forte.

Il motore economico, produttivo e commerciale è sicuramente quello tedesco.
Mentre, con la fuoriuscita dell’Inghilterra, il sistema militare più importante, per quanto ben lontano dalla dimensione dell’alleato statunitense è quello francese.
La Francia è riuscita anche a mantenere una politica estera interessante, molto più indipendente di tanti altri paesi europei.

Qui rimane doveroso fare una premessa. Lo spartiacque del secondo conflitto mondiale ancora oggi ha un peso di non trascurabile rilievo.

I paesi sconfitti,Italia e Germania, persero di fatto la loro sovranità. O meglio si trovarono ad una sovranità limitata. Mentre un paese come la Francia che non aveva certo militarmente vinto la guerra, ma era riuscito, grazie all’abilità del generale Charles de Gaulle, a trasmettere l’idea di far parte del novero delle potenze vincitrici, è riuscita a mantenere un’indipendenza molto superiore.

La Francia deve essere analizzata in maniera separata, ed alla luce del concetto di Granger che è alla base della politica estera francese da secoli. La Francia si vede ancora come una grande potenza mondiale. Altro grandissimo freno all’Europa. In un certo senso si vuole ancora un impero francese, capace di esercitare la propria influenza sulla non trascurabile parte del mondo francofona. Un impero ovviamente limitato rispetto alla grande sfera dell’english speaking world, ma comunque, nel frastagliato panorama dei piccoli stati europei, un impero più che forte ed influente.

L’uscita della Gran Bretagna dall’Europa ha determinato una diversificazione assoluta dei rapporti.

L’Europa non esiste come potenza, ma c’è chi guida questa sgangherata unione e chi è guidato.

La Francia in questa sgangherata unione cerca di stabilire il ruolo di paese egemone per far pesare ancora di più la propria influenza sugli altri ed accreditarsi agli occhi delle potenze internazionali.

È estremamente vulnerabile da questo punto di vista all’egemonia tedesca.
Innanzitutto perché la Germania dovrebbe avere delle forze armate adeguate ad una grande potenza industriale, ma una simile politica non è più portata avanti dai tedeschi dal dopoguerra ed inoltre presenta il grave difetto di indispettire fortemente l’alleato francese che ha sempre visto nel riarmo della Germania qualcosa di insidioso.

Ci sono ovviamente profonde ragioni storiche.

Ma, anche scongiurando una guerra franco tedesca che oggi potrebbe essere vista come anacronistica, c’è una ragione di fondo in merito al peso sullo scacchiere internazionale.

La Francia comunque dispone di più grande esercito europeo e se questo venisse conteso dai tedeschi, l’influenza internazionale nelle relazioni dei Francesi ne verrebbe fortemente limitata.

Dal canto suo la Germania ha tutto l’interesse a riappacificare con l’est.
Guardiamo innanzitutto un fattore sostanziale essenziale: ossia le relazioni bilaterali tra Russia e Germania. Prima dei conflitti mondiali tali relazioni furono sempre travagliate, ma con punte di forte cooperazione. Si può anche dire che c’è un diretto legame tra le dinastie tedesche e la dinastia Imperiale russa. Non fu così assurdo il trattato di non aggressione tra Molotov e Ribbentrop. Dal punto di vista di essere legato al comune interesse ad una grande pacificazione che consentisse alla Germania di contenere la Francia e l’Inghilterra prendendo largo piede in Europa occidentale ed alla Russia, al tempo Unione Sovietica, una tranquillità forte ad Occidente per poter concentrare verso la ricerca di un mare caldo ad Oriente tutti gli sforzi per sviluppare ed estendere la propria influenza.
Ma attualmente la Germania si trova attanagliata in una difficile situazione interna, esattamente come la Francia. Aggravata dal fatto che, se la Francia, grande potenza coloniale, ha generato degli anticorpi capaci di gestire il grave problema della società multiculturale, la Germania si trova di fronte ad una situazione molto più complessa perché la sua storia coloniale fu breve, travagliata e soprattutto localizzata.

Inoltre l’Europa, proprio per l’assenza di una guida politica efficace, è condizionata per forza di cose dall’esito delle elezioni americane e dall’atteggiamento che il presidente degli Stati Uniti ha verso di essa. L’Europa non può fare a meno dell’America come l’America non può fare a meno di avere influenza in Europa.

Per questo le elezioni americane saranno uno spartiacque importante. Kamala Harris e Donald Trump, sanno ambedue di dover mantenere un’influenza in Europa. Ma mentre la prima non riesce a concentrare sforzi efficaci in punti strategici, per continuare a puntare ad un’egemonia mondiale troppo fragile, e non basata su una realpolitic che guardi a presidiare i punti indispensabili ; il secondo dovrà stabilire e rapporti di special relationship con tre paesi fondamentali.

Il primo è l’Inghilterra, perché qualunque presidente americano ha sempre portato avanti una politica di lavoro comune con gli inglesi perché l’Inghilterra ha una sensibilità affine a quella americana ed in secondo luogo perché l’Inghilterra è il paese a minor vocazione europeista.

E poi con Italia e Germania, che sono i paesi perdenti del secondo conflitto mondiale, quindi il peso statunitense è ancora più forte sia per gli aiuti offerti nel dopoguerra che per le relazioni di forza stabilite anche con i trattati militari.
Ma perché l’Italia offre la chiave di volta per il controllo del Mediterraneo e l’inserimento nella mittel Europa e la Germania offre il cuore dell’Europa.
Dunque rispetto ad alleanze militari più costose ed estese una concentrazione strategica verso questi tre paesi consentirebbe agli Stati Uniti di aprire le relazioni più forti con questi tre, di dover sostenere sempre questi tre ma di aver molta più mano libera per un impegno delle proprie forze sul fronte Pacifico, che visto l’ingrandimento cinese diventa il fronte essenziale.

Questo darebbe secondo piano a un ruolo della Francia che non sarebbe più il primo esercito europeo, ma dovrebbe accodarsi eventualmente finanziare per se stessa per rimanere al tavolo dei grandi.

Un quadro del genere però lascia anche presagire che l’Europa possa avere se non una guida differente una delle ridistribuzione degli equilibri di potere.

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