Alberto Contri è Grand’Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Da oltre cinquant’anni opera nel campo della comunicazione istituzionale e non. Ha ricoperto per più di due decadi la carica di presidente della Fondazione Pubblicità Progresso oltre ad essere stato consigliere della RAI. E’ professore da vent’anni di Comunicazione Sociale nelle più importanti università italiane. Ha pubblicato: Mc Luhan non abita più qui (Bollati Boringhieri, 2017), Comunicazione Sociale e media digitali (Carocci 2018, con Roberto Bernocchi e Alessandro Rea), La sindrome del criceto (Ed. La Vela 2020, Ed. Nexus 2023).
Professor Contri, credo che lei non abbia bisogno di presentazione alcuna. Uno dei massimi esperti di comunicazione sociale in Italia, già presidente di Pubblicità Progresso dal 1999 al 2019, giunto ai vertici di multinazionali e associazioni di comunicazione nazionali e internazionali, oltre che della Rai… Oggi cosa fa di preciso?
Molte cose. Continuo a leggere, studiare, approfondire. Dopo 25 anni di insegnamento come docente a contratto, ora non ho più un corso, ma tengo lectio magistralis nelle università che mi chiamano, e partecipo a seminari e convegni sui temi della comunicazione. Ho appena pubblicato la nuova edizione aggiornata e corretta di un saggio dal titolo La Sindrome del criceto (ed. Nexus)
Come ha vissuto l’epoca della pandemia Covid-19? Come è stata gestita la comunicazione di crisi in Italia?
Avendo lavorato per ventuno anni in una multinazionale specializzata nell’informazione sui farmaci per i medici ,per conto delle più importanti Big Pharma, ho capito subito che c’erano troppe cose che non andavano. Anche grazie ai ricercatori non sponsorizzati che conoscevo, e che mi hanno subito fatto aprire gli occhi.Più che di comunicazione di crisi, possiamo parlare di una comunicazione che ha alimentato la crisi. La paura del virus si è accompagnata a informazioni sbagliate, al punto che la d.ssa Gismondo dell’Ospedale Sacco di Milano ha più volte dichiarato “Il protocollo paracetamolo e vigile attesa ha fatto morti”. Oramai vengono pubblicati una grande quantità di lavori scientifici che si occupano dell’enorme numero di effetti avversi gravi o letali, e dell’eccesso di mortalità generale verificatosi subito dopo la vaccinazione di massa. Basti pensare che lo Stato del Texas ha denunciato la Pfizer per aver mentito su efficacia e sicurezza, che la Finlandia ha vietato l’inoculo di ulteriori dosi, e che lo stesso ex ministro Speranza e i vertici della sanità italiana sono indagati per omicidio. Tra l’altro, a questo fatto la stampa internazionale sta dando grande risalto, mentre sui nostri quotidiani e tg…niente. Omertà totale. Ecco come viene gestita la comunicazione!
L’impatto avuto dai social media sulla comunicazione è stato considerevole. Ad oggi vede più criticità o lati positivi?
Se non ci fossero stati i social media, pur con tutte le censure che sono state e vengono applicate, non sarebbe emerso quel pensiero scientifico critico che con molta probabilità ha messo in salvo una rilevanza minoranza di persone. E che hanno acquisito un’immunità naturale senza diventare portatori delle più diverse malattie che ora aggrediscono sistemi immunitari debilitati e distrutti dalle proteine spike. Vedo in realtà ancora molte criticità, perché politici ignoranti (anche nostrani), hanno approvato il DSA europeo, che può diventare una vera mannaia per la libertà di informazione, e poi perché vedo le tv, i giornali e le più alte istituzioni ripetere a pappagallo informazioni fuorvianti come “Se non ti vaccini muori e fai morire”.Se siamo alla quinta o sesta variante, in grado di bucare i vaccini, perché continuare a farli? Insistere poi con i bambini e i fragili è un vero e proprio delitto di cui si dovrà rispondere, prima o poi, perché sono i primi a non dover rischiare la pelle con sostanze la cui pericolosità appare ogni giorno più evidente. Inoltre, i tamponi – sulla cui affidabilità ci sono sempre stati molti dubbi – se sono stati tarati sulla prima variante, cosa mai possono segnalare con la sesta che è del tutto diversa? La qualunque, e basta. Come dice il prof. Frajese, se non è ignoranza è dolo. E non può esserci così tanta ignoranza.
L’ultimo saggio che ha scritto è ‘’La sindrome del criceto. Un destino ineluttabile?” In tale opera lei opera una critica serrata contro alcuni miti contemporanei come, in primis, quello del progresso a tutti i costi. In un’epoca distopica come la nostra, come può l’uomo ritornare ad una dimensione, per l’appunto, più umana?
Io sostengo da tempo che ci troviamo di fronte ad un pericoloso mutamento antropologico, provocato da uno sviluppo incontrollato delle tecnologie (vedi Intelligenza artificiale) e dalla smodata pressione educativa favorevole alle teorie LGBTQ. Il tutto promuove la disumanità di ominidi senza identità, eterodiretti e controllabili, privati di ogni sorta di spiritualità che non sia pagana, destinati a diventare schiavi da lavoro e basta. “Che non possiederanno nulla e saranno felici” (Klaus Schwab). Due forze convergenti che inneggiano al transumanesimo e al postumanesimo, ritenendo che il corpo umano sia una macchina, via via modificabile con componenti elettronici. Tutte teorie frutto di mero riduzionismo scientifico. Il disastro si completa con la diffusione dell’idea che il sesso non è un dato biologico inscritto nel nostro DNA al momento del concepimento, ma una libera scelta da fare secondo le voglie del momento. Nel complesso siamo di fronte ad una totale aggressione all’identità, alle tradizioni e ai retaggi naturali dell’umanità così come è stata concepita per migliaia di anni. Quello che lascia stupiti è che questo attacco è portato dalle forze cosiddette progressiste, dai vertici di un’Europa cui è rimasto ben poco di umano e soprattutto di razionale (vedi le follie green e le controproducenti reazioni al riscaldamento climatico). Che esiste, ma è solo in piccola parte frutto dell’attività antropica, come dimostrano gli scienziati non comprati come Clauser, Rubbia, Zichichi, Franco Prodi e moltissimi altri in tutto il mondo.L’unica speranza è data dall’aggregarsi di persone di buona volontà che stanno cercando di dare vita ad una vera e propria resistenza. Ne trovate un esempio qui: www.resistenzaumana.org
Il ruolo delle religioni, secondo lei, può fungere da freno ad un relativismo sempre più dilagante che ha compromesso anche i contenuti di una comunicazione sempre meno aderente ai fatti?
Le religioni che mettono al centro l’uomo perché scorgono in lui l’impronta del divino sono una delle poche vere soluzioni. Ma se anche nelle chiese comincia a spirare l’aria che tira, vale a dire quella woke culture che fa vergognare delle proprie tradizioni, che considera superato un magistero millenario, cominciamo a temere che anche questo baluardo si possa sbriciolare di fronte ad un attacco così concentrico. Anche la scuola è sotto attacco, mentre è proprio da lì che occorre ripartire per nutrire la mente e il cuore di bambini futuri uomini degni di questo nome. Per questo motivo, nella nuova edizione de La sindrome del criceto, il 30% delle pagine sono scritte da Elisabetta Frezza, una giurista profonda e coraggiosa, che sa individuare con grande lucidità cause e rimedi.