Tutti, almeno una volta nella nostra vita, abbiamo sentito nominare i Medici, questa potente famiglia di Firenze. Ma chi sono i Medici? Qual è la loro storia? Come e perchè sono diventati così famosi e potenti? In questo articolo analizzeremo, seppur in modo sintetico, la loro storia e ciò che li ha resi famosi. Iniziamo il nostro viaggio all’inizio del XII secolo quando Firenze dichiara la propria indipendenza dall’Impero e dal Papato. Nelle fonti antiche vengono citati dodici consoli, probabilmente appartenenti alle famiglie aristocratiche e più potenti, preposti all’amministrazione della città. In questo periodo i Medici non compaiono mai, solo nel 1216 si ha notizia di Bonagiunta de’ Medici appartenente al consiglio. Machiavelli, che non nasconde la sua avversità contro questa famiglia, afferma che essa è dedita all’usura e possiede proprietà nel Mugello. Più tardi inizia la storica contesa tra guelfi e ghibellini (1), scontri capitanati da guerrieri professionisti. Diverse famiglie, ai vertici del potere, si schierano a favore dell’una o dell’altra fazione, vengono edificati palazzi-fortezze, la fazione vincente del momento procede a distruggere e massacrare i rivali (2).
I Medici appartengono ad una di queste famiglie in lotta. Nel 1257 i ghibellini, vincitori del momento, dichiarano davanti al consiglio di Empoli di voler distruggere la loro città Firenze pur di non vederla in mano dei nemici in caso di rivolta vincente. Un barlume di ragionevolezza risparmia Firenze anche se molti edifici vengono rasi al suolo3. La guerra tra Guelfi e Ghibellini non si placa e nel 1267 i Guelfi entrano vincitori a Firenze dopo che Carlo D’Angiò sconfigge l’esercito di Manfredi nella battaglia di Benevento. Tra i vincitori vi è un Scolaio de’ Medici tra i capi guelfi. A seguito di questo, nel 1300, vi è una scissione tra i Guelfi, suddivisi in Guelfi Bianchi ed in Guelfi Neri. I primi appartengono alle famiglie più antiche, mentre i secondi alle famiglie arricchite. I Medici appartengono a quest’ultime. La Chiesa condanna questa guerra civile in cui odio e distruzione guidano le azioni delle fazioni rivali, il Papa vuole che regni la pace a Firenze e interviene più volte per imporla (3).
In questa epoca tanti sono gli scontri tra città, signorie e famiglie, Firenze e Lucca a più riprese si incontrano sul campo di battaglia e nel 1342 Firenze pensa di aver preso il controllo di Lucca, ma la perdono sul campo di battaglia. A seguito di ciò i fiorentini invocano l’aiuto di Roberto D’Angiò, Re di Napoli, il quale invia un suo ufficiale, Gualtieri di Brienne, Duca di Atene. Costui entra a Firenze come un vincitore e la Signoria convoca il popolo a Piazza Santa Croce per annunciare loro la concessione del potere di un anno al Duca. La folla, presa dall’entusiasmo del momento, pretende che venga nominato a vita ed i magistrati del Comune scappano disorientati. Inizia così la tirannia di Gualtieri di Brienne, ma allo stesso tempo iniziano anche le congiure, tutte fallimentari. I congiurati capiscono che soltanto una sommossa popolare può far tornare la libertà a Firenze ed i Medici sono in prima linea ad organizzarla. Alla fine il Duca viene cacciato nel 1343, ma le rivalità tra famiglie non cessano di esistere così come le congiure contro la Signoria per impadronirsi del potere. I Medici si dividono in due parti, quelli che vogliono il potere con la forza e quelli più prudenti che vogliono aspettare il momento giusto. Più volte una parte del popolo ed i priori stessi esortano i Medici a prendere il comando della Signoria di fronte al malcotento popolare. Nonostante rifiutino più volte il comando, i Medici in questo periodo acquisiscono sempre più fama e potere. Rinaldo degli Albizzi, uno dei più tenaci nemici dei Medici, fa eleggere in qualità di Gonfaloniere Bernardo Guadagni, suo sostenitore. Appena eletto Bernardo convoca Cosimo de’ Medici, lo fa arrestare e viene esiliato a Padova invece di essere condannato a morte. Questo è determinante per la presa del potere dei Medici perchè Cosimo riesce a corrompere la sua guardia carceraria. Nel 1434 viene eletto un nuovo Gonfaloniere favorevole ai Medici e la Signoria stessa richiama Cosimo che, nello stesso anno, torna vittorioso in città e vengono condannate all’esilio tutte quelle famiglie avverse ai Medici. Da questo momento in poi i Medici saranno saldamente al potere e vengono messe le basi per la grande potenza economica che accompagnerà i Medici fino a Lorenzo Il Magnifico, derivando le loro ricchezze principalmente dal “sistema bancario”. Francesco, figlio di Bicci, fonda una banca e sceglie come socio Giovanni, padre di Cosimo. Francesco rimane a Firenze, mentre Giovanni si trasferisce a Roma dove fonda una filiale ed a lungo i Medici saranno i banchieri del Papa. Il guadagno si realizza grazie al prestito, esso avviene tramite un’operazione chiamata “contracambium” che permette di avere denaro senza correre pericoli. Infatti la lettera di cambio, elemento importante di questa operazione, viene inviata in due posti tra loro distanti andata e ritorno. Chi presta denaro guadagna grazie all’interesse maturato durante lo scambio di lettere tra i due posti. Cosimo utilizza fortemente questo meccanismo ed allo stesso tempo crea un sistema ed un consenso basato su liberalità, doni e aiuti di vario genere (4-5).
Non solo abili politici e banchieri, ma anche uomini di chiesa. Nel 1409, a Pisa, cercano di porre fine allo scisma d’Occidente insieme ad altre grandi famiglie della città e nel 1439 accolgono a Firenze il concilio ecumenico che proclama l’unione delle Chiese di Oriente e di Occidente e pone fine allo scisma che divideva la cristianità fin dal 1054. Cosimo muore nel 1464 e gli succede il figlio Piero il Gottoso, uomo colto e saggio, ma già in preda a gravi crisi di gotta. Riesce, nel 1465, a sventare una congiura ordita da Niccolò Soderini, eletto nuovo gonfaloniere di giustizia. Muore, dopo lunga agonia, nel 1469 lasciando due figli: Lorenzo e Giuliano. Essi vengono acclamati come nuovi signori della città dai capi delle famiglie nobili. Lorenzo, così come Cosimo prima di lui, non fa nulla per sovvertire l’ordine costituito. Il gonfaloniere, i priori e la Signoria vengono rinnovati regolarmente e nel 1471 viene eletto un nuovo Consiglio dei Cento con membri ancor più vicini ai Medici. La prima prova di tenacia e leadership Lorenzo la dà durante la guerra contro Volterra. Questa città paga un tributo a Firenze, ma mantiene una piccola indipendenza nominando otto priori. Nel 1470 i priori concedono a Benuccio Capacci il diritto di estrarre minerali in un terreno ancora sconosciuto. Ben presto viene scoperta una nuova miniera di allume, la popolazione insorge e Volterra si prepara alla guerra contro Firenze. Lorenzo interviene energicamente volendo dare anche esempio a tutte le altre città sotto il controllo fiorentino. I soldati di Firenze, capitanati da Federico da Montefeltro, conquistano terreno e Volterra viene incorporata alla città di Firenze. Se la partita con Volterra è chiusa, si sta per aprirne un’altra contro Roma. Infatti Firenze ha sempre avuto un buon rapporto con la Città Eterna fino a quando viene eletto al soglio pontificio Papa Sisto IV. Nel 1474 le truppe pontificie assediano Città di Castello, rea di essersi ribellata e di essersi consegnata a Niccolò Vitelli. A Firenze in molti sono convinti che l’offensiva in realtà mira alla conquista di Borgo San Sepolcro, donata ai fiorentini da Papa Eugenio IV. A questo punto Lorenzo non può accettare la situazione ed arma un esercito per andare in soccorso di Vitelli, ma non si arriva allo scontro grazie all’intervento diplomatico di Galeazzo Sforza. A seguito di ciò il Papa si allontana dalla famiglia Medici e si allea con il re Ferrante di Napoli ingaggiando Federico da Montefeltro, ma la rottura definitiva si ha quando nel dicembre del 1474 Sisto IV decide di privare i Medici dell’incarico di depositari della Camera Apostolica e di assegnarlo ai Pazzi. I Medici iniziano a non avere più il sostegno che hanno nella Chiesa ed iniziano ad attuare politiche contro la famiglia Pazzi. Non potendo più accettare una tale situazione, Francesco de’ Pazzi decide di ordire una congiura contro Lorenzo e Giuliano e porta dalla sua parte Girolamo Riario, nipote di Sisto IV. Il Papa ed il re di Napoli, informati di quanto sta accadendo, non fanno nulla per dissuadere i congiurati, anche se Sisto IV pretende che non vi siano spargimenti di sangue. Il progetto, però, dei congiurati è fin dall’inizio quello di uccidere Lorenzo e Giuliano e per tale scopo scelgono Giovanni Battista da Montesecco, capitano delle armate pontificie, come loro guida. Il giorno stabilito per agire è il 25 aprile del 1478 durante un banchetto organizzato dai Medici, ma i congiurati vengono a sapere che Giuliano, ferito ad una gamba durante una battuta di caccia, non ci sarà e decidono di rinviare l’assassinio al giorno seguente in Duomo. I ruoli vengono stabiliti in precedenza, Francesco de’ Pazzi e Bernardo Bandini devono uccidere Giuliano, mentre Giovanni Battista da Montesecco deve dare il colpo di grazia a Lorenzo. Arriva il giorno stabilito e Montesecco decidere di tirarsi indietro affermando di non voler compiere un gesto così efferato all’interno del Duomo, ma le fonti ci rivelano che probabilmente la decisione è stata presa dopo la visita fatta a Lorenzo e del buono ricordo che conserva di lui e delle conversazioni avute. Questa sua decisione si rivela decisiva nella fallimentare riuscita della congiura in quanto il suo sostituto, Antonio da Volterra, non è così abile con la spada. Giuliano, non si riprende dalla ferita e sceglie di restare a casa, così Francesco de’ Pazzi e Bernardo Bandini decidono di colpirlo a morte dove si trova. Tanta è la ferocia impiegata che Giuliano muore sul colpo, mentre Lorenzo riesce a sfuggire al suo assalitore, viene infatti colpito lievemente alla gola causando solo una ferita superficiale. Nel frattempo l’arcivescovo di Pisa Salviati marcia contro la Signoria, ma i priori resistono e tutti i congiurati vengono uccisi. L’offensiva contro i Pazzi è esemplare, si scatena una vera e proria caccia all’uomo, quelli che vogliono tornare in città sono costretti a cambiar nome e chiunque sposi una loro discendente viene interdetto a vita dall’attività pubblica. Sisto IV punisce severamente la reazione dei Medici, Giovanni Tornabuoni, responsabile della filiale medicea a Roma, viene espulso ed i debiti con la Camera Apostolica annullati e nel 1478 Lorenzo viene scomunicato. Allo stesso tempo Firenze e tutte le sue diocesi rischiano di essere interdette se i colpevoli dell’uccisione di Salviati non vengono consegnati alla Chiesa per essere giudicati. Da questo momento è guerra, il re di Francia Luigi XI si schiera con Lorenzo senza mai intervenire con la forza, Milano va in aiuto dei fiorenti contrapponendosi alle armate del Papa e del re di Napoli. La guerra volge a sfavore di Firenze e per i fiorentini non resta che chiedere la pace. Lorenzo stesso si reca a Napoli e con grande abilità politica ed oratoria riesce ad ottenere la pace grazie anche al consenso del Papa preoccupato per l’offensiva ottomana nell’Adriatico. Se le cose migliorano sul piano politico, peggiorano sul piano economico. Infatti già all’epoca di Piero il Gottoso diverse filiali europee vengono chiuse e con Lorenzo, a causa anche di prestiti concessi in modo approssimativo, sono sull’orlo del fallimento. Lorenzo muore nel 1492 ed a lui succede il figlio Piero non all’altezza di tutti quelli che lo avevano preceduto. Scelte politiche sbagliate sono principalmente la causa della sua fine, infatti, quando Carlo VIII rivendica il regno di Napoli, gli ambasciatori francesi vengono rifiutati energicamente e Piero riunisce il suo esercito pronto alla guerra contro la stessa opinione del popolo fiorentino e dei suoi parenti che vogliono assecondare le richieste francesi. Le sorti della guerra pendono a favore di Carlo VIII e Piero è costretto a siglare una pace con il re concedendo diverse città ed i porti di Livorno e Pisa. Firenze, saputo quanto accaduto, protesta in quanto non è stato preventivamente sentito il parere dei cittadini e decide di inviare degli ambasciatori al re per siglare un nuovo accordo. Questo evento segna la fine di Piero che viene esiliato. Non si dà per vinto e tenta di riconquistare la città con la forza, ma la fortuna non è dalla sua parte in quanto è costretto a ritardare l’assalto alla città a causa di una violenta pioggia ed il suo piano viene scoperto. Non vedrà più Firenze e troverà la morte nel 1503 durante la battaglia del Garigliano. Così ha fine una lunga storia di potere, intrighi, feste e politica.
In questo articolo ho voluto raccontare, seppur brevemente, la storia dei Medici dalla conquista del potere grazie a Cosimo fino alla cacciata di Piero. I Medici torneranno a Firenze solamente nel 1512, imposti con la forza dagli spagnoli. Abilità, liberalità, lungimiranza politica ha contraddistinto questa famiglia, unica nello scenario italiano. In un’epoca in cui la diplomazia e l’abilità politica erano caratteristiche fondamentali per la conquista del potere e per il mantenimento dello stesso, i Medici sono stati la massima espressione in tal senso. Questa grandiosa famiglia è stata anche una delle massime espressioni del Rinascimento grazie alla loro opera di mecenatismo, Lorenzo stesso si occupò di poesia. Spero di aver suscitato interesse in voi lettori in modo da approfondire la storia dei Medici così come la storia di tutto lo scenario storico/politico in cui essa ha operato, ma vi esorto a non tardare troppo perchè “Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non v’è certezza”.
- I Ghibellini, sostenitori dell’imperatore, devono il loro nome a Wiblingen, castello di Federico II. I Guelfi, invece, devono il loro nome in ricordo di Ottone Welfen, un imperatore appoggiato dal Papato
- I Bardi danno fuoco ai propri palazzi affinchè non siano facile preda dei nemici
- Proprio in questo periodo, precisamente nel 1250, viene a formarsi una nuova realtà che le fonti chiamano Popolo, termine che all’epoca sta a significare sia l’insieme di una popolazione sia la folla sia una porzione territoriale autonoma.
- Importante in questo periodo la figura del Podestà, eletto per garantire la giustizia e l’ordine
- “Non solamente superò ogni altro de’ tempi suoi d’autorità e di ricchezze, ma ancora di liberalità e di prudenza” Macchiavelli, Istorie Fiorentine, VII, 5