Antonio Balbi da Roccagloriosa, paese storico nel cilento, è un artista che si è fatto notare anche in campo internazionale. Nonostante sia uno sperimentatore accanito i suoi modelli restano sempre quelli della pittura tradizionale. Innovativa è la sua versione del Cristo stile pop-art. Rilascia per tota pulchra un’intervista esclusiva.

Signor Balbi, quando ha scoperto le sue doti pittoriche?

Disegno da quando ne ho la memoria, io ero il terzo dei figli, credo di aver fatto pratica con gessetti e matite già prima dei 18 mesi d’età. Mia madre Anna D’Andrea da Roccagloriosa, era insegnante di Taglio e Cucito. Sul grande tavolo del suo studio regnavano gessetti colorati, mitiche matite rossoblù, carta modello, tessuti, riviste glamour. Erano ancora gli anni sessanta del secolo scorso. I corsi li teneva in casa, turni con sette ragazze, per lo più teenager. Nei mesi freddi autunnali e invernali, noi figli ancora non andavamo a scuola dell’obbligo, con il freddo restavamo dentro casa, mamma per tenerci impegnati ci dava gessetti e ritagli di tessuti per farci giocare, ci dava le vecchie riviste glamour, giornali e fotoromanzi, per farci realizzare dei disegni, le sue allieve il nostro pubblico che giudicavano i nostri disegni. Io ero il più piccolo dei fratelli, ero il più coccolato è quello che riceveva più complimenti e baci. Da allora, sono passati quasi sessant’anni ed io non ho mai più smesso di sperimentare.

Lei di origine campana e migrante in Germania. Questo ”essere migranti” ha caratterizzato la sua forma artistica?

Sono arrivato in Germania che avevo già trent’anni, con una formazione artistica ben chiara e definita, essere migrante non credo abbia influenzato la mia tecnica. Vivere in una città multiculturale come Francoforte mi ha sicuramente fornito maggiori stimoli ed interesse, probabilmente sarebbe stato lo stesso vivendo in un’altra metropoli. Via dal mio piccolo paese ho avuto più opportunità di crescita professionale disponendo di una platea internazionale. Ma non posso rinnegare che ogni mio rientro nel Cilento per me è una ricarica di energia, fonte d’idee d’attuare.

Chi è stato il suo punto di riferimento pittorico in assoluto?

Da giovanotto ho sempre cercato di imitare questo o l’altro artista famoso, ma ogni volta mi rendevo conto di non essere mai soddisfatto dei risultati, mentre ero contento è orgoglioso quando realizzavo un’opera pensata da me e portata a termine, senza prendere spunto da altri.

L’arte pittorica come viene recepita dai giovani? Ha trovato differenze tra la sua generazione giovanile e quella di ora?

Non conosco ancora dei giovani che fanno pittura tradizionale, tra la generazione Z emergono come funghi moltitudini di video performance musicali che rapidamente diventano virali con milioni di visualizzazioni. La maggioranza dei giovani sono per lo più influencer che hanno in rete Blog ed altri canali con milioni di follower pubblicando cose futili, mentre chi fa arte tradizionale ha pochissimi visualizzazioni.

Sta rilasciando questa intervista per un’associazione di ispirazione cattolica. Cosa rappresenta per lei Cristo?

Sono nato a Roccagloriosa un paese dalla storia millenaria. Cresciuto in una famiglia cattolica, ho ricevuto il Battesimo, la Comunione e la Cresima. Oggi frequento la Comunità Cattolica italiana di Francoforte sul Meno in Germania dov’è vivo è lavoro da trent’anni. Sono al secondo mandato Consigliere Pastorale. I miei genitori insieme al maestro di scuola Giovanni Calicchio e all’insegnante di religione don Pantaleo Romaniello negli anni “70 del secolo scorso a Roccagloriosa, loro tutti mi fecero conoscere i pilastri e le fondamenta dei valori cristiani che osservo tutt’oggi. Questi valori e il rispetto per il prossimo hanno certamente influito nel modo di vedere, interpretare e fare arte. Tra le varie serie da me realizzate, la più iconica e quella di: “Cristo senza Croce”. Negli anni ho realizzato oltre 120 opere di Cristo senza Croce in versione Pop-Art, le opere sono state donate a fondazioni senza scopo di lucro e ad istituzioni pubbliche e religiose tra questi anche a Sua Santità papà Francesco. Ho realizzato la icona di Cristo senza la Croce, in questo nuovo modo di rappresentazione il Cristo si è più povero, poiché privo del sostegno del legno, ma allo stesso modo più libero, non avendo chiodi conficcati nella croce, che lo tengono prigioniero. Pertanto il mio Cristo è si più povero, libero da legami e con una speranza in più.

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