L’arte generativa, ovvero, l’arte prodotta tramite l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, è il nuovo mezzo espressivo che, negli ultimi anni, ha prodotto una grande discussione intorno all’opinione pubblica.

Ognuno di noi può cimentarsi nell’uso dell’AI, sperimentando forme artistiche che soddisfino la creatività e la voglia di confronto con l’arte. Alla base, c’è un attenta analisi di cosa si vuole creare tramite l’Intelligenza Artificiale ma, affinché il prodotto finale risulti “valido”, è necessario conoscere il mezzo; in prima persona sperimento, dopo lungo addestramento dell’AI, forme artistiche che dialogano con la mia formazione accademica.

Tuttavia, questo potente mezzo viene avvertito, generalmente, come un pericolo per la creatività artistica in quanto potrebbe creare degli standard visivi che, di fatto, inciderebbero in maniera negativa sui processi artistici tradizionali, annullando il valore formale intorno all’opera d’arte a favore di una soluzione esteticamente “accettabile”.

Dunque, la ricezione sul significato ultimo dell’opera da parte del pubblico è la grande sfida che gli artisti generativi affrontano al fine di veicolare il proprio messaggio artistico senza che questo venga adombrato da una comunicazione approssimativa.

Innanzitutto, per capire al meglio cosa, effettivamente, significhi arte generativa, è quanto più consigliabile osservare cosa accade nel mercato dell’arte globale. Sono già presenti delle gallerie d’arte dedicate esclusivamente ad opere prodotte tramite Intelligenza Artificiale, come nel caso della Dead End Gallery di Amsterdam nata nel marzo 2023, la quale proietta nuovi artisti generativi sul mercato dell’arte globale. Non solo gallerie d’arte: questa sfida è stata già accolta da una delle Istituzioni più importanti al mondo, il MoMa di New York che nel 2023 acquisisce ben due opere realizzate dagli artisti generativi Ian Cheng e Refik Anadol, aprendo la strada a una nuova fruizione dell’arte e alla possibilità di dibattere su questo nuovo mezzo espressivo.

Alla luce di questo cambiamento, bisogna domandarsi quale sia il futuro per dei processi artistici.

La storia dell’arte è basata su rapporti. Questa è un assunto di una “teoria” intorno all’arte che avvicina la disciplina alla validità scientifica. Non esistono opere d’arte che non abbiano rapporti con altre opere d’arte: tutto ciò che l’uomo ha prodotto, produce e produrrà in campo artistico, era, è e sarà frutto di un rapporto con un’altra opera d’arte. La lezione di Roberto Longhi è, a mio parere, sempre validissima e oggi quanto più aderente ai discorsi intorno all’arte prodotta tramite AI. Tutto ciò che non ha rapporto con un’opera d’arte, almeno una, non è considerabile come «prodotto umano ma dello stregone», non è, dunque, arte “umana”. Le pagine di Paragone sono letture che ci aiutano a campire cosa accade in questa fase di mancata ricezione dell’opera d’arte generativa da parte del grande pubblico.

Immagine che contiene vestiti, persona, Viso umano, dipinto Descrizione generata automaticamente
[2] Mario Barbagallo, Omaggio a S. Agata, opera generativa, 2024.
Tutto ciò che l’Intelligenza Artificiale produce è frutto di un lavoro umanissimo: senza la mano dell’uomo, questo potente strumento non esisterebbe né avrebbe motivo di esistere. La base della creazione delle immagini arriva, infatti, da un “addestramento” realizzato su un grande background figurativo composto da immagini, disegni, opere d’arte, immagini di sculture. Gli algoritmi lavorano sulla base di queste immagini elaborando nuove forme che, per avere una validità estetica prima che artistica, passano al vaglio dell’artista generativo, il quale compie il primo atto critico, scartando o presentando l’immagine prodotta.

In conclusione, ciò che l’artista generativo è chiamato a fare è giudicare il proprio lavoro: dal principio di addestramento al risultato finale, tutto ciò che egli ha prodotto “insieme” alla macchina deve, per avere validità di critica, dialogare con le forme della storia dell’arte. L’immagine finita potrebbe essere il risultato finale o rappresentare la base di partenza per un lavoro successivo nel quale l’artista sperimenta e crea, confrontandosi con ciò che è stato prodotto, magari utilizzando quei mezzi espressivi che mai potranno essere sostituiti da alcun processo digitale, come, ad esempio la pittura.

 

  1. La Visione della Vergine delle Rocce, opera generativa realizzata da un’attenta riflessione sull’opera di Leonardo da Vinci. Il risultano finale dell’opera è la combinazione di diversi stili sperimentati durante il Novecento; l’immagine assume così un valore simbolico di continuità artistica.
  2. L’opera generativa Omaggio a S. Agata, prodotto di uno studio sull’iconografia della Santa Patrona di Catania. La giovane santa mostra sul piccolo vassoio un seno dorato, simbolo del suo martirio. La tecnica “iperrealistica” dialoga con una composizione ritrattistica di grande naturalismo, impreziosita da uno sfondo che simula la foglia d’oro “versata” in stile Action Painting.
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