Andrej Tarkovskij: la spiritualità nel cinema d’essai
Un percorso attraverso la spiritualità e l'estetica cinematografica del regista russo Andrej Tarkovskij e i il suo cinema d'essai.
Un percorso attraverso la spiritualità e l'estetica cinematografica del regista russo Andrej Tarkovskij e i il suo cinema d'essai.
Il regista di Andrej Tarkovskij Nasce in Russia nel 1932, nel villaggio di Zavraz’e. Figlio di Arsenij Aleksandrovič Tarkovskij e di Marija Ivanovna Višnjakova Tarkovskaja. Fondamentale nel suo sviluppo fu l’amore viscerale per la madre e le assenze ed incomprensioni con il padre. Il pafre infatti abbandonò la famiglia quando Andrej aveva appena tre anni per tornare dieci anni più tardi alla fine del secondo conflitto mondiale. La madre lo sensibilizza verso una forte spiritualità che ritroveremo nella sua estetica cinematografica.
Andrej Tarkovskij si iscrive all’Istituto di Studi Orientali dell’Accademia delle Scienze di Mosca per studiare arabo. Qui però si trova subito a disagio scontrandosi con il duro ateismo stalinista dell’ambiente accademico. L’impronta molto religiosa di sua madre lo avrebbe seguito in ogni suo passo, ed anche nel cinema.
Nel corso della sua giovinezza entra in contatto con svariate discipline artistiche: pittura, scultura, musica che lo porteranno a sviluppare un cinema d’essai. All’età di 22 anni Andrej comincia a lavorare con un gruppo di geologi nella taiga siberiana. Questa esperienza lo porta verso una maggiore coscienza ecologica, sull’importanza di preservare la natura. Quando ritorna a Mosca frequenta l’Istituto Statale di Cinematografia. Qui comincia a farsi le ossa come regista e sviluppa la sua estetica cinematografica seguendo le lezioni di Mikhail Romm esponente del realismo socialista.
Nel 1960 stringe una forte amicizia con il regista Andrej Mikhalkov Konkalovskij. Con l’amico realizzerà uno dei suoi primi film: “Il rullo compressore e il violino”. Negli anni successivi realizzerà altri cortometraggi tra i quali ricordiamo: “Oggi non ci sarà libera uscita” e “The killer”. Quest’ultimo è l’adattamento cinematografico di un racconto scritto da Ernest Hemingway. L’arte del cinema porta l’essere umano all’assoluto, alla sua integrità interiore.
Andreij Tarkovskij è stato un regista molto importante della storia del cinema. L’estetica del suo cinema è caratterizzata dall’uso di sequenze lunghe che portano lo spettatore ad interrogarsi sul significato dell’esistenza. Il cinema è un’arte che porta l’umanità a meditare e a sperare. Una filosofia del cinema che affronta tematiche spirituali e metafisiche. Ogni scena dei suoi film rappresenta la tappa di un percorso spirituale nella quale riflessioni sull’arte, la vita e l’essere umano si intrecciano.
I film di Andrej Tarkovskij sono stati oggetto di rassegna in diversi cinema d’essai del mondo. Il primo lungometraggio del regista “L’infanzia di Ivan” 1962, Leone D’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia del 1962. E’ la storia di un bambino che resta solo senza più il suo nucleo familiare annientato dai tedeschi. Finirà a fare l’informatore per i russi, ma i tedeschi lo catturano e lo uccidono. Il film è tratto dal racconto “Ivan” di Vladimir Bogomolov che scrive la sceneggiatura con Michail Papava.
Andrej Tarkovskij descrive la guerra come un grande mostro che divora un inerme bambino straziandolo e uccidendolo. L’estetica del film è caratterizzata anche da scene simboliste. Per esempio l’alternanza di chiaro e scuro indica i differenti mondi dell’infanzia felice e della guerra spietata. Gaiezza onirica e brutalità si alternano dipingendo in modo brutale il nazismo.
“Andrej Rublev” 1960, è un altro importante film del regista che narra la storia del pittore di icone Andrej Rublev che è vissuto tra il periodo trecentesco e quattrocentesco. La pellicola si confronta con lo spazio del dipinto. Lo spettatore viene traghettato nel mondo quattrocentesco dove il tempo sembra essersi fermato. I lunghi piani sequenza ci descrivono l’operosità di un artista che lavora con entusiasmo e semplicità. Ciò che conta non è il potere ma i valori del popolo. Il rintocco delle campane ci riporta alla fede e a Dio.
Cinema e vita si incontrano per farci scoprire il lento scorrere del tempo per conoscere a fondo la realtà e noi stessi. Vedere le immagini sullo schermo significa abbandonarsi seguendo la corrente della natura e i suoi saggi insegnamenti. Il ritmo del montaggio è il ritmo della vita stessa. Arte e filosofia dialogano sul senso della raffigurazione della Passione. Andrej Tarkovskij scrive la sceneggiatura con Andrej Koncalovskij.
Lo spettatore medita sull’estetica dell’arte antica come se si trovasse di fronte ad una pala d’altare, ad un’ icona. La forza spirituale dell’opera porta l’uomo alla fede.
“Solaris” 1972, è un film di fantascienza tratto dal romanzo di Stanislaw Lem. Lo scienziato Kris Kelvin è in missione su di una base spaziale situata sul pianeta Solaris. Le radiazioni del pianeta hanno un influsso malefico sull’equipaggio che viene ossesionato da terribili ricordi. Fantasia e realtà si mescolano per farci riflettere sulle nostre origini, l’importanza della natura, i limiti della scienza.
“Lo specchio” 1975, è il film più autobiografico di Andrej Tarkovskij nel quale rappresenta il dolore del trauma della separazione dei genitori. Aleksej è un regista alter ego di Tarkovskij che ricorda con dolore gli anni dell’infanzia segnata dall’abbandono da parte del padre. Passato e presente si fondono e il suo malessere si rispecchierà nelle insicurezze del figlio adolescente. Ricordi personali e storia si intrecciano.
Nel film recita anche la vera madre di Tarkovskij che evidenzia l’importanza dell’amore di una madre verso il figlio. La figura femminile è la natura che protegge la vita dell’essere umano contro la minaccia dell’alienante modernità. Il cinema del regista è un cinema d’essai che porta l’essere umano a guardare dentro se stesso. Per conoscere le proprie angoscie, le proprie paure e a superarle.
“Stalker” 1979, è un film ispirato al racconto dei fratelli Arkadij e Boris Strugackij “Pic nic sul ciglio della strada”. Un padre, uno scienziato e uno scrittore devono superare giochi di morte per accedere alla Stanza, luogo nel quale si possono realizzare tutti i desideri. Ma non saranno abbastanza tenaci e umili per riuscire ad entrarci. Il film è un viaggio simbolico all’interno di una società senza etica che vuole ritornare a lottare per rafforzare la propria fede.
In “Nostalghia” 1983 un uomo vive con la sua famiglia in un’isola deserta. Quando arriva il giorno del suo compleanno scoppia una guerra atomica che minaccia il pianeta. L’uomo capisce che i beni materiali non contano niente, ciò che è importante è l’amore per la famiglia. Lotterà con tutte le sue forze per salvarla. Una regia teatrale caratterizzata dall’uso di piani sequenza utilizzati come fonti di meditazione e di riflessione. Una pellicola che vuole portare le persone ad essere più unite contro la minaccia del male. L’importanza di lavorare per l’altro, di sacrificarsi per salvare vite umane.
Il cinema si trasforma come un grande schermo che irradia luce. Una luminosità densa di speranza che supera tutti i pregiudizi e gli egoismi legati ad una visione materialistica della vita. L’essere umano deve elevarsi, creando una società nuova, una società spirituale ed etica il cui fine principale è la creazione di valori. L’umanità deve rigenerarsi in un mondo sano, umile e giusto. Ci sarà sempre un nuovo cinema, un cinema d’avanguardia, un cinema d’essai nel quale l’uomo ricercherà la speranza di un riscatto.
“Sacrificio” 1986 un intellettuale svedese festeggia il suo compleanno mentre radio e tv narrano di una imminente catastrofe. Nel film il personaggio principale Alexander recita alcuni passaggi del Pater Noster, implorando che tutti torni come prima. Il film vinse il Grand Prix speciale della giuria al Festival di Cannes oltre ad altri riconosciementi.
Andrej Tarkovskij relizzò un unico documentario “Tempo di viaggio” nel 1983, mentre se ne contano tantissimi realizzati sulla vita e le opere del regista russo. Fra questi ricordiamo quelli della regista Donatella Baglivo e il regista Giuliano Fratini.
Andrej non fu solo regista ma anche sceneggiatore, montatore ed attore, in un suo film e in film di terzi. La sua personalità poliedica e complessa lo portò ad abbracciare il cinema d’essai come uno spazio culturale che riempiva in maniera unica.
La filosofia dei film di Andreij Tarkovskij è caratterizzata da una forte passione mistica nella quale si intrecciano bellezza, verità e fede. L’arte è un continuo cammino verso la ricerca della verità. Siamo tutti come dei viandanti dell’eterno. Nelle sue pellicole il regista fa dialogare reciprocamente dimensione teologica, dimensione filosofica e dimensione artistica. Secondo il regista l’opera d’arte porta gli esseri umani ad una perpetua domanda alla quale non ci sarà mai una risposta. “Perchè esiste l’arte?” La fede esiste solo di fronte al vuoto di senso. Colui che rimane senza risposte sarà uomo di fede.
Vediamo di chiarirne la definizione. Il termine francese possiamo tradurlo letteralmente con (cinema d’arte e di prova). Indica tutti quei film non commerciali e avanguardisti che a partire dagli anni 40 in Francia venivano proiettati in sale cinematografiche destinate ad un pubblico di alta cultura. In Italia questo tipo di cinema cominciò a diffondersi dagli anni 50. Ogni regista sviluppa un suo tipo di estetica, di stile distintivo che diventa pietra miliare del linguaggio cinematografico.
Il regista ci porta a scoprire l’essenza della spiritualità attraverso dei lunghi piani sequenza che ci incoraggiano a pregare, meditare, conoscere. La preghiera non è statica ma dinamica e attiva. Il cammino della fede è lento, duro, difficile. Solo attraverso un sacrificio costante verso noi stessi e gli altri possiamo raggiungere la verità. Pregare significa alzarsi e combattere sempre, soprattutto nei momenti più tristi e bui della nostra esistenza. Nella società odierna dominata sempre di più dalla proliferazione di immagini, dai consumi, dal materialismo è importante lottare per affermare principi etici.
L’estetica cinematografica di Andreij Tarkovskij incarna questo spirito di lotta per portare gli uomini verso una maggiore cooperazione, coesione. Il linguaggio delle arti è molto efficace perchè il suo messaggio è molto potente e arriva dritto al cuore della gente. Per il regista la ricerca nel passato della nostra storia e della nostra esistenza è molto importante.
Solo attraverso un profondo scavo interiore possiamo capire quello che siamo oggi e ritrovare noi stessi. Il piano sequenza rappresenta anche un lungo sguardo interiore nel quale emergono i dettagli più crudi del nostro vissuto. Ritornare indietro nel tempo ci aiuta a superare meglio i traumi della nostra infanzia. La nostra vita in fondo è come se fosse una pellicola che si riavvolge su se stessa rivelando tutto quello che abbiamo rimosso.
Nei film “L’infanzia di Ivan” e “Lo specchio” Andreij Tarkovskij ritorna indietro nel tempo evocando il suo triste passato, le sue sofferenze. Il riemergere, il rivelare, il rappresentare i traumi attraverso immagini simboliche è anche il superamento del suo dolore interiore. L’alternanza fra l’infanzia idilliaca e le atrocità della guerra rappresenta la profonda angoscia del regista. Un incoraggiamento a vincere le ombre interiori che sono dentro ognuno di noi.
Pregare, meditare significa riflettere anche sugli eventi negativi del nostro passato per riuscire a dare un equilibrio alla nostra vita. Non si può arrivare alla verità senza la sofferenza. Andreij Tarkovskij ci guida a raggiungere l’equilibrio mantenedo alta la guardia, senza mollare mai. Bisogna coltivare ogni giorno principi etici che ci aiutano a dare un senso alla nostra vita. La filosofia dell’arte diventa una filosofia di vita nella quale ognuno di noi si deve abbandonare senza cercare di avere risposte precise. Un percorso sensoriale nel quale sentiamo tutta la forza della natura.
L’essere umano è sempre in bilico sul mistero della fede. Questo mistero è la perpetua spinta creativa degli artisti che lavorano sempre sospesi su di una costante ricerca, in un continuo work in progress. Il sacrificio dell’artista attraverso l’opera d’arte irradia luce divina. L’equilibrio dell’estetica dell’arte è guidato dalla mano di Dio.
Andreij Tarkovskij nei suoi lavori trova l’ispirazione anche nei beni culturali e nel paesaggio dell’Italia. Roma, Milano e anche il fascinoso paesino laziale di San Gregorio Da Sassola. La pace, l’amenità di questo incantevole borgo, lo ispireranno per la realizzazione di alcuni dei suoi più importanti lavori, tra i quali ricordiamo: “Scolpire il tempo” l’insieme dei principi fondamentali che costituiscono la sua estetica cinematografica, la trasposizione teatrale di “Boris Godunov” e la sceneggiatura di “Sacrificio”. L’armonia delle forme, la ricchezza degli stili dell’arte italiana valorizza molto la filosofia cinematografica di questo grande regista.