Antonio Teruzzi è la massima rappresentazione dell’artista in divenire. L’arte è la più alta concezione del divenire e l’artista, cioè la sua mente e la sua mano, fa parte di questo magnifico universo. Non deve mancare quindi al suo compito, insito nel suo essere artista; il flusso della trasformazione.
Questo “movimento”, è caratterizzato dallo scorrere imperterrito della storia e della società. Ogni artista, come ognuno di noi, è figlio del proprio tempo. Fa suo ciò che gravita intorno al suo essere, lo sente, lo ammira e lo elabora. Compie quindi un cosi detto “atto creativo”.
L’atto creativo
Questa formula identifica una sostanziale differenza; rende l’uomo una specie capace di grandi cose. Di fatto creare, atto che deriva dal pensare e dall’osservare, ci permette di non essere dei replicanti, degli automi, o “abitudinari”.
L’atto creativo nella sua essenza e dinamicità è la massima espressione dell’essere umano. I vecchi modelli vengono così scardinati, diventano parte di un fiume emotivo, che sfocia nell’immenso mare della creatività. Certo questa cosa comprende tutte le arti e le scienze insite nell’essere umano. Questo non vuol dire che l’uomo debba distruggere tutto ciò che è stato in passato. Anzi, è proprio qua la vera differenza e in Antonio Teruzzi tutto questo è tangibile.
Il Futuro che modella il Passato
Antonio Teruzzi affonda le proprie idee e le proprie visioni nel passato, nella tradizione. Lo elabora, lo studia con immensa dedizione, lo fa suo. In sé sbocciano così le idee che
guidano le sue mani nella realizzazione di opere d’arte di alto valore materico e concettuale. Nulla è al caso, nulla è motivato e spinto dalla sola ispirazione momentanea.
Scopriamo in lui lo studio, scopriamo in lui uno sguardo proiettato all’avvenire: il Futuro che modella il Passato. I segni della tradizione in chiave occidentale, figlia del suo tempo e del suo luogo, si estendono come “graffi” nell’animo dell’artista milanese. Antonio Teruzzi li sente come suoi, sente di essere figlio di quelle concezioni, sente di esserne parte.
Il pensiero di Antonio Teruzzi
E’ proprio qui che esplode la sua sperimentazione e le sue analisi artistiche. Non si limita a rappresentare quelle concezioni, anche in chiave moderna se vogliamo, ma anzi, le innalza. Nascono in lui dei pensieri molto profondi, difficili e probabilmente impossibili da spiegare anche con innumerevoli parole. La profondità di questi concetti, la loro purezza, sono un moto perpetuo nelle sue opere d’arte.
Certo, come non possono scaturire delle domande da queste visioni? L’arte di Antonio Teruzzi non vuole essere la risposta agli innumerevoli dilemmi che attanagliano l’uomo dai secoli a venire. Non vuole indicare all’uomo nessuna strada da percorrere, nessun pensiero da adottare. Anzi, la sua arte è portatrice delle domande dell’uomo, che sorgono spontanee anche in lui.
Quando abbiamo dinanzi a noi un’opera d’arte del Maestro milanese il mondo si ferma. Tutta la frenesia, la tecnologia che ci distoglie dalla vera nostra essenza, si ferma. La sensazione che si prova è quella di un’improvvisa naturalezza; è come ritrovare sé stessi. Le sue opere sono come degli specchi dell’anima, ma non delle risposte. Quelle le dobbiamo trovare dentro noi e non possono essere giuste o sbagliate. Siamo come stelle in un universo, all’apparenza uguali ma nella realtà ognuna con innumerevoli particolari che ci rendono unici.
La sacralità dell’arte
Ciò su cui Antonio Teruzzi si interroga può essere riconducibile alla Religione e al Sacro, elementi culturali occidentali che si identificano nel Cristianesimo. Le modalità del pensiero del Maestro milanese, gli esempi che porta con sé fanno parte della vita di Cristo, come Uomo. Le domande che si pone, i suoi pensieri, nascono dal tradizionale e dal reale incanalandosi in qualcosa di trascendente.
Non realizza Arte Sacra, la sua volontà non è iconizzare Dio o Gesù inteso nella modalità tradizionale religiosa. Antonio Teruzzi estrapola la filosofia presente nei testi sacri e in altri non sacri, studiandone le affinità e le particolarità. Compie un’opera di vigorosa maestria volta a sacralizzare l’arte, rendendola così massima espressione di purezza.
Tocco d’arte
Quando l’atto creativo si fa artefice dei dilemmi umani, delle sue sensazioni, dei suoi sentimenti si compie un atto sacro. La complessità di questa operazione è la chiave per definire un artista. Non dobbiamo osservare solo l’opera come ci appare, ma studiarla. E se scaturiscono sensazioni forti e ci sentiamo colti nel più profondo del cuore o della mente, penso si possa parlare di “tocco d’arte”.
Antonio Teruzzi è particolarmente capace di far percepire questa sensazione nelle sue opere. I dilemmi e le sensazioni sono quelle di un Uomo, che utilizza l’arte come strumento per esprimerle. Ed è così che quando un altro Uomo ha davanti un’opera del Maestro milanese, la riconosce come sua. Sembra quasi che sia stato lui stesso a realizzarla, come un “ritrovare” qualcosa di perduto da anni. La commozione e il pensiero diventano così molto forti, in un continuo crescendo.
Le firme di Antonio Teruzzi
Fin da sempre ogni artista oltre alla propria volontà rappresentativa concettuale, pone nella sua arte delle “firme stilistiche”. Antonio Teruzzi le ha e sono inconfondibili, tangibili e oserei dire provenienti dai nascondigli del suo animo. Sono materia e sono forma, resistenti al passare del tempo e che vivranno per sempre in questo mondo. Sono e saranno capaci di identificare Antonio Teruzzi come Personalità e come Uomo, come pensatore e adulatore dell’arte nelle sue molteplici forme.
In ognuna di esse è celato qualcosa del Maestro milanese, nascosto un riferimento e un pensiero dell’anima. Sono presenti in tutte le sue opere, scardinando la “tradizione”, aprendo le porte al nuovo. Un moto perpetuo di Antonio Teruzzi che lo accompagna dalla sua nascita artistica fino ad oggi. Il suo sguardo verso il Futuro è la prima firma considerabile, in questo caso concettualmente parlando.
Firme materiche
- I graffi. Precedentemente avevo già accennato al fatto che i suoi pensieri, affini con quelli di ognuno di noi, siano così forti da “graffiare” il nostro animo. Ed è così che i graffi sono una delle sue “firme” più importanti. Sono visibili nella gran parte delle sue opere d’arte, da I 12 , all’interno delle Sfere , dei Gusci di Vita , fino alle Copertine dei libri. Trasmettono una profondità rimandabile all’essenza del suo pensiero. Rappresentano figure come fossero dei “bozzetti” scardinando il concetto del puro e mero realismo e lasciando un grande spazio alla dedizione dell’osservare.
- Oro e Nero. Nelle opere di Antonio Teruzzi possiamo notare il suo utilizzo di questi due colori. Oltre al particolare contrasto cromatico che portano con sé, possiamo notare l’interesse del Maestro milanese verso l’Alchimia e le trasformazioni insite in essa. Particolari sono la serie di opere chiamate Fondi Persi.
- Materia povera. Antonio Teruzzi si interroga spesso sulla società che gravita intorno a lui. Una società “usa e getta” in continua, veloce e costante trasformazione. Non vi è più tempo per apprezzare il valore di una cosa, materiale o non, in quanto ormai vi è questo costante bisogno di “nuovo”. Però il Maestro milanese sente il bisogno del riutilizzo di materiali, estrapolandoli dallo status di “usati e finiti” per ridargli voce e merito. Non a caso alcune sue tele sono realizzate con la Juta – riconducibile a San Francesco e al concetto di spoglio riferito a tutto ciò che è superfluo e di devianza sociale e mentale – fino al legno, come nella sua opera Il legno delle croci.
Firme d’autore
Possiamo riconoscere in Antonio Teruzzi anche l’utilizzo di soggetti e forme che riconducono a lui in quanto firme concettuali. Basti pensare agli Angeli presenti in molte sue opere d’arte. Gli Angeli fanno da elemento importante di congiunzione tra l’essere umano e il Divino. Opera di enorme importanza sotto questo aspetto è Il portale degli Angeli.
Le sfere e i gusci poi, sono forme utilizzate molto dal Maestro milanese per trasmettere a noi i suoi concetti artistici. Sono elementi che creano tridimensionalità, che costringono a scrutarli e ad analizzarli nei più minimi particolari. Le sfere, che per natura rappresentano la perfezione in quanto nascono dal cerchio, possono anche essere intese come pianeti. Su di essi l’uomo vive, pensa ed elabora; Antonio Teruzzi su queste forme fa proprio questo.
I gusci sono nuove forme usate per realizzare la serie di opere chiamate Gusci di Vita. Riconducibili all’uovo, elemento usato in campo artistico fin da Piero della Francesca, i gusci sono simbolo puro di rinascita umana. Rinascita alquanto importante in quanto è un mistero dell’anima fin da sempre. Risulta così molto attuale in quanto ora come non mai abbiamo bisogno di ciò. In questo periodo di crisi che stiamo vivendo, ci danno la forza di spogliarci delle ceneri del vecchio mondo. Possiamo ricominciare e rialzarci, prima ognuno dentro sé e poi come comunità.
Uno sguardo indietro per creare il nuovo
Come per natura umana ogni uomo è abituato a volgere uno sguardo al passato. Attingendo a esempi può così creare il nuovo, senza cedere al mero copiare. Una chiave inutile in quanto non porta con sé un nuovo stato emotivo e non permette all’artista di esprimere ciò che sente. Si tratta di studiare, di percepire, di capire le domande e cercare le risposte. In questo modo è possibile elaborare un concetto unico e personale mettendolo in atto con la propria arte.
Così Antonio Teruzzi ha estrapolato da Rothko lo studio delle campiture e della struttura del quadro, come possiamo vedere in Fondi Persi. Ne studia la sostanza dell’arte che porta ad esprimere l’interiorità umana. In Giacometti invece osserva non tanto la scelta stilistica ma la dimensione di continuità e trasformazione. Possiamo notare ciò nell’opera di Antonio Teruzzi Graffiando il mio cielo.
I primi lavori di Antonio Teruzzi erano realizzati sulla pietra. Percepiamo così il suo interesse verso l’ Arte Primitiva quando non esisteva ancora la scrittura. Tramite il disegno ancora oggi sappiamo come gli uomini vivevano e quali erano le loro abitudini. Materiali poveri come pietra e legno sono naturali e autentici, sinonimo di verità. Possono così riportare anche allo scultore Brancusi , che Antonio Teruzzi ammira molto.
Poi vi è il “costante riferimento” : quel moto che scorre ancora nelle vene di ognuno di noi, degli artisti o amanti dell’arte in particolar modo. Il Rinascimento con i suoi grandi protagonisti e il suo fermento culturale di cui ancora oggi ne sentiamo l’eco. La loro maestria manuale e concettuale è presente in Antonio Teruzzi; sono esempi unici a cui attingere.
La narrazione dei quesiti
La struttura concettuale che spinge il Maestro milanese a realizzare le sue opere è tangibile anche nella curatela delle sue esposizioni. Tutte quelle che ha svolto sono pregne dei suoi pensieri, sono percorsi espositivi di narrazione dei suoi quesiti.
Ogni sua esposizione è studiata attentamente, consona al contesto espositivo con una pura connessione tra luogo e concept. Ciò che possiamo notare è un vero e proprio racconto. Lo storytelling è presente in ogni sua esposizione accompagnando il fruitore in un vero e proprio viaggio introspettivo. Troviamo così un inizio ma non per forza un termine ultimo.
Se Antonio Teruzzi non pretende di dare delle risposte ai quesiti umani, come possono esserlo le sue esposizioni? Questi racconti in divenire non hanno una fine; forse, quella ogni persona la può trovare dentro sé. Manca una destinazione, mentre è presente un’evoluzione con una concreta possibilità di “trasformazione” sia di forma che di concetto.
Studio di vita
Il contesto espositivo di maggior rilievo non è all’interno delle Gallerie e delle Chiese in cui espone, ma bensì all’interno dello studio di Antonio Teruzzi. Entrare in questo luogo è
come entrare nell’animo del Maestro milanese. Possiamo scrutare la sua vita artistica dall’inizio fino al presente, concependo gli aspetti di mutazione che l’hanno caratterizzato.
E’ un luogo ameno, pieno di pensieri, di dedizione, di studio e di arte. Questi elementi vorticano in un divenire unico, risaltando le opere che si fanno portatrici di questi concetti. Entrando nello studio di Antonio Teruzzi il tempo si ferma, accogliendoci e costringendo a lasciar fuori le problematiche futili della vita quotidiana.
Ciò che scaturisce è uno sguardo interiore, come ormai non siamo più abituati a fare nella frenesia dei tempi moderni. Si può toccare con mano questi dilemmi, li si può guardare, si possono commentare e ampliare. Si può discutere su quali siano le risposte e cercare insieme una strada rappresentativa.
Un divenire d’impatto
Entrando nello studio di Antonio Teruzzi l’accoglienza è unica e calorosa. Vi si instaura un rapporto da Uomo a Uomo, uno scambio di idee di rara umanità. Guardandosi intorno si è immersi in un luogo unico e dinamico, che invoglia a instaurare un dibattito nell’immediato.
Ciò che capita alcune volte è che dopo un lungo confronto Antonio Teruzzi metta in pratica i concetti fin qui esposti. Assimila gli stimoli che sono scaturiti dal dialogo interiore e li mette in pratica nell’immediato; il risultato è sbalorditivo. Oltre ad assistere a un momento di creazione artistica, davanti agli occhi vi è un Uomo che si mette “a nudo”.
Realizzando un oggetto d’arte Antonio Teruzzi esprime sé stesso e ciò che ha assimilato dal dialogo appena trascorso. Non è un’opera d’arte terminata, ma un mettere in atto delle idee e dei pensieri. E’ l’atto creativo nel puro significato della sua parola, che si respira, che si può toccare. E il cuore e l’animo si riempiono così di gioia; una volta usciti dallo Studio di Antonio Teruzzi ci si sente in qualche modo “migliori”. La sensazione è quella di essere motivati a dare voce al proprio essere e a migliorare la società intorno a sé stessi.