Tutti hanno sentito parlare del cammino di Santiago, uno dei pellegrinaggi più famosi della storia, non solo per ragioni di spiritualità. Non è raro conoscere chi parte per curiosità, per turismo o anche per amore della natura. I resoconti sono poi i medesimi: aver vissuto una realtà straordinaria. La realtà del pellegrinaggio che, a distanza di secoli, continua a mantenere intatto tutto il suo fascino e potere.

Un potere, innanzitutto, di trasformazione e di scoperta di sé, fino al punto di riuscire a fare spazio ed essere toccati dalla grazia. Quella grazia e quella spiritualità che sa e può manifestarsi ovunque ma che per determinati luoghi e sentieri sembra avere un occhio di riguardo. Il cammino di Santiago, anche per la sua storia, il suo percorso e la sua anzianità (risale al IX secolo) è ancora oggi un “oggetto” misterioso. Facciamo luce, non per esaurire il mistero del cammino, ma per aiutare a capire di cosa si tratta. E allo stesso tempo qual è la preparazione adeguata per poterlo intraprendere.

La storia del cammino di Santiago

L’importanza del cammino di Santiago è data anche dal protagonista di questo pellegrinaggio: San Giacomo il Maggiore. Ovvero uno dei dodici Apostoli scelti direttamente da Gesù. Cosa lega, quindi, la Galilea con la Galizia, terra dove sorge l’omonima città di Santiago de Compostela in Spagna? La tradizione insegna che San Giacomo, subito dopo l’ascesa di Gesù al cielo, seguì il comando del suo Maestro. Comando che recitava «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo,  insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28, 19-20)

Giacomo raggiunse la Spagna e infine la Galizia per poi tornare in Palestina dove trovò la morte nel 44 d.C. Dopo la morte il corpo venne trasportato da degli angeli fino in Galizia, dov’è il luogo della sua sepoltura. Il nome Compostela, infatti, indica proprio il “campus stellae”, il cielo stellato, sul quale ha viaggiato il corpo di Giacomo.

Per molti secoli non fu possibile visitare questi luoghi e il pellegrinaggio alla tomba di Giacomo iniziò solamente tra l’820 e l’835, quando fu ritrovato il corpo. A questo periodo risale anche la costruzione della città di Santiago, edificata proprio in onore dell’apostolo.

La Compostela

La spiritualità del pellegrinaggio

Nella storia del cristianesimo il pellegrinaggio ha da sempre rappresentato un elemento determinante. Originariamente esisteva il pellegrinaggio devozionale che aveva come meta principalmente Gerusalemme. Il pellegrinaggio penitenziale, più di origine medievale, era finalizzato all’espiazione di una colpa commessa, specie quelle più gravi. Questo tipo di pellegrinaggio si diffuse e si “istituzionalizzò” a tal punto che i santuari verso i quali i pellegrini si recavano consegnavano loro un oggetto di riconoscimento. In modo da poter essere identificati sulla via del ritorno e dimostrare di aver compiuto il pellegrinaggio.

I primi pellegrinaggi della storia erano, com’è facile comprendere, a Gerusalemme e a Roma. Per via delle varie vicissitudini storiche, e delle distanze, non sempre era possibile raggiungere quelle località. Avvenne quindi che Alfonso II, re delle Asturie negli anni del ritrovamento del corpo di Giacomo, proclamò il pellegrinaggio verso questo luogo. Da quel momento il successo del cammino di Santiago fu tale da divenire tra i principali di tutto il Medioevo. Tanto che Papa Alessandro VI, il noto Rodrigo Borgia, lo dichiarò come uno dei “tre grandi pellegrinaggi della cristianità”. Secondo solamente a Gerusalemme e Roma.

Nel corso dei secoli successivi questo pellegrinaggio ha conosciuto anche momenti di abbandono e poca notorietà, per poi tornare di grande interesse.

Le tappe del cammino di Santiago

L’Europa è stata fatta andando in pellegrinaggio a Compostela” [Ghoete]

Proprio in virtù di quanto detto all’inizio, il cammino di Santiago nel 1993 è stato riconosciuto dall’UNESCO come itinerario Patrimonio dell’Umanità. Il percorso si struttura in diverse tappe su strade principalmente francesi e spagnole, per un percorso di oltre ottocento chilometri. La tradizione vuole che, per ottenere la Compostela, bisogna percorrere almeno gli ultimi cento chilometri. Il pellegrinaggio può essere condotto a piedi, a cavallo o anche in bicicletta. I sentieri principali sono segnati con delle frecce gialle che è possibile rintracciare sia in Spagna che in Portogallo. Il tratto più lungo è quello che comincia dalla Francia e si estende per circa 800km.

Nel corso degli anni si sono sviluppati anche sentieri diversi da quelli ufficiali, con un enorme crescita di interesse. Tanto che si attesta che ogni anno sono più di duecentomila i pellegrini che svolgono il cammino di Santiago de Compostela. Molti percorsi partono anche da altri Paesi, come la Germania e l’Italia, ma è l’ultimo tratto, quello franco-spagnolo, quello più noto e caratteristico.

Il cammino di Santiago

I percorsi

Sono tantissime le tappe che compongono il cammino di Santiago e variano in base al tipo di percorso. Come detto ne esistono diversi, anche che partono da diversi punti d’Europa. I principali percorsi verso Santiago sono:

  • Cammino Francese;
  • Cammino Portoghese;
  • Cammino del Nord;
  • Cammino Primitivo;
  • Cammino Inglese.

Il cammino francese è quello tradizionale che percorre circa 800km su venticinque tappe. La prima tappa è quella che va da St. Jean-Pied-de-Port a Orreaga/Roncesvalle e arriva, come ultima sosta a O Pedrouzo, prima di giungere finalmente a Santiago de Compostela. È il sentiero più frequentato e popolare, anche perché il percorso è prevalentemente in piano.

Il cammino portoghese, invece, può essere di 760km se parte da Ponte de Lima o esiste anche un’alternativa più breve che parte da Lisbona. È un percorso molto intrigante che attraversa strade antiche e luoghi molto suggestivi.

Il cammino del Nord comincia a Irun, verso il confine con la Francia, e si svolge prevalentemente sulla costa. È un percorso molto scenografico anche perché permette di avere costantemente la vista sul mare.

Come indica il nome, il cammino Primitivo è quello percorso dai primi pellegrini. Ha una lunghezza di circa 340km ed è un itinerario molto naturalistico che alterna paesaggi montuosi ad altri composti da ruscelli e paesi caratteristici.

Infine il percorso inglese è quello che si svolge interamente sul territorio della Galizia. È percorribile da tutti e attraversa diverse località balneari. Questo itinerario si chiama in questo modo perché questo era l’itinerario compito dagli scandinavi e dagli islandesi.

Come prepararsi al cammino di Santiago

Come prepararsi

Arrivati a questo punto la voglia di intraprendere il cammino di Santiago è sempre maggiore. Magari anche perché sono stati tanti i resoconti di chi l’ha compiuto e ne parla come un’esperienza di spiritualità ineguagliabile. Una spiritualità innanzitutto umana, di riscoperta di sè, poi anche religiosa. Come caldeggiato sul sito ufficiale del cammino, parliamo di è un’attività che richiede preparazione sia mentale che fisica.

È infatti necessario prepararsi a un costante sforzo, sia fisico che mentale. Anche nei percorsi più pianeggianti le distanze da percorrere sono comunque elevate. Ma soprattutto superiori agli standard moderni di sedentarietà cui siamo abituati. Uno dei principali consigli riguarda l’allenamento e la programmazione delle diverse tappe. Non ci si improvvisa pellegrini e, anche in assenza di una spiritualità prettamente cristiana, non va ignorata la preparazione. Non esiste una preparazione universale, tutto dipende dal proprio livello atletico e dal tipo di itinerario che si decide di seguire.

Oltre all’aspetto fisico è necessaria una grande forza mentale. Anche questa va allenata in modo da gestire correttamente lo sforzo e la stanchezza. Sia che si parta da soli che in gruppo è necessario rispettare i ritmi preposti, ma allo stesso tempo vivere il pellegrinaggio. Che è sì una lunga camminata, ma non è solo questo.

I principali consigli per affrontare il cammino di Santiago riguardano le calzature e lo zaino. Entrambi devono essere comodi e adatti a un percorso lungo e variegato. Tra le precauzioni è utile anche dotarsi di kit di pronto soccorso con i principali strumenti per la cura della pelle e dei piedi.

Durante il cammino è possibile usufruire della lunga serie di ostelli e strutture convenzionate per ospitare i pellegrini. Anche in questo caso è fondamentale la programmazione e l’avere a disposizione una guida. Per averne una comoda e sempre aggiornata è disponibile anche un’ app dedicata da scaricare sul proprio smartphone. Altri articoli indispensabili sono i documenti di riconoscimento, la borraccia e delle calzature di ricambio per i momenti di riposo. Inoltre bisogna portarsi dietro articoli igienici, i capi d’abbigliamento, un sacco a pelo e ciò che si rende necessario per un’avventura di questo tipo.

L’ultima considerazione da fare è quella relativa al periodo in cui partire. Molto dipende dalle possibilità, sia di tempo che di abilità atletiche, che dei gusti. Il consiglio è quello di prediligere i periodi primaverili e autunnali, quando le temperature sono più miti e meno rigide.

Il percorso spirituale

Il percorso spirituale del cammino di Santiago

Come tutti i pellegrinaggi anche quello verso Santiago de Compostela ha un’identità spirituale. Una dimensione la cui prerogativa è quella cristiana, che tale deve rimanere. Ma non si può ignorare come il cammino di Santiago attragga annualmente anche chi non è credente o chi non è cristiano. C’è infatti chi lo percorre per turismo, per sport, per svago, per immergersi nella natura. Molte le motivazioni, diversi gli itinerari, una sola la meta: Santiago e la sua cattedrale.

Un’interessante percorso spirituale, inteso nel senso pieno del termine, è quello indicato da San Giovanni Paolo II durante la sua visita pastorale del 1989. Parlando ai giovani egli disse: «Per noi, come per i pellegrini che ci hanno preceduto nelle epoche passate, questo cammino rappresenta un profondo spirito di conversione. Un desiderio di tornare a Dio. Un cammino di purificazione e di penitenza, di rinnovamento e di riconciliazione».

Si possono quindi individuare quattro elementi fondamentali della spiritualità del cammino di Santiago. Il tornare a Dio, la purificazione e la penitenza, il rinnovamento e la riconciliazione. Aspetti che, a ben guardare, sollecitano, interrogano e interessano anche coloro che partono per Santiago senza essere credenti.

Il tornare a Dio è probabilmente l’aspetto più evidente che conferma come questo pellegrinaggio faccia della spiritualità la sua impronta principale. Forse l’aspetto più curioso ed enigmatico è che attraverso questo percorso ogni pellegrino si sente interrogato, anche chi vi si avventura senza questa preoccupazione. È una sollecitazione a rispondere alle domande più importanti sul senso della vita. Un modo per verificare la qualità della propria esistenza. Avere fede in Dio non significa non avere problemi, ma che essi non sono insignificanti o motivo di condanna. Motivo per cui quello del ritorno a Dio è sempre un percorso da intraprendere.

Forse parlare di purificazione e penitenza nell’epoca moderna è sinonimo di reato contro l’obbligo di essere felici. Che è una delle più atroci menzogne propinate nel corso degli ultimi decenni. L’uomo soffre, anche quello che sorride è vittima del dolore e della tristezza. Non per colpa, ma perché non può essere altrimenti. La teologia cattolica chiama questa ferita “peccato originale”; il mondo moderno, non potendola riconoscere, la ignora o la nega. Ma l’uomo continua a soffrire, anche per colpe non sue. E non vi è terapia umana che possa colmare il vuoto generato da questa ferita.

Ecco quindi il senso primario della purificazione: liberarsi dall’illusione di poter essere autosufficienti. La conseguenza è quella della penitenza che è la risposta al riconoscimento di essere peccatori. Quindi in parte anche colpevoli del male che ognuno di noi compie. Il percorso del cammino di Santiago permette di mettersi a nudo con la propria coscienza, di esplorare in lungo e largo la propria spiritualità. E di vedere le proprie colpe, sotto le quali non bisogna perire, ma rinascere.

Quanti propositi di rinnovamento, anche di chi vive con attenzione la propria spiritualità, falliscono per lo più miseramente? Non un rinnovamento fine a sé stesso per continuare a cambiare senza mutare nulla. Un rinnovamento profondo che si realizza nei passi compiuti ogni giorno sulla strada verso Santiago. Perché è camminando che ci si muove, non stando fermi. Tutti abbiamo una meta da raggiungere e non tutti i percorsi sono uguali. Rinnovarsi non è cambiare, ma eliminare il male presente e scegliere il bene.

Qui appare in tutta la sua urgenza la riconciliazione, uno dei punti cardine di ogni spiritualità. L’uomo moderno è in tensione costante con tutto: con il mondo, con i familiari, parenti e amici. Ma anche e soprattutto con sé stesso, con il quale l’uomo non è in pace. La più grande forma di riconciliazione, quindi, è proprio questa verso sé stessi, la propria storia e le proprie fragilità. È una linea sottile quella che separa il lassismo di chi “siamo tutti peccatori e continuiamo a peccare e il male non esiste” e il rigore dei perfezionisti dove il minimo errore è condannato con la più atroce sentenza.

Forse è una linea estremamente sottile quella del percorso del cammino di Santiago. Una linea sottile e stretta, com’è stretta la porta che porta alla vita (Mt 7, 13 e Lc 13, 24). Ma è l’unica che promette un premio così alto, quindi la sola che vale la pena percorrere e varcare.

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