In Giappone i primi riti religiosi, a rilevanza comunitaria, si hanno durante il periodo Yayoi[1] ( 300 a. C. – 250 d. C. ). Infatti, a seguito della nascita di una cultura agricola, elementi naturali importanti come acqua, sole e terra diventano essenziali per avere un buon raccolto. I riti, quindi, vengono messi in atto per conquistare il favore della natura e la protezione delle divinità locali, i kami. Allo stesso tempo diventa molto importante la figura del capo della comunità acquisendo un potere spirituale oltre che politico. Questo è il culto dello Shintoismo primitivo (via degli dei) che individua in qualità di kami fiumi, mari, monti ed il male non è un atteggiamento negativo individuale, ma un’opera esterna all’individuo che può essere cambiata con il rito, così come possono essere resi benevoli i kami negativi[2].

In epoca successiva, verso il III secolo d. C., risulta particolarmente interessante la creazione di tombe a forma di collina (kofun) che caratterizza il periodo Kofun. Strettamente legate a queste tombe sono le haniwa, cioè sculture in terracotta scavate nella parte superiore, riservate ad accogliere lo spirito del defunto. In epoca seguente, le haniwa raffigurano manufatti di stampo militare come corazze e scudi. Colui che, facoltoso, ha la possibilità di costruire grandi tombe appartiene al clan dominante, conosciuto con il termine giapponese uji[3]. Il clan viene gestito e controllato dal capo dominante, nominato uji no kami, la cui carica è ereditaria così come sono ereditarie le varie cariche delle persone all’interno del clan. Tutto è collegato all’esistenza dei kami e alla natura in generale e per tale motivo diventano importanti i riti purificatori. Importante notare come questi culti a carattere locale vengono nel tempo sostituiti dalla figura dell’imperatore in qualità di sommo sacerdote durante il processo di unificazione del paese.

Il Giappone ha sempre avuto rapporti culturali con la Cina e sicuramente i rapporti con questo paese sono determinanti per la diffusione del buddhismo, sulla quale introduzione vi è stato un dibattito. Infatti per gli storici la data ufficiale e più attendibile è il 538 d. C., mentre per il Nihon shoki[4] tale data è da collocarsi intorno al 552 d. C. Oggi, convenzionalmente, si considera il 538 d. C. come data formale. C’è da dire che il buddhismo, nel tempo, diventa molto diffuso tra le classi più povere[5] grazie alla prospettiva di una vita dopo la morte[6], ma è sicuramente tra la classe dominante che inizialmente si diffonde garantendo un rapporto con il potere. Questa pratica religiosa comporta una trasformazione nello stile di vita, nei costumi e nella sepoltura dei morti. La cremazione viene preferita e progressivamente le tombe kofun vengono sostituite dall’edificazione di grandi templi.

La più importante diffusione del buddhismo in Giappone e la creazione di un solido legame con le istituzioni imperiali si ha grazie all’azione del Principe Shotoku Taishi. Nel 604 d. C. scrive la “Costituzione dei diciassette articoli”, non una costituzione intesa in termini moderni, ma un insieme di precetti morali e religiosi. L’Imperatore è l’unione tra ciò che è divino e ciò che è terreno e per tale motivo deve essere considerato l’unica guida per il suo popolo, limitando, di conseguenza, il potere degli uji. Successivamente i regnanti finanziano grandi opere buddhiste e famosa a riguardo è la realizzazione del Grande Buddha di Nara, una delle opere più maestose al mondo. Proprio nel periodo Nara l’unione tra religione e Corte imperiale causa uno scontro che porterà l’Imperatore Junnin ed il monaco buddhista Dokyo all’utilizzo delle armi. Infatti l’Imperatrice Koken concede una quantità notevole di poteri e privilegi al monaco essendo convinta di averla guarita da una malattia molto grave. Ella abdica a favore dell’Imperatore Junnin che muove guerra contro il monaco visto il suo notevole potere, ma Dokyo riesce ad eludere l’attacco e l’Imperatore viene condannato all’esilio dall’Imperatrice Koken, ora con il nome di Shotoku, che riprende il possesso del trono. Alla morte dell’Imperatrice anche il monaco perde il potere concesso. Questa vicenda porta la Corte ad avere un rapporto più moderato con il buddhismo ed a preferire il Confucianesimo.

Grande entusiasmo religioso, con notevole propagazione del buddhismo in tutte le zone del Giappone, si ha durante il periodo Kamakura[7] dove la classe guerriera si avvicina sempre più alla scuola Zen, anch’essa nata in Cina ad opera del monaco Dogen.

Invece per l’arrivo di una religione di tipo monoteista, cioè il cristianesimo, in Giappone, bisogna attendere il commercio dei mercanti europei, in particolar modo portoghesi, primi ad arrivare nel 1543 seguiti dagli spagnoli[8] nel 1592 e dagli olandesi nel 1609. L’opera di evangelizzazione viene realizzata dalla Compagnia di Gesù, nata a Parigi nel 1534 e riconosciuta nel 1540 dalla Chiesa di Roma. L’attività di questi grandi uomini produce un doppio beneficio, da una parte porta nuove conoscenze in Giappone e dall’altra porta notizie al mondo occidentale. La figura più importante e che ha contribuito maggiormente alla diffusione del cristianesimo in Giappone è il gesuita Francesco Saverio che approda all’arcipelago nel 1549 restandovi per due anni. Dopo essere arrivato a Kyoto ed avendo ricevuto il rifiuto dallo shogun alla sua attività missionaria, fonda la prima chiesa e la comunità cattolica a Yamaguchi. Tanto importante è stata la sua attività missionaria che Papa Gregorio XV lo nomina santo nel 1622 e la Chiesa cattolica lo ha nominato Patrono delle missioni nel 1927.

Dopo l’opera di Francesco Saverio giungono in Giappone altri gesuiti che riescono, allo stesso tempo, a rendere il messaggio evangelico più semplice per il popolo e per la classe dominante. Tra questa i primi a ricevere la fede cristiana sono i daimyo[9] del Kyushu. Oda Nobunaga, potente daimyo, concede protezione ai missionari cristiani, in particolar modo alla Compagnia di Gesù, ed accoglie favorevolmente la nuova religione tanto che una delegazione di daimyo cristiani, guidata dal gesuita Alessandro Valignano, giunge a Roma nel 1582. I daimyo che hanno abbracciato la nuova fede, noti con il nome kirishitan daimyo, la difendono e la supportano anche contro il clero buddhista ostile all’introduzione ed alla diffusione del cristianesimo. Sicuramente l’opera dei missionari e la loro fede esemplare porta il ceto popolare ad accogliere positivamente la nuova religione in un’epoca d’incertezza e guerre civili. Gli storici sono concordi nel chiamare “secolo cristiano” il periodo che va dall’arrivo degli europei alla cacciata dei missionari e dei mercanti nel 1639 a causa dello shogun Tokugawa Ieyasu[10] iniziando a perseguitare i cristiani e servendosi del Buddhismo per contrastare la diffusione del cristianesimo. Da questo momento il Giappone dà inizio al periodo Sakoku[11] restando quasi completamente isolato dal resto del mondo. Sarà soltanto l’arrivo della flotta americana dell’ammiraglio Perry nel 1853 a portare il Giappone ad avere nuovamente contatti con il mondo esterno.

In questo breve ma intenso excursus storico e religioso abbiamo avuto modo di vedere come nei secoli in Giappone si è passati da una religione di tipo politeista (credenza nei kami e riti propiziatori) ad una religione di tipo monoteista grazie all’introduzione del cristianesimo da parte dei missionari. Sia il Buddhismo sia il cristianesimo sono stati accettati dai potenti del momento, nel primo caso è servito ad unificare il paese e ad accentrare il potere nelle mani dell’Imperatore, mentre nel secondo caso è stato un modo per stringere rapporti con i mercanti europei ed avere privilegi economici. Sicuramente le persecuzioni di Hideyoshi Toyotomi e poi ancor di più di Tokugawa Ieyasu hanno contribuito a ridurre notevolmente la diffusione del cristianesimo ed ha portato tante persone a rinnegare la loro fede. Oggi le fedi religiosi più diffuse in Giappone sono lo shintoismo e il buddhismo.

  1. Nella storia giapponese distinguiamo il periodo Jomon in cui la popolazione vive di caccia, raccolta di frutti e utilizzo di risorse marine dal periodo Yayoi in cui la popolazione sviluppa una cultura agricola favorendo lo stanziamento di questa popolazione e lo sviluppo di una comunità legata al territorio. Infatti, verso la metà del 4000 a. C., a causa dell’abbassamento del livello del mare, le zone costiere vengono progressivamente abbandonate a favore di zone interne. Grazie a contatti con la penisola coreana, verso il III secolo a. C., viene introdotta la coltivazione del riso mediante irrigazione
  2. Fuoco, fulmini e calamità naturali
  3. Tale termine fa riferimento ad una famiglia allargata. Ogni uji ha il controllo su una parte di territorio
  4. Secondo libro della storia giapponese
  5. Diventerà molto diffuso tra il ceto basso solo dopo la fine del periodo Heian
  6. Per il Buddhismo la causa principale della sofferenza umana sono le passioni e per tale motivo diventa necessario annullare la propria individualità e potersi così liberare. Questo processo è possibile solo grazie alle reincarnazioni fino al raggiungimento del nirvana cioè uno stato di totale annullamento che non rende più necessaria l’incarnazione
  7. Nel 1185, data ufficiale di inizio del feudalesimo in Giappone, nasce un governo militare a Kamakura con passaggio del potere dalla Corte imperiale alla classe militare
  8. Gli spagnoli offrono protezione all’attività missionaria dei francescani
  9. A seguito della guerra Onin acquisiscono sempre più poteri i capi militari locali conosciuti con il nome di sengoku daimyo
  10. Già nel 1587 Hideyoshi Toyotomi espelle provvisoriamente i missionari
  11. Termine che sta a significare paese chiuso

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