Il Congo, cuore dell’Africa; storia e arte
Il Congo, breve storia del paese, del suo significato per l'arte africana; la forza dell'africa e la sua bellezza nelle sculture nkisi
Il Congo, breve storia del paese, del suo significato per l'arte africana; la forza dell'africa e la sua bellezza nelle sculture nkisi
E’ un paese enorme, per estensione, biodiversità, complessità e risorse; grande come il Belgio, un terzo dell’India. E’ attraversato da uno dei più grandi fiumi -Congo- con la seconda più grande foresta equatoriale al mondo.
Quando gli antichi ominidi si allontanarono dalla foresta e svilupparono una postura eretta per vedere sopra l’erba alta, la razza umana nacque nell’Africa centrale. La storia umana nel bacino del Congo è determinata dal rapporto dell’uomo con le foreste, i boschi e le savane. In tutto il bacino del Congo sono state rinvenute tracce di piccole macchie di savana che accompagnavano gli insediamenti umani preistorici. Sono stati rintracciati anche resti di incendi che si pensa siano stati intenzionali, esito di sboscamenti. I resti di carbone proveniente da aree forestali diverse indicano che l’abbandono di aree da parte degli insediamenti era seguito dalla colonizzazione delle foreste. È interessante notare che molte di queste aree di terreno fertile hanno ospitato fitte foreste di mogano africano. La maggior parte della foresta pluviale del Congo è stata tradizionalmente la dimora di cacciatori-raccoglitori e agricoltori di etnia Bantu.
Anche all’interno delle foreste dell’Africa centrale, le popolazioni autoctone hanno praticato la coltivazione a rotazione per migliaia di anni. Molte tribù che praticano questo tipo di coltivazione derivano dal popolo Bantu, originario dell’Africa occidentale. In molti luoghi del bacino del “Fiume” le popolazioni di agricoltori sono aumentate e diminuite in concomitanza con il flusso di foreste e savane.
Nelle fasi di aumento della popolazione, l’area forestale si è ridotta, a causa degli incendi appiccati per continuare a cacciare nella savana. Mentre in tempi di riduzione della popolazione, dovuta a carestie, malattie, guerre o condizioni climatiche, le foreste si sono spesso espanse. Sin dalle prime raffigurazioni rupestri la produzione di arte africana ha cartterizzato tutte le etnie radicate in questo vasto territorio. In queste epoche non esisteva una produzione di arte africana, definizione legata alla visione occidentale bianca. Erano certamente presenti manufatti dedicati alle cerimonie rituali, molto presenti nelle culture animiste.
Il regno di Kongo, ex regno dell’Africa centro-occidentale, era situato a sud del fiume Congo (l’attuale Angola e Repubblica Democratica del Congo). Il regno fu fondato da Lukeni lua Nimi intorno al 1390 grazie al matrimonio tra Nima a Nzima (Mpemba Kasi) e Luqueni Luansanze (Mbata). Questa unione cementò l’alleanza tra i due popoli di lingua KiKongo; dal matrimonio nacque Lukeni lua Nimi, con il titolo di Re. Il regno di Kongo si estendeva dalla foce del fiume Congo, lungo il suo bacino meridionale, e durò dalla fine del 1300 fino al 1800. Nei secoli successivi il regno fu parzialmente soggiogato al governo portoghese che si espanse a sud verso l’odierna Angola, ove si parla portoghese.
Il regno di Kongo fu scoperto nel 1482 da Diogo Cao durante le sue esplorazioni, regnante Nzinga Nkuwu, quinto re della dinastia fondatrice il regno. Si instaurò una forte alleanza tra il re e il Portogallo, che vide nell’Africa una grande opportunità. Nel 1490 fu avviata una seconda spedizione che portò nel regno preti, operai, tecnici e supervisori che verebbero dovuto sostenere lo sviluppo dell’area. Il portogallo aveva anche necessità di realizzare il proprio mandato di cristianizzazione, che portaò innanzitutto al battesimo del re. Questo progetto, dapprima permese di controllare le rivolte nella zona della foce del Fiume, ma si scontrò con l’instabilità dei rapporti tra i gruppi etnici.
Nel 1870, il giornalista belga Henry Morton Stanley iniziò l’esplorazione dell’allora regno di Kongo, durante il regno di Leopoldo II sullo stato libero del Congo.
La crisi del Congo fu un periodo di sconvolgimenti politici e conflitti nella Repubblica del Congo(RDC) tra il 1960 e il 1965. La crisi iniziò quasi immediatamente dopo che il Congo divenne indipendente dal Belgio e finì, ufficiosamente, con l’intero paese sotto il dominio di Joseph-Désiré Mobutu.
Il ventaglio delle etnie presenti è estremamente diversificato, come la produzione di arte africana, per quanto la massima parte della popolazione sia bantu e sudanesi. La frammentazione linguistica con circa 270 idiomi bantu e circa 50 sudanesi, e altri minori, rappresenta la varietà culturale del paese. Le popolazioni bantu, sono maggioritarie e occupano la depressione congolese e gli altopiani meridionali.
Quelle sudanesi sono presenti, da epoche relativamente recenti, nell’area settentrionale e nord-orientale verso l’alto bacino del Nilo. Esistono anche piccoli gruppi pigmei (Bambuti, Babinga), sparsi nelle regioni centro-settentrionali, e popolazioni relativamente arabizzate nelle regioni lacustri orientali. Le etnie sudanesi occupano prevalentemente le aree nord orientali, verso il Sudan.
La distrubuzione delle etnie oggi è cambiata in conseguenza delle immigrazioni secondarie alla guerra Hutu/Tutsi; oggi quasi un 80% della popolazione è Bantu. I principali gruppi sono Luba (18%), Mongo (17%), Kongo (12%) e Hutu e Tutsi ruandesi (10%); seguono Lunda, Tchokwe, Tetela, il Bangali, Nande, Nyanga, Bembe.
Mentre tra i gruppi etnici minori troviamo nel gruppo nilotico Alur, Kakwa, Bari e Il gruppo chamita Hima-Tutsi; Il gruppo Pigmeo Mbuti, Twa, Baka, Babinga
Una tale frammentazione dà inoltre origine, con grande frequenza, a ribellioni locali, scontri interetnici spesso aggravati o suscitati da eventi o interessi esterni. Da un altro punto di vista è proprio questa grande differenziazione la maggior ricchezza nella produzione di arte africana, con le mille sfumature tribali.
La produzione artistica di questa vasta area del centro africa è enorme e variegata, in relazione alle molte tribù. Le maschere e le sculture hanno sempre una grande forza espressiva, con linee potenti, e una grande carica spirituale. Sono oggetti che hanno sempre colpito l’immaginario dell’occidente bianco, spesso solo per la elegante bellezza, o per l’intensità e il magneismo che emanano. Alcune maschere hanno espressioni aggressive, atte a mettere paura, la cui funzione è cacciare spiriti malvagi e proteggere la famiglia o il villaggio. Le sculture possono avere fattezze non facili, sempre caratterizzate da un equilibrio tra la funzione e la forma, ma non espressione di una armonia classica. Possiamo così trovare teste enormi su corpi minuti, mani gigantesche, membri sproporzionati, seni adattati alle esigenze della scultura.
Le statue Nkisi sono uno degli esempi più importanti e frequenti della produzione artistica rituale di questa area. Sono di dimensioni varie, a seconda dell’ambito di esercizio: un singolo, una famiglia, un villaggio; hanno tutte una struttura simile. La loro funzione è facilitare, se non permettere, la comunicazione tra il mondo orizzontale abitato dagli uomini e quello verticale degli spiriti sovrastanti. Sono dotate di un nucleo magico, che viene attivato dagli uomini, e opera come petenziatore, interprete dei messaggi verso gli spiriti.
Riporto da https://www.metmuseum.org/it/art/collection/search/320053 “Il genere nkisi n’kondi, originario dall’Africa centrale, è onnipresente nell’arte africana, rappreentato in sculture con posture diverse. Ideate per ospitare forze mistiche, queste figure magiche nascevano dal lavoro comune di scultori ed esperti in riti Kongo. Simboleggiano l’estirpazione del male, testimoniando voti suggellati o firme di trattati; sono consultate prima di una scelta importante. Sono individuate come mangaaka, simbolo della forza del diritto, e a volte è possibile l’attribuzione a uno specifico maestro. I vari metalli conficcati nel torso confermano il ruolo centrale di questa figura, testimone e guardiano di questioni cruciali per la comunità.
Le medicine sacre e la protezione divina sono fondamentali per la credenza dei popoli Kongo (RDC). I Kongo credono che il grande dio, Ne Kongo, portò la prima medicina sacra (o nkisi) giù dal cielo in una nave di terracotta.
Un nkisi (plurale: minkisi) può essere liberamente tradotto come “spirito”, ed è rappresentato come un contenitore di sostanze sacre. Queste sostanze sono attivate da forze soprannaturali che possono essere evocate nel mondo fisico. Visivamente, questi minkisi possono essere sculture o semplici vasi contenenti erbe medicinali e altri elementi per la cura di malattie fisiche o dei mali sociali.