Siamo fatti della sostanza di cui son fatti i sogni;
e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita!William Shakespeare, La tempesta, atto IV, scena I
Il castello di Milazzo – solare cittadina in provincia di Messina – è uno scrigno di storia millenaria che racchiude al suo interno un passato ricco di dominazioni e influenze artistiche, fra cui spiccano quelle arabe, normanne, sveve, angioine, aragonesi e spagnole. La cittadella fortificata con i suoi sette ettari, è il castello più grande della Sicilia, e ospita al suo interno monumentali costruzioni di varie epoche, fra cui: la torre normanna, la cinta muraria aragonese e spagnola, il Duomo antico e il monastero delle Benedettine. Ed è proprio in quest’ultimo sito che è ospitato il Museo delle Favole gestito dall’associazione Imago Vitae dal 2002, una piccola sala espositiva e teatrale con una quarantina di posti a sedere, circondata da oltre duecento opere artigianali fatte con materiali di recupero, come maschere di personaggi mitologici, storici o di fantasia (Imago), strumenti musicali, giocattoli, manufatti in pelle e supporti lignei decorati con tecniche dell’antico Egitto, impiegando acqua, gesso, colle naturali e tele di lino. Nel suo laboratorio-museo, ecco Nino Pracanica, nato nel 1945, artigiano, artista, cantastorie innamorato della sua terra che, con i suoi racconti, non vuole avere la presunzione di insegnare niente a nessuno, il suo obiettivo, infatti, è un altro, è quello di regalare gratuitamente ai visitatori delle schegge luminose di speranza e bellezza utilizzando, come ponte, delle romanzate pillole storiche o letterarie.
“Mi sono sempre posto dei limiti nella mia vita… il gioco. Non pensate che quello che dico io possa essere giusto o possa insegnare qualcosa. Io mi sono svuotato dall’ego e dalla sapienza. Ho conoscenza, che è una cosa diversa”.
Commoventi le favole della formica, del cappero e del re, di Polifemo, delle donne di mare, di Antigone, Saffo e del cioccolato modicano, e di mille altre storie che Nino, con tamburo e marranzano, giornalmente, racconta a turisti, scolaresche e curiosi di tutto il mondo che passano da lui. “Ogni emozione è musica. Lo strumento dà solo una vibrazione, ma la persona fa suonare lo strumento con le sue emozioni”. E in ogni suo racconto c’è sempre la sua amatissima moglie e musa Gina Previtera, insieme nel lavoro e nella vita dal 1974, anche lei artista e artigiana, raffinata pittrice di icone. Il loro matrimonio, racconta Nino, è come il cioccolato di Modica, un cioccolato non corrotto, in cui il cacao si amalgama con lo zucchero senza che nessuno sovrasti l’altro. A lei, nel 2016, Nino ha dedicato un libro, curato da Mimmarosa Barresi, un inno d’amore alla sua sposa, dal titolo Le savoir fare di Gina. “Non è forse l’amore che guida tutte le cose? […] Gina è l’espressione di questo misterioso processo alchemico che chiamiamo amore, che non può e non dev’essere spiegato”. È un grande amore quello fra Gina e Nino, che viaggiano per castelli, dimore storiche e musei per imparare, restaurare e trasmettere le loro conoscenze, abbracciando in pieno uno stile di vita controcorrente e rischioso, ma anche stimolante e ambizioso. Infatti, la coppia studia insieme antiche tecniche di lavorazione della materia, e crea un modo unico e originale di dare forma e dimensione non solo a miti, leggende, fonti storiche e personaggi inventati, ma anche alla storia personale di Nino. Una storia fatta di solitudine, continua ricerca, curiosità e maturazione che parte dall’infanzia, quando lui, a dieci anni, perde precocemente la madre e viene costretto a stare in collegio per i successivi dieci anni. “Che cosa mi ha aiutato nella mia vita? La perdita. Io, per poter capire il valore delle cose, le ho dovute perdere. Ho perso mia madre e poi ho perso la libertà, e così poi mi sono aperto alla conoscenza. Mi riconoscevo nella rabbia e nella tristezza dei personaggi classici e degli autori che studiavo a scuola, come Caronte o Le mie prigioni di Silvio Pellico”. Poi la svolta artistica e personale con Gina a ventisei anni, l’incontro che ha cambiato la sua vita e il suo mestiere. Una vita passata insieme nel segno dell’arte del restauro e dell’artigianato, poi trasformato, con il tempo, anche nell’attività divulgativa e culturale degli ultimi vent’anni nel castello di Milazzo e in vari altri siti siciliani, come il castello di Montalbano Elicona. Nel 2016, il loro laboratorio-museo viene riconosciuto come una delle cento migliori botteghe italiane, selezionate dalla Fondazione Cologni Mestieri D’Arte, associazione no profit di promozione del Made in Italy. “Le favole servono per vivere meglio la nostra storia, conoscendola. Questo è il messaggio del nostro laboratorio: bisogna custodire le storie, le leggende… e fantasticare. Perché con la fantasia e la conoscenza si è più sereni e si percepisce il cambiamento e la diversità, senza averne paura. Uno che non conosce il proprio passato, non conoscerà neppure il proprio futuro e sarà pieno di incubi.”
La passione di Nino è viscerale, autentica e coinvolgente. La sua tenerezza riguarda soprattutto le cose e le genti della terra natia, in particolar modo le donne e i bambini, che più di tutti hanno risentito e sofferto dell’ego degli uomini e dell’incuria del tempo e della storia. La storia siciliana, infatti, è il risultato della diversità di popoli e culture millenarie, che Nino ha rielaborato in suoni, parole e materia che ripercorrono tecniche, usanze e tradizioni del passato, sconfessando credenze e pregiudizi sulla Sicilia. Da cinquant’anni, Nino Pracanica, grazie alla sua donna-angelo Gina, ha fatto della sua vita un’opera d’arte e un’opera d’arte della sua vita, trasformando il passato personale e comunitario in sogno e racconto.