Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Dopo la crisi pandemica questa forte iniezione di fondi pubblici potrebbe rappresentare un nuovo Piano Marshall per l’economia del continente, in particolar modo per le nazioni che hanno subito una contenuta crescita del PIL negli ultimi decenni, come quella italiana. Un’occasione da non perdere per lo sviluppo ed il rilancio del nostro Paese. In cambio però l’Europa ci chiede delle riforme strutturali.
Un esempio concreto di Bando PNRR che si concretizzerà nei prossimi giorni è il FRI-TUR dedicato ad un settore da sempre strategico per l’economia del Bel Paese. Il Turismo.
Una pioggia di finanziamenti pubblici si appresta ormai all’orizzonte, rappresentando un’occasione di sviluppo importante per il nostro Paese.
Il PNRR (Piano nazionale di Ripresa e Resilienza) è il documento che ciascuno Stato membro deve predisporre per accedere ai fondi del Next Generation EU (NGEU).
Il PNRR italiano prevede investimenti per un totale di 191,5 miliardi di euro a cui vanno aggiunti i 30,6 miliardi del piano nazionale investimenti, per un totale di 222,1 miliardi, pari, nella pragmatica degli importi, a quasi dieci volte gli investimenti pubblici previsti all’interno delle leggi finanziarie italiane.
Il precedente Governo Draghi ha stimato che gli investimenti previsti nel PNRR avranno un impatto significativo sulle principali variabili macroeconomiche. Nel 2026, l’anno di conclusione del Piano, il prodotto interno lordo sarà di 3,6 punti percentuali più alto rispetto all’andamento tendenziale che avrebbe avuto in assenza degli investimenti del PNRR. Nell’ultimo triennio dell’orizzonte temporale (2024-2026), l’occupazione sarà più alta di 3,2 punti percentuali. Gli investimenti previsti nel PNRR porteranno inoltre a importanti miglioramenti negli indicatori che misurano i divari regionali, l’occupazione femminile e l’occupazione giovanile.
In cambio dei suoi denari, la Commissione Europea chiede all’Italia una serie di riforme strutturali per ovviare a dei ritardi storici che da tempo penalizzano lo sviluppo dell’economia italiana rispetto a quella degli altri paesi europei. Infatti, dietro la difficoltà dell’economia italiana di tenere il passo con gli altri paesi avanzati europei e di correggere i suoi squilibri sociali ed ambientali, c’è sostanzialmente l’andamento della nostra produttività, molto più lento in Italia che nel resto d’Europa. Dal 1999 al 2019, il Pil, per ora lavorata, in Italia è cresciuto del 4,2 per cento, mentre in Francia e Germania è aumentato rispettivamente del 21,2 e del 21,3 per cento, ben 5 volte di più.
Il ritardo della produttività dipende da molte cause che proviamo qui a sintetizzare.
Ritardo nelle tecnologie digitali
Complice la dimensione media più contenuta delle aziende e gli scarsi investimenti pubblici nelle infrastrutture digitali, abbiamo accumulato un evidente ritardo tecnologico rispetto agli altri paesi europei nell’adottare nuove tecnologie e muoversi verso produzioni a più alto valore aggiunto.
I ritardi nella giustizia civile
Nonostante i progressi degli ultimi anni, permangono ritardi eccessivi nella giustizia civile: in media sono necessari oltre 500 giorni per concludere un procedimento civile in primo grado. La riforma della giustizia ha l’obiettivo di affrontare i nodi strutturali del processo civile, semplificando il rito processuale ed implementando definitivamente il processo telematico. Il Piano predispone inoltre interventi volti a ridurre il contenzioso tributario e i tempi della sua definizione.
La Pubblica amministrazione
Il progetto di riforma della pubblica amministrazione migliora la capacità amministrativa a livello centrale e locale; rafforza i processi di selezione, formazione e promozione dei dipendenti pubblici; incentiva la semplificazione e la digitalizzazione delle procedure amministrative. Si basa su una forte espansione dei servizi digitali, negli ambiti dell’identità, dell’autenticazione e della sanità. L’obiettivo è una marcata sburocratizzazione per ridurre i costi e i tempi che attualmente gravano su imprese e cittadini.
Legislazione complessa
Le norme italiane purtroppo ostacolano eccessivamente la vita quotidiana dei cittadini, delle imprese e della pubblica amministrazione. La riforma dovrà intervenire sulle leggi in materia di pubbliche amministrazioni e di contratti pubblici, sulle norme che sono di ostacolo alla concorrenza e sulle regole che hanno facilitato frodi o episodi corruttivi.
Ostacoli alla concorrenza
Un fattore essenziale per la crescita economica e l’equità è la promozione e la tutela della concorrenza. La concorrenza non risponde solo alla logica del mercato, ma può anche contribuire ad una maggiore giustizia sociale. La riforma per il mercato e la concorrenza dovrà intervenire su tematiche come le reti digitali, l’energia, le professioni, i porti, le concessioni pubbliche ecc. L’Italia si impegna inoltre a mitigare gli effetti negativi prodotti da queste misure su alcune categorie e a rafforzare i meccanismi di regolamentazione. Quanto più si incoraggia la concorrenza, tanto più occorre rafforzare la protezione sociale di coloro che vengono toccati nel loro portafoglio da queste riforme.
Queste riforme dovrebbero essere la contropartita italiana ai fondi europei.
Ma i soldi del PNRR come potranno essere spesi?
Il piano è stato realizzato seguendo le linee guida emanate dalla Commissione Europea e si articola su sei missioni: Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo, Rivoluzione verde e transizione ecologica, Infrastrutture per una mobilità sostenibile, Istruzione e ricerca, Coesione e inclusione, e Salute.
La quota di risorse più consistente è destinata alla realizzazione dei progetti inseriti nella missione 2 (rivoluzione verde e transizione ecologica), che riceverà poco meno di 60 miliardi di euro. Alla missione 1 (digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo) sono assegnati circa 40,7 miliardi, mentre alla missione 4 (istruzione e ricerca) quasi 31 miliardi. Circa 25 miliardi saranno poi assegnati alle infrastrutture, quasi 20 a coesione e inclusione e circa 15 miliardi alla missione salute.
Il 40 per cento circa delle risorse territorializzabili del Piano sono destinate al Mezzogiorno, a testimonianza dell’attenzione al tema del riequilibrio territoriale. Il Piano è fortemente orientato all’inclusione di genere e al sostegno all’istruzione, alla formazione e all’occupazione dei giovani. Gli impatti ambientali indiretti sono stati valutati e la loro entità minimizzata in linea col principio del “non arrecare danni significativi” all’ambiente (“do no significant harm” – DNSH)
È stata inviata proprio in questi giorni da parte del governo italiano alla Commissione Europea la richiesta di pagamento della terza rata di euro 21.839.080.460 (comprensiva della quota di anticipazione del 13% ricevuta ad agosto 2021 pari ad euro 2.839.080.460). Sono stati raggiunti, come previsto, 55 traguardi-obiettivi per il secondo semestre 2022. L’erogazione dell’importo dovuto, pari a 19 miliardi di euro, avverrà, da parte della Commissione nei prossimi mesi, al termine dell’iter di valutazione previsto dalle procedure europee, in linea con quanto già fatto con le precedenti richieste.
Un buon esempio concreto di Bando, che partirà nei prossimi giorni, finanziato dal PNRR è il Fondo rotativo imprese per il sostegno alle imprese e agli investimenti di sviluppo nel turismo (FRI-Tur) che interviene in un settore che è stato fortemente penalizzato dalla pandemia Covid 19
Fri-Tur è un incentivo previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Misura M1C3 investimento 4.2.5), promosso dal Ministero del Turismo e gestito da Invitalia. I fondi a disposizione sono pari a 780 milioni di euro, con ulteriori 600 milioni di finanziamenti bancari che dovrebbero essere attivati dalla misura. Il contributo ha come obiettivo quello di migliorare i servizi di ospitalità e le strutture ricettive, soprattutto in ambito digitale e della sostenibilità ambientale.
ll 50% delle risorse è destinato agli interventi per la riqualificazione energetica, mentre il 40% del contributo diretto alla spesa è destinato alle imprese con sede in una delle regioni del Mezzogiorno, come previsto nella logica generale del PNRR
Le domande possono essere presentate dalle ore 12 del primo marzo 2023 fino alle ore 12 del 31 marzo 2023, salvo eventuali proroghe della Commissione Europea attraverso il modulo contenuto nel portale Invitalia soggetto gestore della misura.
La misura agevolativa si articola in tre filoni:
• Contributo a fondo perduto pari al massimo del 35% dei costi e delle spese ammissibili (180 milioni).
• Finanziamenti agevolato: concesso da Cassa Depositi e Prestiti con un tasso nominale annuo estremamente conveniente, visti i forti rialzi dei rendimenti, pari a 0,5%, per una durata compresa tra i 4 e i 15 anni, compreso un periodo di preammortamento di massimo 3 anni (600 milioni).
• Finanziamento bancario a tasso di mercato di pari importo e durata, erogata da una banca aderente alla Convenzione (600 milioni).
La somma del finanziamento agevolato, di quello bancario e del contributo diretto alla spesa non può superare il 100% del programma ammesso. Gli incentivi non sono cumulabili con altri contributi, sovvenzioni e agevolazioni pubblici destinati alla stessa tipologia di interventi.
La concessione di una delibera di credito da parte di un istituto convenzionato è un requisito imprescindibile della misura e dovrà essere presentata come allegato alla domanda di finanziamento.
Un’ottima occasione di crescita per le imprese del settore.
Per approfondimenti
Italia Domani- Il Sito del Governo Italiano dedicato al PNRR
La sezione del Sito di Invitalia dedicato al FRI – TUR
https://www.invitalia.it/cosa-facciamo/rafforziamo-le-imprese/fri-tur
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