Le millenarie radici cristiane di Casa Savoia

Conversare sopra un rapporto plurisecolare tra la più antica casa reale d’Europa e la sua religione è un esercizio duro, se si vuole avere il dono della sintesi.
La “diletta” Casa di Savoia (così chiamata da alcuni pontefici), nel corso di un periodo storico così lungo ha alternato momenti di grande legame al cattolicesimo, ad altri di profonda tensione e rottura col papato, che tuttavia non pregiudicarono mai il rapporto spirituale.
Dai tempi del Conte Biancamano, capostipite della dinastia (980 d.C.) e benefattore di chiese e conventi nei suoi territori, la storia si snoda attraverso le crociate dove spicca tra i Savoia la figura del Conte Amedeo II detto appunto “il crociato”. Chiamato alle armi dal Papa Callisto II suo zio, partecipò alla seconda crociata, guidando le avanguardie cristiane in Anatolia e trovando due anni dopo la morte a Cipro. In una guerra santa successiva (1366) Amedeo VI in una nave-galea veneziana sulla quale era imbarcato fece montare oltre la bandiera con le insegne sabaude un vessillo di colore azzurro in onore del manto mariano. Pare che da queste circostanze nacque l’adozione per la futura casa regnante del nostro paese, di quel colore azzurro o blu-Savoia che ancora oggi per tale motivo è il colore indossato da tutti gli sportivi italiani.
Per quanto attiene il culto parliamo della famiglia reale con più santi, beati e servi di Dio della storia, ben trentasette. I santi veri e propri sono due: Santa Giovanna e San Girolamo Carmelo. La prima nata nel 1306 fu sposa di Andronico III e Imperatrice di Bisanzio. Cercò da quella posizione di ricucire lo strappo dello scisma d’oriente. A tutt’oggi la chiesa la commemora con il suo nome da Imperatrice Anna Paleogina. San Girolamo Carmelo o San Carmelo dopo una vita da soldato, passò gli ultimi sedici anni della sua esistenza col saio e scrisse un’opera sulla Madonna: “De conceptione”. In questo scritto è presente un verso molto poetico dedicato a “Toda Pulcra”. Il santo conversava con la Vergine e gli furono attribuiti molti miracoli. Fu uno strenuo difensore del dogma dell’Immacolata Concezione, morì a Barcellona nel 1558.
Tra coloro che ebbero il dono delle visioni nella famiglia a cavallo tra i secoli medioevali e moderni spicca la figura di Suor Filippina di Savoia-Acaia, che lega la sua storia come quella di altri membri della casa al miracolo di Fatima. Un legame che nasce tra i Savoia e il Portogallo molti secoli prima (dove non a caso andò a vivere Re Umberto II nel suo lungo dignitoso e doloroso esilio in terra lusitana che evitò all’Italia una guerra civile); infatti la prima Regina di Portogallo fu Mafalda di Savoia sposa di Re Alfonso (protagonista della “Reconquista” Cristiana di quella terra) dove si combatté specialmente nella zona di Fatima per evitare l’islamizzazione e successivamente in onore di questi sforzi vittoriosi si eressero diversi luoghi di culto dedicati in particolare alla Madonna. Alcuni secoli dopo Filippo di Savoia-Acaia (m. nel 1418) Principe detronizzato da una congiura ordita in ambito familiare ebbe un esilio da pellegrino in giro per l’Europa che culminò proprio a Fatima. Mentre la figlia entrata nel convento di Alba per fuggire alla persecuzione familiare assunse il nome di Suor Filippina. Nella città piemontese quest’ultima trovò la morte nel 1448 nel convento dove era badessa sua cugina Margherita di Savoia e prima di spirare ebbe visioni mistiche legate ai segreti di Fatima e alla Madonna che distrugge il mostro proveniente da Oriente creato da Satana. Lo snodo dei rapporti tra la dinastia sabauda e il santuario portoghese a livello probatorio ci arriva da una carta emersa dallo stesso convento di Alba nel 1655 dove appare una realtà poco conosciuta, in questi si afferma: “Esiste in Lusitania una chiesa nella cittadina di Fatima fondata dalla Regina di Portogallo Mafalda di Savoia, in questa c’è una statua della Vergine che parlerà di avvenimenti futuri molto gravi e di una guerra nella quale alla fine la Madonna vincerà sul diavolo. Schegge di una storia incredibile che si intreccia probabilmente col disegno divino.
I Beati della famiglia furono ben sette tra cui spiccano le figure di Amedeo IX noto per l’indole caritatevole. L’ultima in ordine di tempo fu Maria Cristina di Savoia, sposa di Ferdinando II e Regina di Napoli, li morta nel 1836 a 23 anni. La sua beatificazione è avvenuta nel 2014. I fatti che legarono la casa al cristianesimo però non finiscono qui. Dal 1453 al 1983, i Savoia custodirono e detenerono la più importante reliquia della cristianità; La Sacra Sindone. Il Santo telo dopo un periodo a Chambery rimase quasi sempre a Torino, spostandosi solo durante la Seconda guerra mondiale per volere di Vittorio Emanuele III all’Abbazia di Montevergine in Campania, per motivi di sicurezza. Alla morte di Umberto II, l’ultimo Re d’Italia donò a Papa Giovanni Paolo II il velo che avvolse il corpo di Gesù Cristo e il Vescovo del capoluogo piemontese ne divenne il custode.
A livello politico e militare dopo la parentesi delle crociate non si può non soffermarsi sulla figura di Eugenio di Savoia che partecipò ventenne al fianco del re polacco Giovanni III Sobieski all’assedio di Vienna (12 settembre 1693) che sancì la vittoria dei cristiani sui turchi.
Dopo col grado di Colonnello “Il Nobile Cavaliere” prese parte alla riconquista dell’Ungheria. Fatti d’arme che fecero tramontare i progetti di espansione ottomana in Europa via terra, dopo che via mare erano stati sconfitti un secolo prima dalla Marina della Repubblica Serenissima di Venezia a Lepanto nel 1571, unita in quell’occasione alle forze della Lega Santa di cui facevano parte anche i remi del Ducato di Savoia.
Pochi anni e nel 1706 lo stesso Eugenio salì con Vittorio Amedeo II sulla collina di Superga per osservare i movimenti delle truppe francesi che assediavano Torino. Vittorio arrivato difronte a una piccola cappella votiva della Vergine, promise che in caso di vittoria li avrebbe costruito una chiesa, e nacque così la Basilica di Superga. Con una successiva campagna vittoriosa in Francia a Tolone, il Duca ottenne di fatto il titolo di Re. Intanto dal 1572 operava in nome dei Savoia il loro ordine cavalleresco dei Santi Maurizio e Lazzaro come sodalizio dedito alla carità e alla cura dei lebbrosi. Secoli prima era nata la più alta decorazione della Casa il Collare della Santissima Annunziata sempre improntato ad un richiamo mariano e che recava l’antico motto sabaudo asserente la sfera sacra “FERT”.
Venne poi il tempo della divisione in cui la famiglia reale fu chiamata a realizzare l’opera più importante della sua storia: L’unità d’Italia. Per farla entrò in un contrasto con gli stati della chiesa, mai conosciuto prima neanche quando un Savoia nel Quattrocento era stato eletto antipapa. A dover iniziare questo non facile percorso fu proprio un cattolico osservante come Carlo Alberto, che per un certo periodo di tempo aveva fidato nella possibilità caldeggiata dai patrioti moderati di cui alcuni anche sacerdoti (tra cui i Beati Antonio Rosmini e Francesco Faà di Bruno già ufficiale dell’esercito sabaudo e precettore della Real Casa) di conciliare patriottismo e fede nel famoso progetto elaborato dal Gioberti di unità confederale, poi naufragato per assenza d’interesse degli altri stati italiani e per la ventilata minaccia al Papa, da parte dell’Imperatore d’Austria, di uno scisma.
Il XX settembre 1870 si compì l’atto che fu il padre di tutti i dissidi maggiori; la presa di Roma da parte delle truppe del Re dopo più di un millennio di dominio pontificio. Anche in questo frangente emergono circostanze particolari. Pio IX aveva ordinato al Generale Kanzler, Comandante in Capo dell’esercito pontificio (il di cui nipote Angelo morirà nella grande guerra combattendo col Regio Esercito Italiano), una resistenza meno che simbolica, ma il militare che poi firmò l’armistizio di Villa Albani dopo la sconfitta, disse al Pontefice che per il suo onore di soldato non avrebbe potuto accondiscendere all’ordine del Papa e lo scontro vi fu. Il Generale Cadorna Comandante Italiano sapendo della scomunica che avrebbe colpito il primo militare sabaudo che fosse penetrato nella città eterna si assicurò che la prima avanguardia delle sue truppe venisse costituita da soldati di religione ebraica.
Una volta entrati un distaccamento di bersaglieri si accampò nei pressi di Castel Sant’Angelo per un ordine prestabilito. Si sapeva infatti che in città-dove ancora era vivo il ricordo dei fratelli Cairoli-erano operative cellule repubblicane e anticlericali e si voleva dare il segnale che assalti a San Pietro non se ne sarebbero tollerati. E di fatti non ci furono. Con la breccia di Porta Pia tutti i membri della Casa furono scomunicati ma anche in questo periodo la vita religiosa dei Savoia non si ridimensionò come invece i rapporti con la Santa Sede che tuttavia anche in modo sotterraneo continuarono. Il dissidio durò 59 anni e si concluse con la conciliazione nel 1929. A partire da quel momento il legame tra la Real Casa e Santa Romana Chiesa tornò più forte di prima. Giovanna di Savoia sorella di Re Umberto e Regina di Bulgaria divenne terziaria francescana e alla sua morte fu sepolta ad Assisi.
La madre la Regina Elena fu decorata da Papa Pio XII con la Rosa d’oro della cristianità. Lo stesso Pontefice nel 1942 dopo la morte da internato in prigionia dei britannici del Viceré d’Etiopia Amedeo di Savoia Eroe dell’Amba Alagi disse di lui: “splendida figura di principe, di soldato e di cristiano”. Il suo pronipote Aimone di Savoia Aosta è Ambasciatore dell’Ordine di Malta presso la Federazione Russa. È nato il 13 ottobre 1967, cioè cinquant’anni esatti dopo il miracolo mariano della Madonna di Fatima. È stato battezzato con le acque dei fiumi Giordano e Piave, la sua immagine si trova sul bassorilievo della tomba di San Pio da Pietrelcina, per espresso desiderio del santo frate che per tutta la vita ebbe rapporti stretti con vari esponenti di Casa Savoia, tra cui principalmente l’ultima Regina d’Italia Maria Josè a cui lasciò chiari riferimenti in degli scritti circa un ritorno della monarchia in Italia. Ognuno può dare a queste ultime circostanze il significato o l’interpretazione che desidera ma ciò che emerge a prescindere e sempre è comunque quel filo rosso o forse azzurro che mai si è spezzato tra Casa Savoia e la Santa Chiesa Cattolica Apostolica e Romana.