La Somalia: una storia tormentata, tra colonialismo e abbandono
La Somalia: una storia tormentata di spartizioni, tra colonialismo, guerre, migrazioni e abbandono, sino al declino post unificazione.
La Somalia: una storia tormentata di spartizioni, tra colonialismo, guerre, migrazioni e abbandono, sino al declino post unificazione.
Prove archeologiche mostrano che la Somalia è stata abitata almeno dal Paleolitico, come testimoniano le pitture rupestri della Grotta di Laas Geel. Si ritiene che l’antica civiltà, conosciuta come la Terra di Punt, fosse situata nella Somalia moderna dal 3000 al 1500 a.C circa; citata dalla Bibbia come la terra dei discendenti di Cam. Documenti egiziani dell’epoca mostrano che la Terra di Punt era un partner commerciale dell’Egitto, che si riferiva ad essa come “la terra degli dei”.
L’Islam già agli albori ha avuto un legame con questa parte dell’Africa, penetrando dalla penisola arabica si è esteso sino a rappresentare l’unica religione. Nel 614 d.C, un gruppo di musulmani fuggì dalla persecuzione verso la Mecca (nota come la prima hijra o la migrazione di Maometto verso la Medina). Si fecero strada attraverso il Golfo di Aden fino al Regno di Axum, l’Etiopia, l’Eritrea, e la Somalia settentrionale. Nel porto di Zelia ottennero ospitalità dal Negus Ashama ibn Abjar re di Axum e cristiano, da cui si aspettavano neutralità e sosteno.
Nel 616 una seconda ondata, guidata da Ja’far ibn Abi Talib e poi In realtà, la migrazione verso il Corno proseguì oltre la prima hijra. Si narra che Ja’far ibn Abi Talib abbia poi convertito il Negus e i musulmani nell’ottavo secolo, fondarono la città di Mogadiscio.
Il XIV secolo segnò l’inizio delle ostilità tra musulmani e cristiani nel Corno d’Africa quando Il sultanato di Ifat dichiarò guerra agli abissini cristiani. Ifat fu sostenuto nella guerra ai cristiani da altri sultanati e il conflitto durò decenni, quando gli abissini lo sconfissero a metà del 1300. Lo scontro tra gli eredi di Ifat e i cristiani portò alla loro conquista in Abissinia ove furono soccorsi dai fratelli cristiani Portoghesi. Non tardò la reazione del Sultanato di Ajuran, che chiese l’intervento dei pirati Ottomani, per riconquistare i territori costieri.
La guerra nell’area, che comprende anche le attuali Etiopia, Eritrea, durò sino agli inizi del 1800.
La Somalia pur arida e inospitale, è stata per migliaia di anni luogo di scambi con le civiltà e il commercio internazionale. A nord, oltre il Golfo di Aden, c’è Saba, la terra della regina di Saba e la parte dell’Arabia che fu la prima a prosperare. Ad ovest si trova l’Etiopia, dove il regno di Aksum è stato stabilmente presente dalla sua istituzione nel V secolo AC.
Situata sul Corno d’Africa, con una popolazione totale di quasi 15 milioni di persone, si affaccia sull’Oceano Indiano. Le sue coste hanno molti porti naturali, scalo per i commerci da e verso l’India; è sempre stata molto visitata da arabi e persiani. All’interno le popolazioni rimasero escluse dai contatti con altre culture; confina a nord con Gibuti, a ovest con l’Etiopia e a sud con il Kenya.
Le aree costiere divennero sedi portuali importanti e Mogadiscio già nel 1331 era una città enorme, come testimoniano i primi esploratori.
All’inizio del 1800, in Somaliland, si manifestarono interessi europei per i porti, che furono utilizzati come stazioni di rifornimento per le navi per l’India. L’interesse coloniale si rese evidente dopo il 1839, quando gli inglesi iniziano a utilizzare Aden, sulla costa dell’Arabia, Yemen, come base di rifornimenti. Il presidio britannico in Aden richiedeva risorse e la fonte locale più semplice parve la costa somala oltre il golfo.
Questo territorio, pur interessante per la posizione, a causa della configurazione idro-orografica e dell’ ostilità dei locali, suscitava incertezze nei colonialisti. Durante la prima colonizzazione più paesi miravano al Somaliland; l’Egitto fu il primo a impossessarsene nel 1875; 5 anni dopo inglesi e francesi li respinsero.
Tra il 1840 e il 1886, la British East India Company stabilì una serie di trattati commerciali con vari capi locali. L’Italia ebbe anche un ruolo nella prima fondazione dello Stato e segnò i confini del territorio italiano, nel sud, tra il 1897 e il 1908. Nel 1880, Francia, Gran Bretagna, Italia ed Etiopia si spartirono il corno d’Africa, di rilievo internazionale; distribuendo la terra tra i quattro concorrenti. La parte settentrionale era condivisa tra francesi e britannici (oggi Gibuti ed Eritrea) e le regioni costiere erano annesse da Protettorato italiano ed etiope.
Nel 1920 gli equilibri coloniali iniziarono a indebolirsi a causa di sconvolgimenti nel Somaliland britannico e nella regione dell’Ogaden.
La seconda guerra mondiale complicò la situazione, quando l’Italia acquisì con la forza l’Eritrea, l’Etiopia e la Somalia, allora conosciute come l’Africa orientale italiana. Le aree di competenza inglese e francese si trovarono così circondate e questo causò una situazione di costante instabilità.
I loro interessi crebbero quando il Canale di Suez fu aperto; scoppiarono tensioni tra Italia ed Etiopia, e le ripercussioni si avvertirono nella regione dell’Ogaden. Questa zona, che è sempre stata nel tempo oggetto ci tensioni fu assegnata alla gestione italiana attiva in epoca coloniale. L’Etiopia rivendicò la regione dell’Ogaden nel territorio occidentale nel 1897 e fu poi restituita agli etiopi.
L’Italia mantenne il controllo dei territori conquistati come parte del proprio impero africano (tra cui Etiopia ed Eritrea) fino al 1941.
Durante la Seconda Guerra Mondiale anche la Gran Bretagna assunse il controllo di queste aree e le governò come protettorati militari fino al 1949.
In quell’anno le Nazioni Unite concessero all’Italia un’amministrazione fiduciaria sulla maggior parte dell’attuale Somalia. Gli inglesi mantennero una gestione fiduciaria su quello che oggi è lo stato autoproclamato del Somaliland.
Nel corso dell’anno 1960 si avvia l’indipendenza sia delle colonie britanniche che di quelle italiane, rispettivamente a giugno e luglio come Repubblica somala. La colonia francese deve aspettare fino al 1977 prima di diventare indipendente come Gibuti.
La regione francese intorno a Gibuti viene formalmente identificata come la Côte Françcaise des Somalis (Costa francese dei Somali, indicata in inglese Somaliland francese). Dopo l’indipendenza si avviò il percorso di riunificazione dei tre gruppi somali ancora inclusi in altri stati: Somaliland francese, popolazioni in Etiopia e nord Kenya.
Il Kenya e l’Etiopia erano sotto la protezione delle potenze occidentali, la Somalia per riottenere i propri territori si rivolse all’Unione Sovietica per ottenere aiuto.
La politica estera si era sempre schierata per una posizione neutrale negli affari internazionali, ma questo subì un cambiamento con l’omicidio del presidente M.Egal (1969).
Con la salita al potere di Siad Barre, che si schierò dalla parte sovietica, si avviò una brutale dittatura marxista. Questo portò ad una contrapposizione agli equilibri e al sistema del clan, da sempre parte integrante della cultura somala.
Nel 1977 la Somalia attaccò le guarnigioni etiopi nell’Ogaden, ma il suo alleato, l’URSS, si schierò dalla parte etiope consegnando l’Ogaden all’Etiopia nel 1978. Perso l’alleato e con migliaia di rifugiati, la Somalia si trovò abbandonata a se stessa e vide aprirsi un abisso dove giace ancora.
Il crollo dello stato è questione complessa, ma si può dire possa dipendere dal retaggio del colonialismo e dalla storia più antica e culturale.
Da un punto di vista politico durante il diciannovesimo secolo, la Somalia è stata divisa in cinque regioni:
Ma dalla sua indipendenza nel luglio 1960, l’obiettivo principale del potere nazionalista era riunire l’intero territorio, obiettivo difficile per i conflitti con gli stati confinanti. Tale ideologia rappresenta anche una costante minaccia implicita per tutti i paesi interessati, vale a dire: Gibuti, Etiopia e Kenya.
Ne conseguirono diffidenza e ostilità, indebolendo lo sviluppo economico regionale del paese e le sue relazioni diplomatiche.
L’area nordoccidentale, l’ex protettorato britannico del Somaliland, ha dichiarato l’indipendenza nel 1991.
Il caos dei primi anni ’90 ebbe un effetto devastante sulla popolazione; Il sanguinoso conflitto, e la grave carestia, crearono una crisi umanitaria.
Morì mezzo milione di somali, inoltre ad aggravare l’emergenza è stato il sequestro di aiuti di soccorso internazionali da parte delle fazioni del clan.
La gravità della situazione suscitò una risposta da parte della comunità internazionale.
Una forza di pace delle Nazioni Unite fu dispiegata dal 1992 al 1995, sotto la guida dei marines, per sostenere la stabilità.
Non solo gli interessi internazionali e i conflitti interni hanno compromesso ogni sviluppo; anche le forze della natura lo hanno ostacolato.
Migliaia di senzatetto e centinaia di morti lungo la costa somala, quando lo tsunami del 2004 ha colpito le aree costiere e l’isola di Hafun.
Il 26 dicembre 2004, un terremoto, 8,9 sulla scala Richter, si è verificato sotto il mare vicino ad Aceh, nel nord dell’Indonesia.
Lo tsunami provocò inondazioni e distruzioni in tutto il Somaliland, e nei paesi sulla costa orientale dell’Africa affacciata sull’oceano.
A differenza degli arabi semiti, i somali (gruppo etnico maggioritario al 95%) appartengono al gruppo cushitico come gli Afars e gli Issas di Gibuti. L’isolamento geografico del paese è accentuato dalla lingua: si distinguono dagli altri africani per la lingua ufficiale, cushitica Chamito-Semitica. Il somalo è una delle poche lingue chamito-semitiche da scrivere in alfabeto latino e non in arabo.
I somali sono relativamente omogenei dal punto di vista etnico in quanto appartengono quasi integralmente al gruppo cushiticoper. Ci sono piccole comunità minoritarie (couchitic) come il Digil-Rahawiin (parlano Maay), il Garré, il Dabarré, il Jiiddu e il Tunni. E anche Gosha, Swahili e Juba, Swahili, lingua bantu, oltre una minoranza yemenita e una nero-congolese e la minoranza italiana.
Oggi il paese è guidato dal governo federale della Somalia di transizione (TFG) dal 2004; Il paese è una di federazione composta da 18 province.
Il governo federale di transizione comprende ufficialmente il ramo esecutivo del governo e il parlamento federale di transizione (PFT), ramo legislativo.
L’Assemblea costituente somala ha adottato all’unanimità un progetto di nuova costituzione, una delle fasi del processo di ristabilimento di un’autorità centrale.
Il paese è guidato dal 22 agosto 2012, dal governo federale della Somalia, che è subentrato a un governo federale di transizione.
La Somalia aveva tutte le ragioni per avere successo: una situazione geografica vantaggiosa, petrolio, minerali e una religione e una lingua per l’intero territorio. Un fenomeno raro in Africa, che avrebbe potuto generare una grande potenza nella regione. Ma la realtà è completamente diversa: carestia, guerre, saccheggi, pirateria, attentati dinamitardi.
Come è affondato questo paese, perché non esiste un governo somalo da circa vent’anni? Quali scandali stanno dietro alla pirateria e ai dirottamenti delle navi?
Un decennio fa si sperava che il crollo della sanguinosa dittatura militare di Mengistu Haile Mariam in Etiopia avrebbe generato un profondo cambiamento.
Questo poteva essere favorito dalla fine della governance altrettanto dispotica di Siad Barre nel 1991. La Somalia, tuttavia, si è dimostrata instabile sin dall’inizio, inoltre il crollo dello stato è proseguito per anni dopo la caduta di Siad Barre.
La guerra, l’insicurezza e la mancanza di protezione dello Stato e le ricorrenti crisi umanitarie hanno avuto un impatto devastante sui civili somali.
Oltre 2 milioni di persone sono state oggetto di migrazioni interne, senza assistenza ed esposti ad abusi di ogni genere.
Il ruolo dei gruppi islamici estremisti è stato cruciale nel generare e mantenere un clima di violenza e minaccia continua.
Tra i civili il maggior numero di vittime civili , a causa degli attentati terroristici, ma anche delle guerre tra i diversi clan.
Non sono ancora stati raggiunti obiettivi stabili nella trasformazione delle istituzioni ed il ruolo del governo è inadeguato.