Il Meccanismo europeo di stabilità (MES – European Stability Mechanism, ESM) è stato istituito mediante un trattato intergovernativo, al di fuori del quadro giuridico dell’Unione Europea nel 2012. La sua funzione fondamentale è concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai paesi membri che sul mercato finanziario trovino temporanee difficoltà a finanziarie il loro debito pubblico.

Questa istituzione è una risposta a dei “difetti di fabbrica” della costituzione dell’unione europea ed in particolar modo dell’unione monetaria che ha dato origine alla creazione dell’euro.

La creazione di un’unica moneta sovrana tra stati con economie così diverse in termini di prodotto interno lordo e di sostenibilità dei rispettivi bilanci nazionali senza un efficace coordinamento delle politiche di bilancio tra gli stati ha generato dei forti disequilibri, che sono esplosi nel 2010 come conseguenza della crisi finanziaria globale innescata dal fallimento della Lehman Brother, generando la prima crisi dei debiti sovrani che ha portato sull’orlo del default l’economia greca.

In quella situazione la governance europea, che purtroppo storicamente non brilla per velocità di decisione, ha scoperto “improvvisamente” di non avere degli strumenti di rapido intervento per la gestione di forti crisi finanziarie di stati membri. L’intervento delle istituzioni europee è stato tardivo e questo ha aggravato la crisi greca ed i suoi costi ed aumentato la possibilità di contagio su economie finanziariamente deboli tra cui quella italiana.

La creazione del MES è quindi avvenuta come realizzazione di un paracadute di rapido intervento, per evitare che il caso greco si ripetesse nella drammaticità e nelle conseguenze che ha avuto su tanti cittadini greci e sull’intera economia del continente europeo.

Il MES è una società privata di diritto lussemburghese costituita con capitale dei singoli stati aderenti dell’area euro (19) e la governance è affidata ai 19 ministri delle finanze dei paesi membri.

Il MES ha un capitale sottoscritto pari a 704,8 miliardi, di cui 80,5 sono stati versati.

La sua capacità di prestito ammonta a 500 miliardi. L’Italia ha sottoscritto il capitale del MES per 125,3 miliardi, versandone oltre 14. I diritti di voto dei membri del Consiglio sono proporzionali al capitale sottoscritto dai rispettivi paesi.

Il MES può operare a maggioranza qualificata dell’85% del capitale qualora, in caso di minaccia per la stabilità finanziaria ed economica dell’area dell’euro, la Commissione europea e la BCE richiedano l’assunzione di decisioni urgenti in materia di assistenza finanziaria, ma anche in questo caso estremo non potrebbe operare con il parere contrario del governo italiano perché non raggiungerebbe la maggioranza qualificata (85%)[1].

Il Mes si finanzia emettendo titoli obbligazionari sul mercato con scadenze da un mese a 45 anni. I prestiti dal MES godono secondo le principali agenzie di rating di uno status creditizio elevato (AAA) secondo soltanto a quello del Fondo Monetario Internazionale. Queste circostanze permettono al MES di indebitarsi a condizioni molto vantaggiose.

Dalla sua costituzione il MES ha erogato prestiti con condizionalità stringenti a tre paesi per circa 110 miliardi (61,9 alla Grecia, 41,3 alla Spagna e 6,3 a Cipro) con scadenze medie piuttosto lunghe e tassi di interesse relativamente contenuti (al massimo l’1,2 % per la Spagna e per Cipro, l’1,6% per la Grecia).

Tutti i programmi di assistenza sono ad oggi conclusi e i tre paesi beneficiari sono tornati a finanziarsi normalmente sui mercati. I prestiti erogati dal MES sono già stati restituiti per 20 miliardi, gli altri 90 miliardi di prestiti sono in regolare ammortamento e quindi ad oggi il MES ha una capacità residua di sostegno pari a 410 miliardi.

I paesi con un alto debito pubblico sono naturalmente una fonte di rischio sistemico, anche se fondamentalmente solvibili vista la solidità complessiva dell’economia, come nel caso italiano. I paesi fortemente indebitati sono più vulnerabili agli shock di liquidità e a valutazioni negative da parte dei mercati, in quanto un rialzo dei tassi comporta per tali economie dei costi più alti, ovviamente, dati gli stretti legami economici e finanziari esistenti in un’area valutaria, una crisi del debito sovrano di un solo paese può avere forti ripercussioni su tutte le nazioni che hanno adottato l’euro.

La creazione del Mes ha rafforzato ha ridotto i rischi di instabilità finanziaria per ciascun paese e per l’area euro nel suo complesso. All’interno del Mes in seguito alla pandemia è stata attivata una specifica linea di credito (Pandemic Crisis Support Credit Line) dedicata alle spese sanitarie che ha come unica condizionalità, il vincolo della destinazione d’uso per le sole spese sanitarie. Ad oggi tale linea non è stata attivata da nessun paese, in Italia alcune forze politiche ne richiedono da tempo l’attivazione.

Il MES, quindi esiste già ed ha già operato, quello di cui si discute nel dibattito pubblico odierno è la sua riforma che prevederebbe che l’istituzione assumesse nuovi compiti.

Le novità della riforma sul funzionamento del Mes sono essenzialmente due:

  • la possibilità di finanziare il Fondo unico di risoluzione delle crisi bancarie (Srf – Single resolution fund) nel caso di insufficienza del medesimo, in pratica il MES assumerebbe la veste di prestatore di ultima istanza per sanare le crisi bancarie, questo ovviamente aumenterebbe la stabilità di tutto il sistema bancario europeo.
  • Le linee di credito attivabili dal Mes vengono suddivise in due livelli a secondo dei parametri di bilancio dei paesi richiedenti. Ai paesi con bilanci meno brillanti vengono richiesti per la concessione del prestito delle condizioni maggiormente stringenti, come una diminuzione costante del debito pubblico pari ad 1/20 della parte eccedente il 60% del rapporto debito/PIL[2]. L’attivazione del prestito prevede la redazione di una lettera di intenti con cui lo stato richiedente prende dei precisi impegni di risanamento di bilancio nei confronti del MES.

Il dibattito sull’approvazione della riforma del MES è stato vivace anche in Germania dove il partito liberale ha invocato la Corte costituzionale tedesca per capire se la sua approvazione fosse coerente con le regole costituzionali.

In seguito all’approvazione con determinate modifiche della riforma del MES da parte della Corte costituzionale tedesca ad oggi tutti i paesi hanno approvato la riforma tranne l’Italia

Questi sono i fatti al lettore ed alla sua capacità critica la responsabilità di avere una sua opinione sulla vicenda

Per approfondimenti

Bankit : Il Meccanismo europeo di stabilità (MES – European Stability Mechanism, ESM) e la sua riforma: domande frequenti e risposte

https://www.bancaditalia.it/media/fact/2019/mes_riforma/index.html

Continuate a seguirci!

  1. La Germania , l’Italia e la Francia hanno una partecipazione superiore al 15%
  2. Il limite del 60% è il rapporto ideale indicato nel patto di stabilità
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