La Dottoressa Viviana Cuozzo, è una delle artiste che la nostra Associazione ‘’ Tota Pulchra’’ può vantare all’interno delle sue eccellenze. Artista a 360 gradi ha mostrato durante questi anni delle notevoli doti nei lavori di architettura, musicali e poetici. Vincitrice di numerosi e prestigiosi premi , dal 2022 viene riconosciuta ufficialmente come artista nell’annuario edito dalla Mondadori. Rilascia un’ intervista che può fungere da fonte di ispirazione per gli artisti che si sono appena affacciati nel vasto mondo dell’arte.

Dottoressa Cuozzo, per lei architetto, cultrice della bellezza, dell’armonia e della prospettiva, non e’ deprimente vedere una forma dell’architettura contemporanea cosi sterile e senz’anima?

“La mia professione di architetto mi porta a vedere il mondo in tutte le sue angolature. Essere architetto significa concepire la realtà governata dalle regole dell’armonia e della perfezione, quello che noi chiameremmo ‘canone classico’. Essere architetto ai nostri giorni e non essere allineato all’opinione corrente non è solo una una fatica ma una vera e propria sfida, perchè la mentalità della massa non collima con quella che dovrebbe essere la forma mentis di un architetto, il quale cerca l’essenza delle bellezza, che per me è Dio. Ciò che un architetto concepisce dovrebbe essere mirato al bene, affinchè possa essere un ammaestramento; all’interno dell’immagine e della forma si veicola sempre un messaggio: anche la forma più nuda e più scarna emana un significato. C’è un significato che viene dato dall’architetto e un altro che viene percepito da chi osserva, per cui se si vuol dirigere un significato, si deve stare bene attenti al linguaggio espressivo che si utilizza. Essere architetto cattolico oggi, come in realtà sono anche io, è una sfida avvincente, perché ci si pone nel mondo con una modalità espressiva diversa, che potrebbe sembrare a tanti anacronistica. Personalmente non ricerco il classico, ma lo rielaboro con un mio metodo ed un mio gusto, che certamente è diverso da molte delle forme architettoniche che vediamo ai nostri giorni, dai fenomeni del brutale minimalismo all’eccesso della stravaganza, che, a parere mio, risultano essere agli antipodi dell’armonia e dell’equilibrio. Il compito di noi cristiani è quello di annunciare Dio imprimendo nelle nostre opere un qualcosa che possa destare gioia, stupore, armonia, unità. Credo che non dobbiamo fermarci al giudizio delle opere contemporanee, ma attestarci su realtà storiche che conosciamo e dalla memoria trarne insegnamenti, capire ciò che è più opportuno fare adesso”.

Lei è anche un’autrice di poesie , le quali rappresentano un vero e proprio inno alla speranza. L’alba per l’umanità è ancora cosi lontana?

“Scrivere poesie è una delle tante mie passioni. Mi sono autodefinita nata sotto il segno dell’arte, perché fin da bambina ho amato disegnare, dipingere, costruire forme con le mani, suonare il pianoforte e cantare. Queste espressioni artistiche si compenetrano e concorrono tutte allo stesso fine e allo stesso messaggio, che viaggia su un asse teologico. Essendo passata per varie fase della mia vita, ho cominciato a capire in età più matura che la luce non va intesa solamente come fenomeno fisico ma soprattutto spirituale. L’immagine di questo fenomeno è presente nelle mie poesie, infatti la luce viene annunciata in termini di aurora, alba, tramonto , cielo, stelle, sole e il loro significato è simbolico. Questa tensione verso la luce è continuamente presente nella mia vita e come ogni giorno inizia con l’aurora e finisce con il tramonto, cosi la mia poesia si inserisce nelle dinamiche della vita, dove si alternano cambiamenti di flussi di colore, che dipendono dagli stati d’animo. Nel mio libro ‘’TORNERÀ L’AURORA’’ la copertina è caratterizzata da un tramonto che si staglia sui Fori Imperiali e sopra questa immagine c’è la scritta ‘’Tornerà l’Aurora’’, che annuncia la fine di qualcosa e l’inizio di qualcos’altro di nuovo, scavalcando la notte. Ed è proprio il centro di questa dinamica che custodisce la speranza”.

Il suo studio è sito al centro di Roma , presso via Nazionale. Ancora è possibile respirare aria antica in quelle strade storiche di Roma che funge da fonte di ispirazione?

“L ‘aria che si respira al centro storico di Roma è un aria magica, perchè senti di vivere sopra un palinsesto storico e architettonico unico, frutto di una stratificazione di circa 3000 anni. Una sensibilità allenata ti porta a vedere, sentire, cercare in ogni traccia che trovi una vibrazione del passato, che ti porta a farti tremare perché senti di stare in una realtà densa e colma di significato profondo. Se si lascia libera la porta del sentire vieni pervaso e stimolato da queste immagini, che ti aiutano a partorire delle idee in continuità con il tempo. Tutto quello che faccio cerco di farlo non seguendo un tempo storico, bensì sulle orme di un tempo teologico”.

Nel 2019 è stata inserita nell’enciclopedia di poesia italiana (patrocinata dalla presidenza della repubblica italiana) che emozione è stata per lei?

“Per me è stata una grande emozione ed un grande onore. Scrivere poesie, pensieri ed aforismi è un’attività dell’anima, un’attività espansiva. Nel momento in cui ho deciso di pubblicare i miei testi o di partecipare a dei concorsi è stato un voler mettermi in gioco, per capire se quelle parole potessero arrivare al cuore di qualche persona e stimolarla, emozionarla, consapevole del fatto che qualsiasi forma d’arte non debba annunciare necessariamente il pensiero dell’artista, ma che debba essere un veicolo che apra ad una dimensione della comprensione delle cose del tutto personale”.

Sta rilasciando questa intervista per un’associazione di ispirazione Cattolica. Quanto è importante per lei la fede in questi tempi sempre più complessi?

“La fede è importantissima, non saprei vedere la mia vita senza Dio. Non potrei mai pensare che tutto possa finire, perchè ho avuto la grazia di poter sentire vicino a me la Comunione dei Santi. Personalmente sento costantemente l’amore di Dio, soprattutto nei miei momenti più bui, dove la Luce non ha tardato a manifestarsi in forma fisica, risvegliandomi da quegli stati che definisco sonno dell’anima, chiedendomi di risvegliarmi all’amore di Dio. Quindici anni fa, dopo la morte di mio padre, ero presa da una grande tristezza, avevo un peso enorme da portare: la realtà familiare e i doveri mi pressavano incessantemente. Accadde che decisi di realizzare un Presepe nella mostra di Presepi che si fa di nel mio paese di origine, Valleluce in provincia di Frosinone. Una sera, tornando a casa a Roma da Cassino, mi immersi nella vasca da bagno per rilassarmi e pensavo a come realizzare questo presepe. Ad un certo punto vidi il luogo che mi era stato assegnato per realizzare il presepe, una stalla tutta di pietra, vuota. All’improvviso ai miei occhi balza un’immagine: all’interno della stalla u pover’uomo vestito di panni logori, rannicchiato, dormiva, accanto alle sue candele, tutte di forme diverse, consumate, nuove, in piedi, a terra. In questa stalla irruppe una luce immensa, l’uomo si sveglio’, le candele si accesero e la stanza diventò improvvisamente tutta d’oro. L’uomo prese le candele tra le braccia e corse fuori dalla stalla a dire a tutti cosa gli era accaduto. D’improvviso in tanta miseria una ricchezza enorme. Insieme a queste immagini arrivarono delle parole, che scrissi nella poesia dal titolo LUCE NELL’ANIMA:

Uomo
che cammini
per il corso dei tuoi giorni
e osservi
la scena del mondo
che passa
davanti la tua dimora.

Solo
pensi
nel buio della notte
una porta
fuori sbatte
fa rumore
e turba il tuo riposo.

Ora
dormi
per dare senso
alla memoria
e cerchi
spazi sovra umani
in altissima quiete.

Tu
al centro d’un presepe
immensa
una luce
illumina i tuoi silenzi
giù in fondo
grigio il mondo.

Apri
le porte del tuo giardino
accogli
il suono del mattino.
Trasforma il tuo sonno
nel sogno divino.
Luce nell’anima!

Quel pover’uomo capii che ero io e la Luce mi svegliò, ricordandomi dei doni ricevuti dalla grazia di Dio. E così riabbracciandoli mi svegliai dal mio sonno rientrando nel sogno di Dio.”

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