Arte contemporanea: percorsi espositivi spirituali nelle mostre e nei film
In un’epoca come questa, dominata dalla proliferazione bulimica delle immagini è importante per il curatore d’arte creare mostre e dei percorsi espositivi educativi. Percorsi etici che aprano la coscienza dello spettatore creando valori. Lo spazio delle mostre d’arte deve essere un luogo dove si incontrano diversi stili artistici. Street art, video arte, arte concettuale, happening, pittura, scultura, cinema, pop art, land art, body art. Un crocevia di esperienze in cui i vari linguaggi dell’arte antica e contemporanea dialogano fra loro facendo meditare l’osservatore.
Un pellegrinaggio spirituale
La grande babele linguistica dell’arte contemporanea odierna fluttua nello spazio museale nel quale ogni categoria artistica sconfina verso altri tipi di estetica. Il visitatore deve essere portato per mano in un pellegrinaggio di spiritualità fra le opere d’arte. L’insegnamento dello spazio museale, delle mostre, è ricco e variegato. Ogni mostra d’arte è come un film con la sua storia, con il suo intreccio ben definito e multidisciplinare: filosofia, sociologia, storia del cinema, storia dell’arte, antropologia, letteratura.
Il cast di questo film è costituito dagli artisti, restauratori, critici e storici dell’arte, collezionisti, galleristi e pubblico. I percorsi espositivi devono portare l’essere umano verso la verità. Nelle mostre lo spazio virtuale si trasforma in uno spazio reale, della riflessione. La spiritualità è il concreto messaggio che deve scaturire dal museo. Il restauro e la comunicazione dell’opera d’arte veicolano questo messaggio verso la nostra interiorità. Il progetto mostra si trasforma in un cuore pulsante che coinvolge intensamente il pubblico e gli artisti. Le mostre si trasformano in opera d’arte e così anche lo spazio che le accoglie.
Il curatore d’arte
Di che cosa si occupa un curatore d’arte? Questa figura professionale è il nuovo conservatore dell’arte. Nella sua attività è molto importante il rapporto con il restauratore. Nel corso delle mostre collettive o monografiche di artisti, si occupa di movimentare le opere contattando le ditte di trasporto adeguate e di aprire le assicurazioni su queste, sceglie anche le apposite casse di imballaggio. Poi organizza l’allestimento dell’esposizione curando la compilazione di appositi condition report, dei registri nei quali annota assieme al restauratore le condizioni dell’opera.
La compilazione di questi documenti avviene all’apertura dell’opera e alla fine della mostra, quando questa viene reimballata. Nei percorsi espositivi il curatore mette tutto se stesso plasmando lo spazio museale con tecnica e cuore. Il rapporto con gli artisti è costante per la collocazione dell’opera nel punto giusto della sala espositiva e per la recensione di questa nel catalogo d’arte. Anche la narrazione delle mostre è importante. I percorsi espositivi attraverso lo storytelling delle esposizioni portano la gente a scoprire tanti aspetti a volte anche meno noti degli artisti.
Il curatore è anche un cantastorie che appassiona lo spettatore con la forza delle parole. Bisogna rispettare le esigenze di ciascun artista e tirarne fuori tutte le potenzialità. Il curatore è leader degli artisti e favorisce la cooperazione di essi nel museo. Sviluppa e incoraggia la creatività di ognuno creando uno spazio di grande spiritualità e libertà. L’artista si trasforma in un guerriero che combatte nell’oscurità con la forza della fede. Ricordiamo l’opera progetto dell’artista cinese Liu Bolin “Migranti” del 2015. Il colore azzurro dei migranti rappresenta la spiritualità che è in ognuno di noi.
Il riscatto attraverso la fede
L’arte contemporanea è lotta e riscatto attraverso la fede. Nell’opera si uniscono amore, sofferenza e speranza in Dio. Curatore e artista sono nomadi e portano il loro messaggio denso di saggezza e valori in giro per il mondo. Il nomadismo è un continuo work in progress di esperienze. Bisogna imparare dai migranti, perché in essi c’è la speranza di cambiare, di vivere in un mondo di pace, senza più razzismi, schiavismi vecchi e nuovi. Anche la periferia delle città gioca un ruolo importante nella valorizzazione delle arti.
Il Mitreo di Iside di Corviale ne è un importante esempio. Questo centro per le arti ha trasformato la periferia e ci fa capire che l’arte è un collante sociale. La pittura energetica di Monica Melani direttrice della struttura è pura spiritualità. Un’ esperienza nella quale dipingere significa ascoltare il proprio cuore ed essere in armonia con l’altro da se e con l’universo. Attraverso l’uso di acquerelli si dispone il colore sulla superficie di un foglio precedentemente bagnato. Il foglio viene ricoperto da uno strato d’acqua e successivamente vengono fatte colare delle gocce di acquerello sul foglio. I colori cominciano a creare forme variegate di ogni tipo. Il disegno prende forma da solo senza il nostro intervento ed escono fuori immagini diverse. Il colore è luce manifesta, la vibrazione del colore crea la forma. La spiritualità del colore è forza creatrice, è il divino che risiede in ognuno di noi.
Le mostre sono collegate come un grande montaggio
Anche il cemento dei casermoni isolati delle periferie è un materiale caldo dove possono essere coltivati sogni e si possono creare tante cose con amore. Lo spazio del museo è una continua sperimentazione. Ogni opera d’arte contemporanea scolpisce lo spazio espositivo per creare delle relazioni semiotiche con le altre opere. Il cinema, la video arte possono mettere in relazione fra loro diversi linguaggi artistici. Le mostre d’arte sono collegate fra loro come un grande montaggio che rappresenta il film della nostra esistenza.
Ogni artista rappresenta la sua spiritualità interiore per sensibilizzare lo spettatore nella creazione di valori di impegno sociale e civile. In una società sempre più digitalizzata e interconnessa l’arte contemporanea vuole valorizzare la singolarità dell’opera portando l’essere umano a conoscere nuove verità e a relazionare con gli altri. Il museo diventa un film reale. Ogni artista ha il suo modo di interfacciarsi con lo spettatore.
Vi presenteremo una selezione di alcuni che reputiamo per varie ragioni molto significativi in questo contesto.
- Richard Serra
- Bruce Nauman
- Wolf Vostell
- Bill Viola
- Studio Azzurro
- Fabrizio Plessi
- Steve McQueen
- Thobias Rheberger
Richard Serra
Richard Serra (San Francisco, 1939) rende l’osservatore partecipe del processo esecutivo dell’opera e della sua trasformazione. Caratteristica fondamentale della Process Art. In “Hand catching lead” opera del 1968, una telecamera fissa riprende una mano che cerca di afferrare dei pezzi di piombo che cadono. L’artista evidenzia l’immaterialità e la precarietà del gesto compiuto. Il suo percorso artistico iniziò con l’utilizzo di materiali non tradizionali come la gomma e la fibra di vetro.
Bruce Nauman
Bruce Nauman (Fort Wayne, 1941) ci porta a meditare sulle potenzialità espressive dell’essere umano e sulle sue reazioni. Per esempio in “Wall -Floor Positions” del 1968 l’artista fece riprendere il proprio corpo per 30 minuti assumendo 28 posizioni diverse. I percorsi espositivi di questo artista si snodano percorrendo vie creative variegate: processualità, concettualismo e performance.
Wolf Vostell
Wolf Vostell (Leverkusen, 1932-Berlino 1998) è pittore, scultore e pioniere della video arte. Nei suoi lavori il monitor convive con discipline, spazi, materiali e architetture diverse. Nei Dècoll/ages l’artista accosta il video a svariati materiali di recupero. Nella serie Schwarzes Zimmer (1958-59) gli apparecchi televisivi sono accostati ai relitti dei campi di sterminio nazisti. Le immagini televisive vengono distorte, bruciate, cancellate. Ricordiamo le due videoinstallazioni come “Burning Tv “(1964), dove un apparecchio televisivo viene completamente incendiato e “Endogen Depression” (1975) nella quale il televisore è simbolo di incomunicabilità e violenza, da denunciare e distruggere.
Bill Viola
Bill Viola (New York 1951) è uno dei più prolifici video artisti della scena internazionale. Le sue mostre d’arte sono percorsi espositivi di alta spiritualità. Ogni mostra dell’artista assomiglia al set di un film dove studi etologici, pensieri dei mistici occidentali, orientali, pittura rinascimentale, performance, video si fondono. L’essere umano diventa parte di un nuovo ambiente in cui si unisce anima e corpo con la natura. Lo spettatore viene accolto in un bagno di sensazioni ed emozioni. Il museo diventa uno spazio interattivo e multisensoriale.
Nell’opera “The quintet of the asthonished” i volti dei personaggi esprimono emozioni umane e universali, come la sofferenza spirituale, il dolore fisico, la rabbia, la paura e la gioia. Nel video “Room for St.Jhon of the Cross” (1983) riviviamo in modo sensoriale e mistico l’insegnamento del santo. Negli anni 90 il lavoro dell’artista si sofferma molto su tutto ciò che caratterizza l’esistenza umana. “Passing” (1991) è un’ allegoria della vita e della morte, “Ascension” (2000) è la rappresentazione della rinascita. Diverse opere dell’artista si ispirano a capolavori dell’arte antica, per esempio “Greetings” è ispirata alla Visitazione di Jacopo Pontormo. “Viola:The Passions” (2003-04) riprendono elementi iconografici e iconologici classici.
Lo Studio Azzurro
Lo Studio Azzurro è un gruppo di video artisti milanesi fondato a Milano nel 1982 da Fabio Cirifino. Gli altri artisti sono: Paolo Rosa, Fabio Cirifino, Leonardo Sangiorgi, Stefano Roveda e altri membri. I percorsi espositivi di questi artisti sono molto vari e originali. Lo spazio museale si arricchisce di una serie di stimolazioni sensoriali nel quale arte, teatro e cinema dialogano fra loro. Il videoambiente che loro creano è uno spazio teatrale virtuale che interagisce attivamente con il corpo dello spettatore. Nelle loro opere video è ricorrente il tema della natura rigeneratrice.
La videoinstallazione “In principio (e poi)” 2013, Dono Consiglio Pontificio della Cultura, allestita nella Sala 12 dei Musei Vaticani è un percorso espositivo di alta spiritualità. L’arte contemporanea rappresenta il mistero della creazione dell’universo e dell’uomo. Lo spettatore toccando i pannelli interattivi ripercorre il significato della sua vita come se guardasse con le dita. Quattro schermi multisensoriali che relazionandosi con l’essere umano lo portano a scoprire il fascino del creato, della realtà visibile e invisibile del cosmo. Un rapporto costante con l’assoluto. Dal centro della sala si propaga la luce che raffigura l’energia creatrice. La mano scopre la materia che la circonda. L’osservatore interagisce anche con altre persone che hanno un differente vissuto.
Questo insieme di individui che è riflesso sugli schermi prende vita quando le nostre mani toccano le loro mani. Nel momento in cui entriamo in contatto con la persona riflessa sul pannello questa inizia a raccontarci la sua vita. Vi sono dei detenuti che raccontano tanti aspetti della loro vita, esperienze negative e positive dalle quali possiamo trarre degli insegnamenti.
Fabrizio Plessi
Fabrizio Plessi (Reggio Emilia 1942), è un video artista che crea le sue opere partendo da un disegno su carta. Mano a mano che l’dea prende forma, si associano anche altri artisti che cooperano alla realizzazione del lavoro: marmisti, tecnici del suono e altro. I video di questo artista sono costituiti dai principali elementi della vita umana: acqua, fuoco e terra. La materia si fonde con la luce. I percorsi espositivi che ritroviamo nelle mostre di Plessi sono densi di spiritualità. L’intensità della luce e la forza generatrice degli elementi naturali irradia dai suoi monitors. Lo spettatore viene avvolto dal mondo naturale riscoprendone le sue principali potenzialità. Nelle opere dell’artista lo schermo televisivo artificiale diventa naturale. Non siamo più al centro di una sala cinematografica dove viene proiettato un film, ma ci ritroviamo a stretto contatto con l’ambiente rigenerante e vitale dell’ecosistema della natura.
Steve McQueen
Steve McQueen (Londra 1969), ha girato diversi film nei quali sul piano del visivo evidenzia molto la qualità pittorica e plastica delle immagini. In “Just above My Head”(1996), lo schermo è occupato da un cielo bianco e nuvoloso, nelle cui vicinanza si scorge la testa dell’artista che cammina dondolandosi. In “Exodus” (1992-97), i due protagonisti vengono ripresi senza che se ne accorgono nelle strade di Londra trascinando palme da cocco. In “Caribes’ Leap/Western Deep” (2001), è trattata la tematica della discriminazione razziale e della lotta di classe.
Thobias Rheberger
Thobias Rheberger (Esslingen am Neckar 1966), nell’opera “On Otto” (2007), si rapporta con la spazialità e la temporalità del cinema. Ricostruisce un film rigenerando tutto il suo processo produttivo precedente, dalla locandina alla sceneggiatura. Anri Sala (Tirana 1974), crea dei video che spesso rappresentano personaggi border-line. In “Uomoduomo” (2000), riprende un individuo emarginato che, tormentato dalle proprie fatiche, sta seduto tra i banchi della cattedrale di Milano, per trovare un conforto spirituale. L’arte contemporanea è una galassia di linguaggi in continua trasformazione. In fondo ogni film d’artista rappresenta una parte del grande film della vita.