L’arte contemporanea si esprime in varie forme, dalle opere pittoriche custodite nei musei, al cinema, ma anche alla street art, video arte e fotografia.
Parte Seconda del nostro viaggio alla scoperta di nuovi percorsi culturali
Capolavori tra cultura giapponese tradizionale e influssi occidentali
La nostra macchina da presa immaginaria ci riporta di nuovo in viaggio nel tempo e nello spazio e ci troviamo in Giappone. In lontananza sentiamo il sibilo della spada di un samurai, si materializza davanti ai nostri occhi un viso pieno di sapienza ed esperienza. È quello del regista Akira Kurosawa (Tokyo, 1910), uno dei più importanti e riconosciuti cineasti giapponesi del 20° secolo.
Nella sua produzione si trovano elementi della cultura giapponese tradizionale, grazie all’educazione del padre, discendente da una famiglia di antichi samurai. Ma coesistono in armonia anche contaminazioni e influssi della cultura occidentale, dalle tragedie greche ai drammi shakespeariani, da Dostoevskij a Pirandello.
La spada del samurai è l’arma che combatte contro tutti i mali e le avversità che divorano la società. Nei suoi film, opere d’arte contemporanea, valorizza il coraggio del popolo e delle persone semplice e la cinepresa è leggera e dinamica. Si insinua negli angoli più nascosti dell’essere umano per riprenderne sia i lati più negativi che quelli più positivi. Pellicole ricche di azione epica come “I sette samurai” (1954), o di tipo più neorealista, “Cane randagio” (1949) e “Una meravigliosa domenica” (1947).
“I sette samurai”, la vicenda epica dell’antieroe
Il film “I sette samurai” narra la storia di un gruppo di contadini che per difendersi dai continui assalti dei briganti assolda dei samurai. Si crea una sinergia per cui contadini e samurai combattono insieme spalla contro spalla per respingere il nemico.
Bellissima l’interpretazione dell’attore Toshiro Mifune, nel film il samurai decaduto Kikuchiyo, che incarna la genuinità e l’eroicità dello spirito di rivolta del popolo. Il vero leader del gruppo di samurai è lui, nonostante sia un ronin, un samurai decaduto, fa emergere le migliori risorse da ciascun combattente. Per vincere in guerra è importante lo spirito di squadra, ma non si crea coesione, senza un vero condottiero.
Kikuchiyo è una figura ricca di coraggio, spiritualità e simpatia e insegna come ogni giorno della nostra vita è prezioso. Per affrontare pericoli e situazioni di difficoltà bisogna attingere dalle proprie risorse e superare tutto con tenacia e self control, senza piangersi addosso. Questa è la lezione che emerge da questo capolavoro dell’arte contemporanea del cinema non solo giapponese ma mondiale.
“Una meravigliosa domenica”, un capolavoro neorealista
Nel film “Una meravigliosa domenica”, il regista rappresenta le misere condizioni di vita di una coppia nel Giappone del dopoguerra. I due innamorati Yuzo e Masako superano tutte le più terribili condizioni di povertà grazie all’immensa forza dell’amore.
Un neorealismo che ricorda “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica, solo che i due fidanzati al posto di una bicicletta cercano una casa. Mentre il personaggio del giovane ragazzo affamato è simile a quella dei bambini poveri in “Sciuscià” (1946), sempre diretto da De Sica.
La scena nella quale Yuzo e Masako parlano con il giovane vagabondo è molto commovente. I due offrono al ragazzo un dolce e mentre lui lo mangia lentamente si sente nel fuori campo il fischio di un treno. Il regista riesce a colpire il cuore dello spettatore attraverso il primo piano sofferente del giovane che mangia immerso nel rumore del treno. La scena rappresenta la dura condizione della povertà e la sofferenza per la mancanza di beni primari alla sopravvivenza.
Fotografia contemporanea, artisti italiani e non solo
Dalla sala cinematografica passiamo al museo e parliamo di fotografia nell’arte contemporanea italiana con una carrellata degli artisti più rappresentativi del nostro paese. Negli ultimi anni, molti italiani hanno prodotto opere di grande qualità in questa forma d’arte visiva ormai canonizzata. Ugo Mulas (Pozzolengo, 1928), ad esempio, ci fa riflettere sull’arte come creazione collettiva e sul processo allestitivo che l’accompagna, portando lo spettatore all’essenza dell’arte.
Luigi Ghirri (Scandiano, 1943), nelle sue fotografie ritrae gli angoli di un’Italia più semplice e autentica, descrivendo il piccolo-grande mondo dei paesi.
Mimmo Jodice (Napoli, 1934), nelle sue opere d’arte contemporanea esprime il dolore della povertà dei bassifondi napoletani, della malattia e del dramma della disoccupazione. Il bianco e nero ci porta a meditare sulla fragilità della condizione umana e sulle contraddizioni che divorano l’umanità. Una fotografia densa di spiritualità che conduce lo spettatore in un viaggio interiore verso il sublime dell’assoluto.
Infine per concludere, un esponente della cultura nipponica, Hiroshi Sugimoto (Tokyo, 1948) che in “Architecture” porta le strutture architettoniche oltre la città, verso l’infinito.
Arte contemporanea: la pittura di Sidival Fila, veicolo verso il divino
Nel nostro viaggio immaginario tra le arti, migriamo dal linguaggio della fotografia a quello della pittura contemporanea. Nel corso della mia attività di storico d’arte e curatore ho avuto modo di visitare svariati studi d’artista.
Uno dei laboratori che hanno lasciato in me un’emozione e ricordo intensi è quello del frate artista contemporaneo Sidival Fila (Brasile, 1962). Il frate brasiliano dell’Ordine dei Frati Minori di San Francesco D’Assisi lavora in una stanza all’interno del Convento di San Bonaventura al Palatino. Arte antica e arte contemporanea mi hanno accompagnato in meditazione in uno spazio in cui la creazione artistica è a stretto contatto con Dio. Il luogo del Convento conduce in un percorso esperienziale etico caratterizzato da profonda preghiera, cooperazione con gli altri, lavoro e sacrificio.
La fusione di arte e fede per la ricerca di una nuova spiritualità
L’arte contemporanea di Sidival è creazione di valore che si arricchisce all’interno di questo contesto denso di sensorialità e di spiritualità. Trovandomi davanti al colore azzurro intenso del quadro del pittore, mi sono sentito immerso in una forte sensazione di speranza e di fede. Il fare divino e quello artistico si fondono per creare delle cromaticità dense di amore per la vita e per il prossimo. La spiritualità è un’esperienza che ci porta ad essere a nostra volta artisti anche se inconsapevoli o se non lo siamo veramente.
Nella sua arte contemporanea Sidival Fila porta la materia più umile a rivivere sotto la forza della luce divina. Tutto quello che è astratto, informale, vibra e prende vita come se fosse un vero paesaggio naturale.
Degna di nota è l’opera “Senza titolo”, (installazione, 14 elementi Via Crucis, 2014, tessuti della seconda Guerra Mondiale, restaurati e cuciti). L’artista ci fa ripercorrere, riaffrontare l’esperienza della Via Crucis come una sofferenza quotidiana da vivere con speranza e positività. L’intreccio dei tessuti porta lo spettatore a creare un forte legame spirituale con la materia.
Venanzo Crocetti, la vita che rinasce dal bronzo
Ci spostiamo dal Palatino per conoscere uno dei musei più fascinosi del nostro territorio, quello sito a Roma, in via Cassia 492. La struttura museale contiene 81 sculture, 2 dipinti e 15 opere su carta dell’artista Venanzo Crocetti (Giulianova, 1913). L’artista attraverso il suo atelier di arte contemporanea riesce a portare un messaggio al cuore della gente del quartiere.
L’estetica artistica incontra la vita e con la sua energia plasma l’ambiente circostante, ad esempio le sue sculture in bronzo sono dense di fascino. La materia, nelle sue forme plastiche e sinuose e nella luce densa di energia del bronzo, si eleva nello spazio infinito, sublimandosi in speranza. La scultura dell’artista è fortemente influenzata dall’archetipo classico che egli reinterpreta con uno stile personale, variegato e originale.
Nelle sue opere traspare la gaiezza, la spensieratezza e il grande amore per la vita che contraddistingue l’animo di Crocetti. Quando scolpisce il bronzo la materia rinasce alla vita in un tripudio di forme e luminosità che conquista e trascina lo spettatore. La sua produzione d’arte contemporanea racconta anche l’amore dell’artista per la sua terra natale marchigiana come Giulianova o Teramo.
Le persone, gli animali scolpiti, i paesaggi continuano a vivere nell’armonia e nell’idillio del loro ambiente bucolico. Lo spettatore che osserva la scultura sente vibrare anche la sua anima in quella pace e spensieratezza. La forma del bronzo si libera dalla sua materialità per diventare eterea e ideale.
Le opere di Crocetti
Come non rimanere estasiati davanti alla bellezza e alla grazia del corpo esile e del viso sereno dell’opera “Fanciulla al fiume” (1934). Ma i soggetti della sua arte contemporanea non sono solo umani, anche le sculture di animali evocano la dolce poesia della natura. “La mucca” (1938), con la sua classicità, il suo aspetto pacifico, pio ci riporta alle atmosfere della poesia “Il bove” (1872) di Giosuè Carducci. Una natura che freme e palpita piena di vita.
Nel “Balletto antico” (1940), attraverso la danza rivivono gesti e atmosfere antiche del mondo greco ed etrusco di cui si è persa la memoria. Quando vediamo la “Modella in riposo II” (1951), il suo aspetto ci trasmette un senso di armonia e di compostezza.
Tra le opere di arte contemporanea sacra che ha realizzato, ricordiamo il “Bozzetto definitivo” per la Porta di San Pietro in Vaticano (1958).
Funzione dell’arte e del curatore
Dopo questa carrellata di forme d’arte contemporanea ed esponenti illustri sorge spontanea la domanda: oggi qual è la funzione dell’arte? Può aiutare l’umanità e se si in che modo e soprattutto quale sarà il suo futuro?
Personalmente penso l’arte contemporanea debba uscire dal suo contesto museale per farsi conoscere, come detto ad esempio per la street art. In Italia, patria di beni culturali di eccelso valore, si nota ormai l’esigenza impellente di svecchiare il sistema artistico. Fuori dalla staticità del contesto museale, vi è la possibilità di creare delle iniziative fuori dal comune, richiamando un pubblico più ampio.
Importante sarebbe anche innovare sui beni culturali anche dal punto di vista istituzionale e il ruolo del curatore è rilevante. Il curatore che si occupa di tutti gli aspetti organizzativi di un’esposizione, può unire le diverse realtà: musei e gallerie d’arte, pubblici o privati. Infatti, oltre a cooperare in rete con le diverse realtà museali, dovrebbe narrarle al grande pubblico per rafforzare il messaggio etico dell’arte contemporanea. Per comunicare efficacemente l’estetica artistica, il curatore parla al pubblico con uno storytelling espositivo che non sia solo didascalico ma anche efficace nell’oratoria.
Arte contemporanea: l’unica via per uscire dai mondi virtuali e ritrovare la libertà
L’arte dev’essere esposta in modo ludico e virtuoso per agganciare il pubblico e farlo uscire dalla prigione dei mondi virtuali. Come si vedeva nei bronzi di Crocetti o nei cieli di Sidival Fila, l’opera artistica in tutte le sue forme è concreta, tangibile. L’umanità ha bisogno di questa forma di fruizione naturale con gli occhi e con l’anima da condividere affinché diventi un’esperienza relazionale di aggregazione sociale.
Se lo spazio museale o la sala cinematografica vengono reinventate costantemente si trasformano in un luogo interdisciplinare, alternativo e interattivo. Per esempio, non si va al cinema solo per vedere un film ma anche per stare in compagnia e dialogare sull’esperienza artistica vissuta. Il luogo di proiezione del film diventa spazio polifunzionale dove lo spettatore vede anche mostre d’arte o si intrattiene in scambi culturali e linguistici (happy talk).
L’arte contemporanea tenderà sempre di più ad essere concreta e coraggiosa, portando un forte messaggio all’umanità. Guardando attraverso gli occhi degli artisti, custodi di questa verità, riusciremo così ad intravedere un futuro in cui l’uomo sarà veramente libero.
“Videodrome” di Cronenberg, la perdita dei valori umani
Per concludere il nostro viaggio ideale torniamo al cinema, per ricordare il capolavoro d’arte contemporanea di David Cronenberg “Videodrome” (1983). La storia è esemplare del conflitto umano tra mondo reale e virtuale, la vecchia lotta tra bene e male ha preso nuove sembianze.
Il protagonista Max Renn, interpretato magistralmente da James Woods, entra nel gioco perverso di Videodrome, una rete televisiva fuorilegge che trasmette atrocità e delitti. Il programma malefico di cui è schiavo gli genera un tumore cerebrale che lo fa diventare un pericoloso assassino. In questo film il regista evidenzia la dipendenza da immagini e medium televisivo che portano l’umanità alla perdita dei valori, quindi a disumanizzarsi.
L’immagine-desiderio porta alla perdizione e all’auto annientamento, allora in che modo può rinascere la nuova carne, il nuovo uomo? Solo distruggendo Videodrome. Il film invita lo spettatore a riflettere sulla realtà che stiamo vivendo e a liberarsi dal bombardamento delle immagini televisive e virtuali.
“Matrix”, la rivoluzione umana al virtuale
Il personaggio di Neo in “Matrix” (1999), dei fratelli Wachowski, come Max Renn, vuole ritornare a vivere nel mondo reale, per amare, credere, lottare. Quindi, liberarsi dalle oppressive impalcature virtuali significa ritrovare l’armonia con la natura e con gli altri esseri umani. Andando oltre lo schermo ipnotico, si riscopre la vita e si inizia a creare un’arte contemporanea nuova, più libera e umana. L’arte, il cinema portano a guardare dentro sè stessi per scoprire le proprie potenzialità e vivere in un mondo non più dominato dal virtuale.
Il cinema, mantenendo una funzione pedagogica, può riuscire anche a guidare con saggezza le persone e spronarle a reagire. L’immagine non è più totalitaria e portatrice di valori indiscutibili ma è portatrice di intelligenza e innovazione, guidando l’individuo a pensare. Da un’immagine distruttiva, come Videodrome, rinasce un’immagine attiva, edificante e costruttiva della volontà umana di libertà ed indipendenza di pensiero.
Il virtuale non può prescindere dal reale, infatti per intervenire nel mondo reale in modo concreto il virtuale dev’essere in equilibrio con la realtà. L’arte è importante nel recupero di questo equilibrio, trasformandosi in meditazione trascendentale per ritrovare la spiritualità e in miglioramento costante di sè stessi.